Politica | Democrazia Diretta

La soglia minima di firme

La nuova legge sulla Democrazia Diretta, verrà discussa dal 2 luglio in Consiglio provinciale ma non è detto che tutto fili liscio. La soglia minima di firme non piace.
Avvertenza: Questo contributo rispecchia l’opinione personale dell’autore e non necessariamente quella della redazione di SALTO.

La nuova legge sulla Democrazia Diretta che verrà trattata ai primi di luglio in Consiglio Provinciale, definita con grande fatica da Magdalena Amhof, Brigitte Foppa, Sepp Noggler e numerosi concittadini e organizzazioni è a rischio per alcuni importanti articoli. La soglia a 8.000 firme per accedere al referendum, il quorum del 25%, il referendum sulle leggi del consiglio provinciale ed in ultima analisi il processo partecipativo previsto, stanno per essere stravolti dal gruppo consigliare SVP.

La soglia minima di 8.000 firme da raccogliere per accedere allo strumento referendario non è stata decisa a caso, ma corrisponde alla quantità di voti necessari per essere eletti in Consiglio provinciale. Con 8.000 voti un consigliere acquista il diritto a proporre e votare le leggi provinciale. Ovviamente lo stesso diritto dovrebbe essere prerogativa dei cittadini, non c'è nessuna valida ragione ad aumentare tale soglia. A meno che non si voglia artatamente rendere gravoso o addirittura impraticabile l'uso dello strumento referendario. La scusa adotta dai consiglieri SVP sarebbe che siccome Iniziativa per più Democrazia, per presentare il proprio disegno di legge, ha raccolto negli ultimi anni più di 10.000 firme, occorre aumentarne la soglia. In realtà l'associazione ci ha messo più di 20 anni a raggiungere un tale obiettivo, le prime raccolte si sono fermate a 4.600 firme in ambito regionale. Solo gruppi ben organizzati sono in grado di raccogliere una tale quantità di firme ne tre mesi concessi. D'altra parte le 13.000 firme necessarie con la legge attuale non hanno portato ad una inflazione di referendum. È chiara l'intenzione di rendere il più difficile possibile portare al voto un referendum. Invece che favorire la partecipazione popolare alla vita politica e decisionale dei concittadini, assistiamo al tentativo di mortificarne le iniziative. Una buona legge per la partecipazione popolare alla politica, dovrebbe fornire ogni utile strumento per favorire la crescita democratica dei cittadini,  essere agile e facile nell'utilizzo dei propri mezzi. Solo così la Democrazia si fa piena nei propri due aspetti: Democrazia Rappresentativa per gli aspetti di amministrazione ordinaria e Democrazia Diretta per quegli interventi che incidono gravemente sulla finanza pubblica e sulla struttura politica della Provincia.

Non ci resta che sperare che un raggio di luce illumini il gruppo consigliare SVP

Argante

Brancalion