Politica | Guerra in Ucraina

La Stoltenpolitik

... ha preso il posto della Realpolitik.
Avvertenza: Questo contributo rispecchia l’opinione personale dell’autore e non necessariamente quella della redazione di SALTO.
guerra ucraina
Foto: al jazeera

Si, Stoltenpolitik! Certo il segretario generale della NATO, Jens Stoltenberg, non ha tutta la responsabilità né il potere di determinare le posizioni che assumono i paesi NATO, ma il suo nome dice molto sull'irresponsabilità e stoltezza dei nostri governanti, sia ad Est che a Ovest.

Il cancelliere Scholz con la sua famosa frase "l'adesione dell'Ucraina alla NATO non è in agenda", aveva aperto quello che fu definito uno "spiraglio" per una soluzione diplomatica della crisi ucraina. La Russia aveva valutato positivamente l'apertura e si sperava che Draghi allargasse ulteriormente quello spiraglio. Putin aveva già espresso apprezzamento per le capacità di Draghi e, dopo l'intervento di Scholz, sembrava fosse arrivato il momento per chiedergli di intervenire nella crisi. E così fece! Putin invitò Draghi a Mosca per mediare, pure con l'approvazione di Kiev. 

Poteva essere un buon inizio di trattativa ma il nostro Presidente del Consiglio non tenne un opportuno profilo basso e il 17 febbraio scorso, sposò pienamente le posizioni NATO: "Dobbiamo riaffermare la nostra unità"... "Occorre mantenere la nostra strategia di deterrenza, ferma, non mostrare debolezze" ... " Noi non possiamo rinunciare a quelli che sono i principi fondanti dell'Alleanza Atlantica". 

Insomma fu un messaggio poco diplomatico e molto di parte di chi avrebbe potuto o dovuto operare come mediatore tra Russia e Ucraina e, di fatti, la mediazione non ci fu. Ognuno può valutare quanta parte (la storia lo farà sicuramente) la dichiarazione di Draghi e "l'unità" o meglio la "rigidità" di tutti i paesi NATO abbiano influito sugli avvenimenti successivi.

Certo la Russia è l'invasore. Non c'è ombra di dubbio. Ne porta e ne porterà la responsabilità ma quanto sono state vuote parole come "dialogo" e "diplomazia" pronunciate in occidente, senza nessun governante prendesse in seria considerazione le esigenze di sicurezza della controparte? Dov'è quella che una volta chiamavamo Realpolitik? Quella politica di realismo, di ricerca di equilibrio o di compromessi tra gli interessi di sicurezza degli stati nazionali?

La Russia non è un esempio di paese democratico. Putin è considerato né più e né meno, come un dittatore. Però quando si affrontano temi di politica internazionale, di sicurezza, di corsa agli armamenti, di pace mondiale, si dovrebbe badare e trattare soprattutto su questi ultimi aspetti.

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Klaus Griesser Ven, 02/25/2022 - 19:12

Complimenti per l'articolo molto chiaro! Per contribuire alla discussione in rete voglio avvisare soltanto che noi, Dallinger Reinhard ed io, abbiamo pubblicato su Salto un contributo similare, in tedesco, scritto poco prima dell'invasione di Putin, con rispettivi dialoghi ed updatings, il tutto su https://www.salto.bz/de/article/13022022/krieg-oder-klimaschutz e del quale mi permetto l'invio della traduzione italiana:
GUERRA o PROTEZIONE DEL CLIMA?
Noi constatiamo come la maggior parte dei politici responsabili e molte persone non sembrano essere consapevoli che non c'è alternativa all'intensificazione immediata delle misure a favore della protezione del clima. Una guerra o conflitti a lungo termine con la Russia (vedi l'attuale crisi ucraina) o la Cina (vedi la dichiarata strategia a lungo termine degli Stati Uniti) ridicolizzerebbe tutte le precedenti (e comunque insufficienti) assicurazioni, sforzi e/o misure per la protezione del clima e con ogni probabilità ci farebbe perdere la battaglia per un clima che sia appena sopportabile per l'umanità nel periodo relativamente breve dei prossimi due o tre decenni. Ricordiamo che numerosi studi hanno segnalato e continuano a segnalare il pericolo del superamento dei punti di equilibrio climatici, oltre i quali il clima globale scivolerebbe irreversibilmente in un periodo caldo. Secondo la comunità scientifica, è probabile che la soglia critica di temperatura oltre la quale si avverrebbe possa essere raggiunta in tempi molto brevi.

Notiamo anche che proprio ora, in quella che è forse una delle fasi più critiche per l'umanità dalla sua esistenza, circolano voci di una nuova guerra mondiale. La Russia e la NATO (con l'Europa) stanno presumibilmente affrontando l'alternativa quasi inevitabile di una guerra sull'Ucraina, le cui dimensioni non sono chiare e che potrebbe sfuggire al loro controllo in qualsiasi momento. Oltre alla crisi climatica, ci sarebbe ora il pericolo reale di decine di migliaia o addirittura milioni di morti causati da una guerra sovraregionale o addirittura mondiale, con un altissimo potere distruttivo ed enormi emissioni di CO2 e altri inquinanti. E deve essere chiaro a tutti che la guerra in un tale conflitto sarebbe con ogni probabilità combattuta principalmente sul territorio europeo. Nonostante tutte queste preoccupazioni reali, le conseguenze di un tale sviluppo catastrofico su più fronti sono deliberatamente accettate da una parte delle élite politiche e dagli strateghi militari di Europa, Stati Uniti e Russia, e la politica di escalation perseguita a questo scopo è ulteriormente promossa da politici, media e opinionisti irresponsabili.
Notiamo qui esplicitamente che il presidente Biden e molti altri attori politici in "Occidente" e "Oriente" hanno ripetutamente affermato di voler mettere la protezione del clima come priorità nella propria agenda. A tal fine, è stato proclamato un "Green Deal" globale, il cui obiettivo doveva essere, tra l'altro, la cooperazione transnazionale per consentire misure sovraregionali a favore della protezione del clima. Citando Biden: La crisi climatica rappresenta una "minaccia esistenziale per l'umanità". La maggior parte dei governi di tutto il mondo è d'accordo con questo - almeno verbalmente. Ora vediamo che queste affermazioni hanno in gran parte perso la loro credibilità di fronte a un'imminente arbitraria escalation militare in Europa e non sono più all'ordine del giorno. Quindi la guerra e gli interessi geostrategici vengono prima della cooperazione transnazionale?
Concludendo: gli sforzi egemonici politici, economici e militari stanno attualmente silurando le possibilità di sopravvivenza dell'umanità sotto diversi aspetti. Per dirla in poche parole: Non solo la Russia, ma anche la NATO, l'Europa e soprattutto l'Ucraina devono dare un contributo significativo alla de-escalation dell'attuale situazione disordinata. Ricordiamo, per esempio, l'accordo di Minsk, che deve essere attuato dall'Ucraina in punti essenziali. Solo in un ambiente di coesistenza globale e di rinuncia alle rivendicazioni egemoniche si può vincere la lotta per il clima. Va anche menzionato in questo contesto che soprattutto gli ecosistemi quasi artici e artici con taiga, tundra e suoli a permafrost sul territorio russo giocheranno un ruolo importante nel superamento della crisi climatica. In uno stato di guerra con la Russia, tali priorità necessarie possono difficilmente essere soddisfatte.
Chiediamo quindi a tutti i politici responsabili dell'Est e dell'Ovest, in primo luogo, di impegnarsi senza riserve nella protezione del clima come obiettivo supremo della comunità mondiale e di renderlo chiaro ai loro alleati, ma anche ai loro presunti "nemici" e all'opinione pubblica; e in secondo luogo, di evitare qualsiasi ulteriore forma di armamento verbale o materiale e di impegnarsi, facendo concessioni sostanziali per una politica di de-escalation. Qualsiasi altra azione sarebbe un tradimento dell'umanità e del nostro pianeta.
Prof.Univ. Dr. Reinhard Dalliger (zoologo ed ecotoxicologo), Innsbruck
Dr. Arch.i.p. Klaus Griesser, Bolzano

Ven, 02/25/2022 - 19:12 Collegamento permanente
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Gianguido Piani Ven, 02/25/2022 - 20:30

Agli organismi occidentali della protezione di ambiente e clima in Russia e' sempre interessato poco o nulla. Parlo con cognizione di causa perche' ho iniziato a occuparmi di questi problemi nel 1988, sul posto. Analisi e studi di fattibilita' sono progettati per ritornare gli emolumenti a societa' occidentali, in primo luogo quelle di consulenza, nemmeno quelle di produzione (che almeno potrebbero fornire tecnologia). Ma la vera occasione d'oro si e' presentata con l'arrivo di capitali ingenti, sempre accolti molto volentieri. Basta chiedere a Londra e ai paradisi fiscali. L'esportazione dei capitali dalla Russia, come da altri paesi, non e' mai stata vista come problema - finche' i capitali erano indirizzati qui.

Putin si e' formato idee negative sull'Occidente e probabilmente, spero, ora sta facendo un enorme errore di valutazione. Ma l'Occidente ha avuto venti anni per spingere i russi a formarsi questa opinione.

Chiunque abbia un minimo a che fare con la Russia sa quanto siano importanti per le persone di potere cittadinanze e residenze straniere. Anche ministri in carica preferiscono avere un secondo passaporto, non si sa mai. I preferiti sono quelli dei paesi UE. Perche' noi glieli diamo?

Ven, 02/25/2022 - 20:30 Collegamento permanente