Ambiente | olimpiadi 2026

“Non nel nostro nome”

Il lato oscuro delle Olimpiadi di Cortina tra finanziamenti, speculazioni e devastazioni ambientali. Domenica una manifestazione per difendere la montagna sotto attacco.
Olimpiadi 2026
Foto: Mountain Wilderness

Il Comitato Olimpico di Cortina 2026 aveva assicurato che i giochi invernali si sarebbero svolti nel pieno rispetto dei valori ecologici, paesaggistici, culturali dei territori interessati e senza intaccare l’aspetto. L’evidenza fornita dai lavori in corso ci suggerisce l’esatto contrario. Piste da sci con relative infrastrutture, una pista da bob da 80 milioni di euro, consumo di suolo e villaggi turistici ed hotel di lusso, con tanto di diffusione di elitaxi per il collegamento. Sono solo alcuni dei progetti che verranno realizzati nel cuore delle Dolomiti che sottolineano una preoccupante deriva speculativa e l’assalto senza freni alla montagna.


Una storia destinata a ripetersi, dopo l’esperienza delle precedenti Olimpiadi piemontesi che ha lasciato un’eredità fatta di sprechi di risorse e impianti completamente abbandonati in territori profondamente lacerati nel nome del grande evento.
Con queste premesse si svolgerà domenica 24 ottobre a Cortina la seconda manifestazione promossa da diverse realtà alpine e ambientaliste (QUI l'elenco completo) per ribadire la netta presa di distanza dal progetto, invitando i cittadini a partecipare in difesa delle Dolomiti e opporsi all’attacco alla montagna nel nome del profitto. “Non nel nostro nome”, così si chiama la marcia che vedrà tra le proprie file anche una delegazione dall’Alto Adige, come quella del Cai e del nodo locale di Mountain Wilderness, già una delle organizzazioni promotrici della manifestazione.


Il ritrovo, ricordano gli organizzatori, sarà alle ore 10.00 Piazza Pittori Fratelli, a Cortina in cui si alterneranno gli interventi delle associazioni proponenti e dei partecipanti. Da lì prenderà il via la marcia, accompagnata da alcuni musicisti e attori, che si snoderà lungo Corso Italia e risalirà la vecchia pista da bob fino a Colfiere, attraversando i luoghi colpiti dalla devastazione e “vedere da vicino le conseguenze sull’ambiente e sul paesaggio di quello che viene propagandato come modello di sviluppo turistico sostenibile e di quelli che, in evidente malafede, erano stati annunciati come eventi a impatto zero nel segno della compatibilità e del blà-blà-blà”.