Società | Il caso

Il dovere di restare umani

Fabian Heidegger, operatore sociale e leggenda altoatesina del windsurf sulla vicenda accaduta qualche giorno fa a Parco stazione a Bolzano. “Sui profughi troppe bugie”.
Heidegger, Fabian
Foto: Facebook

La storia si ripete. Arrivano i primi freddi e le falle dell’accoglienza umanitaria si allargano, l’inamovibilità del sistema che può essere quasi rubricato a vizio storico. Vicende che diventano sintesi di qualsiasi disillusione. Come quella raccontata da Fabian Heidegger, “Fabi”, operatore sociale 29enne, padre di un bimbo di un anno (con un altro figlio in arrivo), voce dei Myztic Lion & the Juggernaut Nation e anche olimpionico “in pensione” nella disciplina del windsurf, che da qualche anno lavora con i profughi che approdano sul territorio altoatesino, conoscendo quindi da vicino le loro vicissitudini.

Il giovane operatore sa che la maggior parte di queste persone, dopo aver seguito pedissequamente le regole ed essere state ostacolate dalle solite lungaggini burocratiche, vedrà respinta la propria richiesta di asilo. “Succede di continuo”. La possibilità, in tal caso, è quella di fare ricorso, altro meccanismo flemmatico, e nel frattempo, dopo essere passati per i centri di prima accoglienza, si finisce, giocoforza, in strada, a dormire sotto i ponti, “senza documenti e senza la possibilità di lavorare, ovvero ufficialmente invisibili per questa società e quindi privi di qualsiasi diritto”, spiega Fabian che tre giorni fa ad alcuni di loro, perlopiù ragazzi provenienti dal Senegal, dal Gambia e dal Mali (paesi in cui la minaccia non è quella rappresentata da Boko Haram o dall’Isis ma da una dilagante povertà, precisa Fabian) che a Bolzano vivono all’addiaccio, promette di portare delle coperte e delle giacche pesanti perché possano tollerare meglio le temperature notturne.

Al parco della stazione, luogo dell’appuntamento, diversi migranti si radunano ogni giorno, “molti per spacciare qualche grammo di fumo, l’unico modo per loro di comprarsi un pezzo di pizza la sera, perché l’alternativa è questa o andare a rubare, e per le donne prostituirsi, ma com’è che tutti chiudono gli occhi quando ogni giorno arrivano tonnellate di droga nei porti d’Italia?”, tuona l’operatore sociale. Il parco però è chiuso, è in corso un rastrellamento da parte delle forze dell’ordine e al ragazzo viene impedito di passare. Volano parole grosse, Fabian viene denunciato.

"Non sono delinquenti, è piuttosto un sistema che fa acqua da tutte le parte a renderli tali"

“Quello che non posso tollerare è che i media erano stati preventivamente avvertiti, le telecamere erano già al parco prima che le forze dell’ordine iniziassero a prendere di mira i migranti, questo significa evidentemente che c’è una necessità da parte della popolazione di vedere la polizia costantemente presente in certi luoghi. Il punto è che quelle persone non sono delinquenti, è piuttosto un sistema che fa acqua da tutte le parte a renderli tali, senza contare che molto spesso vengono anche diffuse delle bugie, sulla quantità di fumo che hanno addosso per esempio, su un giornale si parla di 5 grammi su un altro diventano centinaia, io ero presente quel giorno e non ho visto girare droga”.

"Lobis ha scritto su Facebook che il suo partito ha dimenticato per cosa sta la ‘V’ di Svp, beh se è quello il popolo a cui si riferisce, un popolo intollerante, allora io di certo non mi considero parte di esso"

Fabian è originario di Caldaro, comune dell’Oltradige protagonista di una recentissima polemica. Il consiglio comunale ha infatti approvato una mozione dell’esponente della Südtiroler Volkspartei Mathias Lobis che chiedeva di rifiutare l’adesione al programma dei Centri di accoglienza straordinaria (Cas) e l’accoglienza tout court dei richiedenti asilo (mozione peraltro unicamente simbolica dal momento che è la Provincia a decidere). “Lobis ha scritto su Facebook che il suo partito ha dimenticato per cosa sta la ‘V’ di Svp, beh se è quello il popolo a cui si riferisce, un popolo intollerante, allora io di certo non mi considero parte di esso”, afferma con decisione Fabian che aggiunge: “Vivendo in un paese so bene cosa pensa la gente e so quanto può venire influenzata da ciò che vede in televisione, se le persone chiedono più sicurezza la politica risponde con le immagini sui media della polizia che fa le retate, nessuno però dice che quei migranti sono completamente ignorati dalla società”.

C’è una parte della verità, sostiene Fabian, che viene sempre taciuta, “ci siamo dimenticati forse che le potenze coloniali europee hanno depredato per anni e anni il continente africano, smontandolo sistematicamente e spartendoselo fra loro. Francia, Inghilterra, Olanda, Portogallo, Spagna... hanno fatto razzia di risorse umane, minerarie, agricole e lucrato sui governi africani corrotti. E davvero si ha il coraggio di dire cose come ‘aiutiamoli a casa loro’? Chi pronuncia certe frasi lo sa che noi ci siamo arricchiti sulle loro spalle per generazioni e generazioni? Non è forse tempo di risarcirli? Ho sentito racconti orribili, in Libia, per esempio, sparano alla gente senza motivo, gli stupri sono all’ordine del giorno, in carcere i detenuti sono ammassati gli uni sopra gli altri, senza un bagno, danno loro da bere acqua salata e da mangiare pane ogni due settimane, e quindi c'è da stupirsi se affrontano un viaggio così lungo e pericoloso attraverso il Mediterraneo? Hanno perso ogni speranza”.

"Ho un profondo rispetto per tutti quelli che sopravvivono ogni giorno per strada, sotto la pioggia, controllati a vista dalla polizia, evanescenti agli occhi dei passanti. Basterebbe restare tutti un po’ più umani"

Abbiamo tutti lo stesso sangue e la stessa radice”, prosegue Fabian, rastafariano convinto, seguace della filosofia one love, che con la sua band lo scorso 25 agosto ha tenuto un concerto, organizzato dalla Provincia, al parco delle Semirurali a cui hanno partecipato ragazzi da oltre 20 paesi: Mali, Costa d'avorio, Senegal, Niger, Gambia, Nigeria, Guinea, Sierra Leone, Ghana, Somalia, Eritrea, Marocco, Tunisia, Albania, Germania, Austria, Italia, Pakistan, Afghanistan, Bangladesh, Romania, oltre che i curdi dell’Iraq e della Turchia. “Una festa bellissima, del resto la musica, come il cibo, è un grande mezzo per mettere in connessione le persone. E ancora una cosa vorrei dire - riprende fiato Fabian -, ho un profondo rispetto per tutti quelli che sopravvivono ogni giorno per strada, sotto la pioggia, controllati a vista dalla polizia, evanescenti agli occhi dei passanti. Basterebbe restare tutti un po’ più umani”.