Cultura | Salto Afternoon

Ingresso libero alla cultura

Questo sabato il primo appuntamento della Stagione Estiva Don Bosco con l’armonicista Moses Concas. Un opportunità per parlare con Barbara Brugnara di Cooperativa 19.
Stagione estiva Don Bosco: Non solo orchestre, ma anche band salgono sul palco
Foto: Cooperativa 19
Il palco è già montato e i gradoni dell'anfiteatro al Parco delle Semirurali attendono di accogliere il pubblico, dopo due anni finalmente senza limitazioni, per gli spettacoli della Stagione estiva Don Bosco che parte sabato 25 giugno. Questa sarà la 12esima edizione dell'iniziativa culturale che anima l'estate bolzanina in un quartiere periferico della città e che ha trovato sempre, anno per anno, il gradimento dei cittadini.
Barbara Brugnara, della Cooperativa 19 che ha curato il progetto fin dall'inizio, spiega come l'iniziativa sia partita molto tempo fa coinvolgendo gli abitanti del quartiere.
 
 
Signora Brugnara, come è nato il progetto della Stagione estiva Don Bosco?
Barbara Brugnara: Siamo partiti distribuendo allora dei questionari, per capire le esigenze e le abitudini delle persone che abitano a Don Bosco. Dalle risposte risultava che normalmente nessuno si recava in centro per seguire eventi culturali proposti nelle sedi storiche del Teatro comunale o l'Auditorium. Inoltre che non erano disposti a pagare per degli spettacoli. Così per portare la cultura nel quartiere abbiamo cercato la collaborazione del Teatro stabile di Bolzano, del Festival Bolzano danza o il Jazz Festival Alto Adige. Naturalmente il piccolo anfiteatro immerso nel parco è il luogo ideale, apprezzato da tutti e conosciuto nel frattempo, come ci ha rivelato Emanuele Masi direttore artistico di Bolzano danza e attivo anche a Roma, anche oltre i confini della città e perfino della regione.
 
Come funziona questa collaborazione?
Ciascuno di questi enti si è impegnato a portare uno spettacolo delle loro rassegne gratuitamente al Parco delle Semirurali. Noi mettiamo a disposizione la location e ci occupiamo del supporto tecnico per l'allestimento. Così garantiamo una cultura di qualità ai cittadini, con proposte anche innovative.
 
Come è stata la risposta dei cittadini?
Devo dire che è stata ottima. Prima della pandemia avevamo una media di trecento, quattrocento spettatori per serata. La cosa funziona anche perchè la gente può venire senza prenotazione, dando la libertà alle persone di decidere anche all'ultimo momento. Vincente è anche l'atmosfera informale, dove ci si può sedere anche sul prato, oltre che sui gradini dell'anfiteatro, e portare i bambini.
 
Quali sono gli spettacoli che incontrano il maggior gradimento?
Certamente quelli interattivi, dove la gente è coinvolta direttamente e può anche ballare. E poi c'è tanta voglia di ridere. Ma ci sono anche i concerti dell'orchestra Haydn e spettacoli teatrali che riflettono sul nostro tempo.
 
 
Don Bosco è considerato un quartiere 'difficile', avete avuto problemi?
Ci sono stati dei furti, che sono rimasti però episodi occasionali. Comunque questo problema riguarda anche il resto della città, non è specifico di Don Bosco. Piuttosto, cerchiamo di trattare temi sociali, collaborando con associazioni di volontariato, come Gea, che si occupa di violenza sulle donne, Telefono amico o Volontarius. Ad ogni spettacolo un'associazione si presenta e gli spettatori possono lasciare un contributo, cosa che fanno spesso volentieri non dovendo pagare il biglietto.
 
Un progetto che ricordi più di altri?
Una performance molti anni fa, mi pare nel 2013, al Casanova in collaborazione con Bolzano danza. Si trattava di un passo a due con un danzatore e un'escavatrice, si chiamava Transports exceptionnels ed era molto particolare ed emozionante, col pubblico in piedi intorno a un grande spazio recintato. Davvero un'esperienza unica e suggestiva.
 
Ci sono progetti analoghi alla Stagione estiva Don Bosco anche nel nuovo quartiere Casanova?
Come Cooperativa 19 abbiamo fatto un'indagine dettagliata, col progetto Libro Aperto Casanova Kaiserau, per studiare le esigenze, le abitudini e le richieste degli abitanti del quartiere, che vanno dalla mobilità ai servizi. Da lì sono partite diverse attività che hanno coinvolto la facoltà di design della Libera Università di Bolzano e l'associazione Vispa Teresa, ma non siamo stati coinvolti direttamente.