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Ciao ciao Veneto

Sappada saluta e passa al Friuli. Zaia protesta: “Al Trentino Alto Adige daremo lo sbocco sul mare”. E ora che faranno Cortina, Livinallongo, Lamon e Sovramonte?
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Foto: upi

“Ciao ciao Veneto”, Sappada (Plodn, nel dialetto locale tedesco) saluta e se ne va: nel Friuli Venezia Giulia. Il Comune alpino, isola linguistica germanofona fra Cadore, Carnia e la Carinzia austriaca, lascia la provincia di Belluno alla quale era stato annesso nel 1852 e torna in quella di Udine, da dove proveniva. Lo ha deciso la Camera con 257 voti a favore, 20 contrari e 74 astenuti (i deputati di Forza Italia, Direzione Italia e Mdp) dando risposta a un’istanza avviata dopo il voto positivo, favorevole al distacco, nel referendum locale del 2008.

“Di questo passo daremo uno sbocco al mare al Trentino” ha detto stizzito Luca Zaia. Il governatore del Veneto non l’ha presa bene a proposito del municipio, che sul suo territorio ospita le sorgenti del Piave, fiume sacro alla patria. Chi di autonomia ferisce di autonomia perisce, verrebbe da dire: proprio l’esponente leghista, promotore assieme al collega lombardo Maroni i referendum sulle nuove competenze, vede ora sfilarsi uno dei sui Comuni sfilarsi dopo una decisione presa, appunto, in modo autonomo.

L’avallo del Parlamento potrebbe però produrre un effetto valanga per tutti gli altri municipi desiderosi di staccarsi (soprattutto dalle Regioni ordinarie) e di ambire alle ricchezze (presunte?) dei territori “speciali”. È comunque la prima volta che un municipio italiano riesce a staccarsi  da una Regione a statuto ordinario per approdare a una a statuto speciale.

La scelta di Sappada, dicono i sostenitori del cambio, ha motivazioni storiche, culturali, linguistiche che da tempo avvicinano la comunità al Friuli. La contesa è diventata anche politica, con Zaia (leghista) frapposto alla governatrice della Regione autonoma Deborah Serracchiani (Pd), i democratici divisi a seconda del territorio di riferimento e il Consiglio regionale veneto, con i deputati dem, che ha mandato una lettera alla presidente della Camera Laura Boldrini per sollevare un vizio di forma in extremis.

 

Vista da Venezia, dal Leone di San Marco “ferito”, si può leggere come un avvertimento di Roma. Attenti che se tirate troppo la corda sulle competenze – è in corso la trattativa prevista dall’articolo 116 della Costituzione, la fase “due” dopo i referendum – vi togliamo il territorio pezzo per pezzo. Sono ormai storiche infatti le rivendicazioni dei Comuni di confine, soprattutto in provincia di Belluno, che vorrebbero annettersi al Trentino Alto Adige. Cortina d’Ampezzo, regina delle Dolomiti, ma anche Pedemonte, Livinallongo del Col di Lana, Colle Santa Lucia, Lamon e Sovramonte.

Nel frattempo Zaia non si perde d’animo e risponde. "A Roma si continua a banalizzare, si pensa che la cura, che sarebbe l'autonomia, si possa sostituire con amputazioni ad hoc. –Noto che il Veneto è l’unico a confinare con due regioni a statuto speciale e che nessuno ci chiede di passare in Lombardia o in Emilia Romagna”.