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Crocevia Pound

Merano ha appena dedicato un convegno al poeta americano, figura di snodo nella vasta temperie intellettuale novecentesca. Ne abbiamo parlato con gli organizzatori.
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Foto: Welt.de

"It  is difficult to write a paradiso when all the superficial indications are that you ought to write an apocalypse". Il Sudtirolo, come molti sanno (almeno per sentito dire), ha un rapporto privilegiato con il grande poeta statunitense Ezra Pound. Dal 1958 al 1962, finito il suo periodo di internamento nel manicomio criminale di Washington (il St. Elizabeths Hospital), egli abitò infatti anche a Castel Fontana (Brunnenburg), a Tirolo, nella dimora di suo genero, l'egittologo Boris de Rachewiltz, dove attualmente risiede ancora Mary, la figlia novantenne del poeta e di Olga Rudge. Pochi invece sanno che presso la facoltà di economia della LUB, a Bolzano, lavora Ralf Lüfter, un docente di filosofia che dirige un Centro dedicato proprio a compiere delle ricerche sulla figura di Pound. A conclusione del secondo convegno (svoltosi sabato scorso - 17 novembre - all'Accademia di studi italo-tedeschi di Merano), quest'anno intitolato “Pound, un intellettuale tra gli intellettuali”, abbiamo cercato di conoscere la preziosa iniziativa parlandone con lo stesso Lüfter e con la professoressa Roberta Capelli, filologa romanza ed esperta della relazione tra Pound e la cultura trobadorica.

Sgombrare il terreno dagli equivoci

La prima cosa che i due studiosi comunicano è l'esigenza di liberare Pound dalla percezione morbosamente scandalistica che ancora lo rende un caso così controverso. È quasi una reazione pavloviana: non si fa a tempo a citare il nome di Pound ed ecco che siamo già intrappolati in una discussione sul suo coinvolgimento nelle vicende del fascismo italiano e sulle sue posizioni antisemite: “C'è ovviamente del vero, ma si tratta solo del frammento di una verità più vasta, che resterebbe sconosciuta se ne assecondassimo la riduzione”. È proprio la loro chiave d'accesso agli scritti di Pound, suggeriscono Lüfter e Capelli, ad allargare, invece, il perimetro di questa verità. Per Lüfter l'interesse nei confronti di Pound si è infatti acceso quando il docente si era posto il compito di seguire le tracce di un pensiero economico di tipo “eterodosso”, cercandolo dunque nei lavori dei poeti o dei pensatori. Allo stesso modo, anche per Roberta Capelli le porte del “tesoro” poundiano si sono aperte studiando la cultura medievale, della quale il poeta di Hailey era un profondissimo conoscitore (e proprio sulla relazione tra Pound e Dante si era svolto il primo convegno dell'istituto di ricerca bolzanino: gli atti verranno pubblicati l'anno prossimo).

"With usura hath no man a house of good stone"

Pound – racconta ancora il professor Lüfter – approccia le tematiche economiche sospendendo in primo luogo le credenze abituali che noi abbiamo su fenomeni quali i soldi, l'usura, il credito. Come un fenomenologo, egli mette tra parentesi questi fenomeni e cerca di impostare un'analisi originale. Per questo motivo è estremamente stimolante seguire la sua riflessione, una volta che siamo in grado di addentrarci nel corpus davvero impressionante dei suoi scritti”. “In questa produzione sterminata – gli fa eco Roberta Capelli – i temi di carattere economico sono anche un lievito che dispiega la sua intera attività culturale, da intendere come Leo Frobenius intendeva il concetto di Paideuma, vale a dire il carattere, la tonalità di fondo di una civiltà”. Da questo punto di vista diventa per esempio chiaro come la critica poundiana alla tesaurizzazione del denaro compiuta dalle banche – un aspetto che lo accomuna superficialmente agli antiglobalisti contemporanei – possa essere interpretato alla stregua di una critica al capitalismo corruttore di ogni autentico rapporto umano. Cercare una via d'uscita a questa “stretta” epocale è comunque il compito che dovrebbe porsi un intellettuale “impegnato”, secondo la particolare accezione che Pound dava al termine.

Il Paradiso di un intellettuale umano

Il Paradiso di Pound è l'approdo della contemplazione, il tentativo di astrarsi dal magma quotidiano per prendere contatto col mondo”. Capelli sintetizza così l'epilogo poetico di un uomo, di un intellettuale che ha cercato di partecipare alle vicende del suo tempo impegnandosi per migliorarlo (“e pagando a carissimo prezzo - commenta Lüfter – la sua compromissione con degli accadimenti da lui sciaguratamente idealizzati”). Pound non credeva in una dimensione ultraterrena, nonostante sia stato tacciato di perseguire forme di sapere esoterico, la sua fedeltà alla terra, il suo immanentismo non è in discussione. “Quando diciamo che era un intellettuale tra intellettuali – conclude Lüfter – alludiamo al fatto che la sua tensione morale si è venuta formando in stretto rapporto con i molti spiriti affini dei quali era capace di circondarsi. Possiamo considerare la sua vita un crocevia di esperienze, tra le più significative del Novecento, e quindi è anche possibile leggervi questo secolo in filigrana". Forse il suo lascito più cospicuo, espressione di un caparbio equilibrio tra spirito critico, decostruttivo, e impulso creativo, pienamente costruttivo, sta tutto negli ultimi versi dei Cantos: M'amour, m'amour | cos'è che amo e | dove sei? | Ho perso il mio centro | a combattere il mondo. | I sogni cozzano e si frantumano – | e che ho tentato di costruire un paradiso terrestre [...] Lascia che gli Dei perdonino quel che | ho costruito | chi ho amato cerchi di perdonare | quello che ho costruito [...] Uomini siate non distruttori”.

Finito il convegno, si guarda già oltre. In cantiere c'è adesso la pubblicazione di un cd con la registrazione di alcuni canti letti da Mary de Rachewiltz ("speriamo che arrivino i fondi per concludere la produzione") e più oltre, pensando già alla terza edizione del convegno, il tema potrebbe essere il rapporto tra Pound e le arti. Un rapporto leggibile ovviamente anche in senso "critico", ovvero cercando quella divaricazione tra la sfera degli interessi particolari e la più alta finalità spirituale, che è una delle costanti del suo pensiero: "Da secoli, solo l'artista è riuscito a staccare l'idea di lavoro dall'idea di profitto. E non tutti gli artisti sono capaci di questa dissociazione di concetti".