Politica | La polemica

Sugli scaldacollo non finisce qui

Lo promettono Team K, Verdi e FdI-AANC che ora chiedono chiarezza sui costi e sulla presunta utilità delle bandane distribuite gratuitamente dalla Provincia.
Schlauchtuch
Foto: xx

È un caso “ghiotto” finito nel mirino dei partiti di opposizione in Alto Adige quello scoperchiato da salto.bz sugli scaldacollo “anti-coronavirus” pagati dalla Provincia. Tre sono infatti le forze politiche che hanno depositato a stretto giro interrogazioni per fare luce sulla vicenda: Team K, Verdi e Fratelli d’Italia-L’Alto Adige nel cuore. I nodi sono il costo delle 300mila bandane - una spesa che a quanto pare si aggira sui 700mila euro a carico dell’Azienda sanitaria che ha affidato alla ditta TEXmarket dei fratelli Widmann, cugini dell’assessore alla salute Thomas Widmann, il compito di confezionare gli scaldacollo - e la loro presunta utilità. Intanto “negli ospedali si vanno ad esaurire le scorte di mascherine e tute protettive - sottolinea Franz Ploner, consigliere provinciale di Team K e medico -. Utilizzare le bandane e perfino le mascherine è utile soprattutto per chi è già ammalato, non tanto per tutelare chi è sano”.

E ancora: “Non esiste evidenza scientifica che una mascherina chirurgica o uno scaldacollo ci protegga in modo efficace da un’infezione; mentre invece potrebbe dare, a chi lo indossa, un sensazione di sicurezza del tutto fuorviante, inducendo a comportamenti meno responsabili. Per questo motivo voglio ricordare ai cittadini in modo energico di non tralasciare le norme sanitarie primarie consigliate dalla WHO che sono le distanze di sicurezza, lavarsi le mani, ridurre i contatti sociali, ecc. Lo scaldacollo perde la protezione appena diventa umido; inoltre bisogna lavarlo continuamente”.
Tutta la vicenda, “se confermata nei termini descritti da salto.bz, sarebbe davvero odiosa, in un momento tanto difficile per tutti i cittadini dell’Alto Adige - afferma il leader di Team K Paul Köllensperger -. Mentre negli ospedali inizia a mancare l’essenziale, qui si perdono tempo e soldi per azioni poco trasparenti e di dubbia utilità”.

Un altro aspetto critico della distribuzione gratuita delle “sciarpe” - una modalità per inciso non condivisa nemmeno dalla Lega in maggioranza - è stata la corsa alle edicole che è avvenuta nella speranza di ottenerle “tanto che a metà mattinata del sabato 21 marzo la maggior parte delle edicole aveva esaurito le scorte. Ma tutto questo ha senso nel momento in cui si invitano le persone a ‘restare a casa’ a meno di non avere gravi necessità?”, domanda il Gruppo Verde che aggiunge: “Ci si chiede su quali basi e su quali pareri scientifici si sia basata la Provincia per decidere l’operazione di acquisto e distribuzione degli scaldacollo alla popolazione. Si auspica infatti che ci sia una certificazione ufficiale, o almeno parere fondato e scritto, in cui qualche autorità sanitaria, o qualche esperto medico-scientifico, abbia confermato l’utilità di questo oggetto e si sia preso la responsabilità della sua adozione”. Riccardo Dello Sbarba, Brigitte Foppa e Hanspeter Staffler precisano che sugli altri aspetti etico-politici ci sarà tempo per chiedere chiarezza dopo la fine dell’emergenza pandemia.

Interviene sulla questione infine anche Alessandro Urzì di Fratelli d’Italia-L’Alto Adige nel cuore. Quanto sono costati gli scaldacollo e quale procedura di affidamento/appalto è stata osservata? Sono omologati come dispositivi di protezione personale? Queste alcune delle domande rivolte alla giunta dal consigliere di centrodestra. Non resta che attendere le risposte.