Ambiente | Mobilità alternativa

Klimamobility 2017, imbarazzo idrogeno?

Edizione di Klimamobility 2017 in archivio, tante idee ma applicabili? Comunicazione a zero e le domande (tante) sull’idrogeno fra bus e nuove stazioni di rifornimento.
Avvertenza: Questo contributo rispecchia l’opinione personale dell’autore e non necessariamente quella della redazione di SALTO.
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Foto: Michele De Luca

Un’edizione un po’ dimessa quella del convegno Klimamobility tenutasi il 20 maggio scorso.

Di riflessi sui media locali non ne ho visti, forse svista dell’estensore di queste righe. Anche le pagine FB della Fiera e quella specifica, il profilo Twitter è fermo al 2015… su quello della fiera solo uno scarno tweet, zero sul sito news della Provincia. Sul sito del convegno, solo qualche foto (l’accredito stampa risulta ancora “a breve online”…), delle relazioni (non dovrebbe essere difficile caricare dei file pdf in pochi minuti) o di video (idem) ad oggi 24 aprile neanche l’ombra.

Tavola rotonda con un’assenza facilmente prevedibile?

Veniamo al tema idrogeno trattato nella “tavola rotonda” a fine mattinata. La prima constatazione è che risultava organizzata da IIT, Sasa, Alperia e Tesla. La partecipazione di quest’ultima è apparsa alquanto singolare se si pensa a ciò che il presidente/a.d. di Tesla, Elon Musk, pensa circa l’idrogeno per l’autotrazione. Non sarà stato quindi un caso che non ci fosse nessuno a rappresentarla fra i presenti ma nessuno lo ha spiegato.

Non mi dilungo sulle esperienze raccontate di chi utilizza le auto e sul fatto, assai interessante, che sopra i 90/100 km/h il consumo aumenta in modo sovra-proporzionale come accade sulle auto a batteria riducendo di molto l’autonomia media.

La singolare timidezza Sasa sui costi del progetto europeo Chic

Interessante doveva essere la partecipazione di Sasa, ma questa ha sorpreso in modo non propriamente positivo. Alla domanda (forse non concordata?) della moderatrice sui costi degli attuali bus H2 in circolazione, la direttrice di Sasa è parsa assai imbarazzata e ha preferito svicolare sul costo dei prossimi bus che verranno acquistati, 650mila Euro cadauno, praticamente tre volte tanto un bus convenzionale a motore termico (diesel o metano che sia). Una pessima figura, diciamolo.

Perché questa ritrosia? Timidezza, timore nell’esporre i dati, sopratutto nello spiegarlo? Non si sa. Eppure i dati sono noti. Sia del progetto al più tardi da novembre 2015, sia dei costi (stratosferici) di trazione da luglio 2016.

I nuovi 12 bus a idrogeno del progetto JIVE: perché non se ne parla, dov’è la trasparenza?

Che saranno 12 nuovi bus H2, anche questa una novità, lo aveva detto prima il responsabile della mobilità provinciale, il tutto nel progetto europeo Jive, qui una presentazione dettagliata.

Qualcuno lo sapeva? S'è detto poco, si parlava ad aprile 2016 di 15 bus, ma il progetto JIVE (Joint Initiative for hydrogen Vehicles across Europe) in quanto tale qui in loco non è mai stato presentato, mai riferito nulla pubblicamente, ma tant’è. Come pure che per questo progetto la STA incasserà (a differenza di Trentino Trasporti con 0 Euro) un contributo di circa 3 milioni di Euro, come riportato nella pagina UE di Cordis (su 7,8 milioni circa di spesa complessiva). Quindi 243.833 Euro per ognuno dei 12 bus, quindi, salvo errori di calcolo, la Provincia dovrà sborsare 406.166 Euro per ogni nuovo bus H2, ossia il costo di due bus convenzionali… e già qui...

Le considerazioni le lascio a chi legge queste righe, soprattutto se si considera che, sul fronte dei bus convenzionali, la scelta è ricaduta, come ormai ben noto, su 124 bus a gasolio (di cui 38 per Sasa, e non scordiamoci dei cinque bus da 18 metri usati...). Per tacere del fatto che comunque tali bus avranno costi di trazione e manutenzione pro km che potrebbero essere fino a 2,9 volte (se raffrontato ai bus a gasolio) o 3,5 volte (a confronto dei bus a metano) più cari delle trazioni convenzionali. Domanda quasi banale: ce li possiamo veramente permettere? Oppure fra qualche tempo si aumenterà il costo del biglietto urbano?

Dove sia la coerenza di tutto questo solo la Provincia, Sasa & C. possono spiegarcelo, soprattutto dovrebbero spiegare come mai nel 2008/2009 vi fu la virata idrogenistica che ha cancellato qualsiasi altra trazione alternativa dal panorama decisorio salvo pescare dal cappello di recente i bus a batteria dopo averli inizialmente snobbati ma aver perso contributi di vari progetti europei per gli e-bus. Ma nessuno, è da scommetterci, mai si impegnerà a fare chiarezza su ciò.

Tre nuove stazioni di rifornimento di idrogeno: a chi e per che cosa?

A lato l’aspetto che si vogliono aprire altre tre stazione di rifornimento H2. Mediamente una costa un milione di Euro. Appare curioso un aspetto, e cioè non si è fatto nulla per la diffusione dei distributori di metano. Ora si vogliono aprire tre impianti ma per quali mezzi? Ci siamo forse dimenticati del famoso "green corridor" a idrogeno dell'A22 di cui si parla da quasi un decennio e MAI realizzato? Nonostante l’ottimismo, a dir poco eccessivo, che si registra ormai da dieci anni a questa parte, la diffusione delle auto a idrogeno non solo è rimasta al palo ma è minata dalla prossima (forse…) diffusione delle auto a batteria. La stessa casa di Stoccarda ha fatto un mezzo passo in avanti ma pare anche indietro giusto poco tempo fa nonostante si sia affermato un po’ il contrario alla tavola rotonda.

Il tutto per dimostrarsi green a tutti i costi? Oppure siamo al “green-washing” conclamato per coprire… i continui massicci acquisti di auto, furgoni, camion e bus a gasolio da parte degli enti locali altoatesini?

Tanto (e purtroppo) questi semplici ragionamenti proprio non interessano a nessuno: politica, media e popolazione.

Ma si dovrà pur scriverle, no?