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Covid-19, un virus per l'economia?

Nella società che "abbiamo" costruito, il virus può essere visto come uno strumento di verifica?
Avvertenza: Questo contributo rispecchia l’opinione personale dell’autore e non necessariamente quella della redazione di SALTO.

Dal punto di vista psicologico, nonché biologico, questo è un territorio difficile. 

Le percezioni del rischio sono facilmente distorte, vuoi dagli interessi economici, vuoi da una massa poco uniforme di conoscenze mediche, mai eque e quasi sempre contrastanti, messe a dura prova dall’evoluzione di una novità virale: il Covid-19 (malattia causata dal virus SARS-CoV-2).

Il rischio di minimizzare, come quello di eccedere, è sempre sulla soglia di casa. Si fa sentire nell'aria, lo percepisci nel vuoto, te lo senti addosso: è la paura, è la sensazione di sopravvivenza… e se capitasse a me?

Ci affidiamo al criterio eulogico delle preghiere, glorifichiamo (solo oggi) il lavoro degli healthcare workers, dei soldati o degli “uomini-libro” (scienziati e ricercatori). L’eroina è la speranza… di un vaccino.

Il coronavirus è in cima ad ogni discorso umano ed intendo nel suo aspetto emblematicamente aroboreo: quando l’ambiente è sicuro si parla del tronco, dei rami, delle foglie, del fiore o dell’animale straniero che si annida in esso.

Quando l’ambiente è incerto, occorre andare alla radice del problema per capire. Scavare, badando e far caso a non chiudersi dentro la terra!

Dalla cima, alla radice del discorso che può essere intercettata in quelle interferenze, da noi prodotte (inquinamento, cibo tossico, stile di vita etc.), che vanno a minare le funzioni adattative cruciali dell’albero evolutivo che ha creato l’Homo sapiens.

Tali interferenze sono lo scarto di uno slancio economico che non conosce inibizione.

Come ci siamo ridotti? Perché il “nostro” sistema immunitario, quell'armatura che per millenni e millenni ci ha difeso “da ogni male”, non risponde ai nostri comandi inconsci?

La strana ribellione dei virus

“In principio” erano i batteri: la febbre tifoide del Peloponneso, la peste manzoniana, la peste di Atene, il colera, l’influenza spagnola e via dicendo: quasi tutti dei batteri!

Nel ventesimo secolo la strana ribellione dei virus, ci avete fatto caso?

Da qui il salto dalla parte biologica a quella cristiana è breve: “L’albero del bene e del male” ha lasciato cadere il suo frutto.

Qual è il nostro peccato?

L’averci accostato a Iddio in persona? O sarebbe più opportuno ridimensionare il nostro carattere evolutivo (compreso l’ego) e valutare la questione dalla prospettiva di un dotto escretore?

Siamo ingranaggi; siamo canali che trasformano le informazioni ingerite in escrementi; siamo canali per le feci; non produciamo alcun valore se non all'interno di una grande macchina definita “capitalismo”.

Dentro questo cerchio alcune parti possono entrare, altre no.

L’obesità può entrare? Si.

Le malattie tumorali possono entrare? Si

Quelle cardiovascolari? Ancora si.

È la disease mongering (‘commercializzazione delle malattie’): non c’è alcun ambito dove il fanatismo non possa danneggiare! L’idea della sicurezza, di poter consumare tutto fino all'ultima briciola: «Tu dominerai…!»

Il coronavirus può accedere? La risposta è ovvia, quanto diabolica: è la genesi della psicosi collettiva, del pensiero positivo ischeletrito nella sua parte vitale e messo all'angolo dalla sua stessa logica: è la parte che non produce alcun valore all'interno del “nostro” sistema.

Ed è questo quello che ci hanno fatto credere nella giostra capitalistica: “piccolo uomo, adesso osservi la casa che ti cade dietro le spalle ma non vedi i palazzi frantumarsi sopra i tuoi capelli!”

Con la distrazione, le routines, il loop, il pensiero perde la sua parte creativa e così ogni uomo, all'interno della giostra, può essere usato come “fonte di energia” per alimentare “bisogni inventati”.

Una cattiva gestione dell’economia mentale? O è un puro fatto di dimensioni?

Il gigante Gulliver giganteggia rubando a Lilliput l’intera flotta, come farebbe un bambino con delle navi giocattolo.   

Il virus è utile qualora ci consente di ripartire dalla base ridimensionando il gigante, ci fa approdare in una nuova dimensione; Gulliver, in Brobdingnag, diviene un uomo minuscolo, ridotto ad un essere insignificante che fa fronte ai giganti che popolano il paese. Adesso è lui che può essere schiacciato con una scarpa!

L’occasione di un romanzo, come quello del Covid-19, è di svelare i difetti in una società, utopistica e in continua rappresentazione ironica.

Uno strumento di verifica?!