Ambiente | Report Ispra

Quei pesticidi al Parco dello Stelvio

Nel 2018 residui di sostanze chimiche oltre i limiti nelle acque dell’area nazionale protetta. Pesticidi anche nell’87,5% delle acque superficiali in Alto Adige.
Pesticidi, acqua
Foto: upi

“Molte sostanze chimiche utilizzate in agricoltura, e in particolar modo nelle coltivazioni intensive, si diffondono, anche per lunghe distanze, laddove non dovrebbero mai arrivare, e cioè nell’aria, nel suolo e nell’acqua”. Ad evidenziarlo è il WWF di fronte ai dati del Monitoraggio dei pesticidi nelle acque - Edizione 2020 – dati 2017-2018 relativi alla Provincia di Bolzano, a cura dell’Ispra, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, che ha rilevato tra l'altro residui di sostanze chimiche pericolose nelle acque del Parco nazionale dello Stelvio. “In Alto Adige i pesticidi vengono utilizzati in gran parte nella coltivazione delle mele e della vite, e sono pericolosi perché la loro azione non si limita esclusivamente agli organismi ritenuti nocivi - osserva Luigi Mariotti, del WWF di Bolzano -. I pesticidi presentano un effetto su tutti i componenti dell’ecosistema (aria, acqua, terreni, piante e animali). Essi rappresentano un pericolo per la salute delle persone”.

 

 

 

Le acque superficiali

 

A livello nazionale il dato 2018 rileva nelle acque superficiali presenza di pesticidi in 1.530 punti di monitoraggio (77,3% del totale) e in 6.107 campioni (53,6% del totale).
Nelle acque superficiali - si legge nel report Ispra - le sostanze più frequentemente riscontrate sono erbicidi; il glifosate e il metabolita AMPA, cercati in 11 regioni (Piemonte, Valle d’Aosta, Lombardia, Liguria, Bolzano, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Emilia-Romagna, Toscana, Umbria e Sicilia), sono riscontrati, ad eccezione della Valle d’Aosta, con frequenze complessive rispettivamente del 43% e del 66%; l’erbicida metolaclor e il suo metabolita metolaclor-esa hanno frequenze del 19 e 30% (il metabolita è cercato solo in Friuli-Venezia Giulia); i triazinici, 2-idrossiatrazina, terbutilazina, terbutilazina-desetil, 2- idrossiterbutilazina e atrazina desetil desisopropil, sono presenti con frequenze dal 18% al 13% dei campioni; il bentazone è riscontrato nel 10% dei casi. Tra gli insetticidi, l’imidacloprid è ritrovato con una frequenza del 20%, il clorantraniliprolo con l’11%. I fungicidi più frequenti sono boscalid, dimetomorf e metalaxil-M con frequenze dal 14% al 10%.

Per quel che riguarda l’Alto Adige negli anni 2017 e 2018 il monitoraggio ha interessato le acque superficiali che scorrono nelle aree agricole tra Merano e Bolzano e che vengono utilizzate per la frutti e viticoltura intensiva, dove, negli anni scorsi, le acque erano risultate contaminate da pesticidi.

 

Relativamente all’anno 2017 l’associazione ambientalista sottolinea che nelle acque superficiali ci sono residui in 70,59% dei punti di monitoraggio e nel 34,69% dei campioni. Complessivamente sono state rinvenute 46 sostanze diverse, e con maggiore frequenza: boscalid, metossifenozide, penconazolo, imidacloprid, dimetomorf, fluodioxonil e difenilammina. Nelle acque sotterranee sono state trovate 2 sostanze: esazinone e simazina. Ma in nessuno dei punti di monitoraggio il livello di contaminazione risulta essere superiore ai limiti di qualità ambientale sia in acque superficiali che in acque sotterranee.

In quanto invece al 2018, nelle acque superficiali è stata rilevata la presenza di residui in 14 punti (87,5%) su 16, e nel 37,6% dei campioni. In tutto sono state rintracciate 42 sostanze, con maggiore frequenza: boscalid, metossifenozide, glifosate, clorantraniliprolo, fluodioxonil, imidacloprid e difenilammina.
Per le acque superficiali il livello di contaminazione risulta superiore ai limiti di qualità ambientale in 3 punti: a Magrè sulla Strada del Vino (nella Fossa Grande di Caldaro), a Roverè della Luna (nella Fossa Piccola di Caldaro), e a Laces (nel Rio Plima), che scorre in Val Martello, nel Parco Nazionale dello Stelvio.

 

Pesticidi allo Stelvio

 

Metazaclor e Clorpirifos. Il primo è un diserbante classificato nocivo e pericoloso per l’ambiente, il secondo un insetticida organofosfato con effetto neurotossico a largo spettro d’azione, presentato come uno dei 15 pesticidi “più utilizzati negli alimenti non trasformati” (molto diffuso su frutta, verdura e cereali) e associato a danni allo sviluppo intellettivo dei bambini, all’autismo e a danni al sistema endocrino. L’uso di questo pesticida è stato vietato nell’Unione Europea dal 2020.
Entrambe le sostanze chimiche sono state rinvenute nel 2018 - con livelli di contaminazione superiori ai limiti consentiti dalla legge - nell’area protetta del Parco nazionale dello Stelvio, luogo “di grande importanza naturalistica” dove “l’agricoltura dovrebbe essere basata sul rispetto e sullo sviluppo del patrimonio ambientale”, conclude il WWF.