Società | riforma Cartabia

Un vero divorzio breve?

La riforma del divorzio intende diminuire i tempi, introducendo delle novità anche nel campo della gestione filiale che destano perplessità, il parere di Elio Cirimbelli
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Foto: (c) unsplash

Dal primo marzo è entrata in vigore la riforma sulla disciplina del divorzio voluta dall'ex Ministra della giustizia Marta Cartabia. Un iter semplificato, per velocizzare i tempi di un rito processuale diventato troppo lungo e farraginoso, tanto da richiedere alla coppia, in media, secondo il Ministero della giustizia, 682 giorni. Un tempo lunghissimo, che la nuova disciplina tenta di superare, introducendo un unico procedimento per separazione e divorzio, che potranno essere richiesti in contemporanea, grazie anche ad un maggiore coinvolgimento dei legali, i quali fin da subito dovranno iniziare a preparare l’istruttoria. Le coppie con figli dovranno, poi, redigere un piano genitoriale da presentare davanti al giudice come base di partenza per l’affidamento, il collocamento e il diritto di visita: una svolta importante, in vista dell’istituzione del Tribunale unico per le persone, i minorenni e le famiglie entro la fine del 2024. Le misure, però, non hanno suscitato l’entusiasmo sperato e sono in molti a domandarsi quanto la riforma riuscirà ad essere effettivamente incisiva sulle tempistiche, senza trascurare la complessa situazione familiare, soprattutto in caso di presenza dei minori. Ne parliamo con Elio Cirimbelli, Presidente onorario dell’Associazione separati e divorziati di Bolzano. 

 

 

Salto.bz: Dottor Cirimbelli, quali sono le impressioni che la riforma ha suscitato? 

Elio Cirimbelli: L’intenzione del nuovo procedimento è quella di abbreviare i tempi, ma i tentativi non sembrano essere particolarmente incisivi. Al contrario, è molto probabile che il lavoro dei legali andrà ad aumentare, senza tradursi in una vera e propria velocizzazione. 

Il superamento dell’attesa tra separazione e divorzio è però un’introduzione positiva? 

Si tratta soprattutto del superamento dell’idea cattolica di matrimonio che permeava la disciplina del divorzio alla sua nascita, in quegli anni infatti si era pensato alla separazione come ad un periodo cuscinetto, in cui esperire tutti i tentativi necessari per ricomporre la coppia, cosa che non accadeva, e non accade, quasi mai. Bisogna però considerare che il divorzio è comunque un evento difficoltoso, vissuto spesso come un lutto ed è necessario tutelare le persone coinvolte, soprattutto quando ci si trova in presenza di coppie con figli. 

L’introduzione del piano genitoriale va verso questa direzione? 

Una tale elaborazione è particolarmente complessa per i genitori che si accingono a divorziare e richiede la capacità di coniugare molte esigenze, spesso impossibili da conciliare quando si è immersi nell’acredine di un divorzio. Nella mia lunga carriera mi è capitato molto raramente di trovare dei coniugi che riuscissero a gestire il divorzio con serenità, ma se questo è normale, visti i nodi che una separazione è costretta a sciogliere, non può essere un semplice piano la soluzione all’affidamento dei figli. Si dovrebbe piuttosto andare verso un progetto che comprenda anche la mediazione familiare. 

 La mediazione dovrebbe agevolare il superamento delle fatiche e dei sentimenti che il divorzio comporta, per arrivare alla gestione consapevole del ruolo di genitore

In cosa consiste? 

La mediazione dovrebbe agevolare il superamento delle fatiche e dei sentimenti che il divorzio comporta, per arrivare alla gestione consapevole del ruolo di genitore. La finalità è sempre quella di tutelare i minori e già l’ex Ministra Elena Bonetti ne aveva previsto l’inserimento nel Family act. La decisione, però, non ha, almeno per ora, avuto seguito. 

In Alto Adige però la mediazione ha trovato già il giusto riconoscimento? 

Negli anni l’Alto Adige ha saputo investire e già nel 2001 la mediazione familiare è stata riconosciuta come un servizio sociale, vicino alle famiglie attraverso le attività dei consultori e dei comuni, anche a titolo gratuito. Con il tempo sempre più coppie si rivolgono ai mediatori con un riscontro decisamente positivo, che vede diminuire la conflittualità. 

 Negli anni l’Alto Adige ha saputo investire e già nel 2001 la mediazione familiare è stata riconosciuta come un servizio sociale, vicino alle famiglie

Un esempio per il resto d’Italia? 

In questo ambito l’Alto Adige è stato un precursore, ma noi confidiamo che con questa riforma le coppie possano avvicinarsi alla mediazione, anche a causa dell’impegno che richiede la redazione del piano genitoriale. Abbiamo già espresso all'attuale Governo delle proposte che possano seguire la direzione intrapresa qui a Bolzano. Esiste già una Carta dei diritti dei figli nella separazione dei genitori, ma vorrei che venisse istituita anche una giornata per i figli di genitori separati, per continuare a riflettere e a sensibilizzare sull’importanza della gestione del divorzio per genitori e figli.