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Ve lo ricordate il dicembre 2012?

La nuova serie a fumetti in edicola di Sergio Bonelli Editore si chiama "Darwin": un mondo post-apocalittico in cui la fine del mondo è avvenuta secondo la profezia Maya.
Darwin numero 1, "Destini incrociati"
Foto: Masiero/Piccatto/Riccio/Santaniello (SBE)

21 dicembre 2012

Circa dieci giorni fa è arrivato nelle edicole di tutta Italia il numero 1 di Darwin, la nuova miniserie a fumetti della Sergio Bonelli Editore (Tex, Dylan Dog). La serie, composta da otto numeri, è proposta dalla nuova etichetta Audace curata dallo sceneggiatore e direttore editoriale Michele Masiero. Ma perché è interessante parlare di questa serie? Per tre ragioni: la prima riguarda la sua storia editoriale, la seconda l’evento scatenante della storia e la terza riguarda il tema del post-apocalittico.

Darwin è uscito per la prima volta nel 2012 nella collana Romanzi a Fumetti di Sergio Bonelli, un volume da edicola teoricamente autoconclusivo ideato e disegnato da Luigi Piccatto e scritto da Paola Barbato. Il fumetto racconta la storia di Kent Darwin, uno studente irlandese che frequenta la Sorbona e che sta per chiedere alla sua ragazza (Cheiko) di sposarlo. Solo che una pioggia di meteoriti devasta Parigi e il ragazzo si sveglia dopo molti mesi dall’accaduto in una città in mano alle bande. È il 21 dicembre 2012 e in questo universo narrativo la leggenda della profezia Maya si è avverata.

 

 

 

Al libro, però, manca un vero e proprio finale e le varie linee narrative che riguardano soprattutto i comprimari della serie non sono state sciolte. Ma per questo - anche se qualche lettore avrà aspettato ben sette anni - è arrivato il sequel della storia (con sceneggiatore, formato e collana diversi). Ed è curioso che la storia fosse uscita proprio nel 2012, una sorta di what if sulla fine del mondo in diretta, un commento narrativo al presunto e buffo destino verso il quale sarebbe dovuta andare in contro la Terra.

 

Il nuovo numero 1

 

Il primo numero della serie, seppur introduttivo, dissemina indizi e dichiara per quali strade vuole portare il lettore, ovvero alla ricerca di un misterioso artefatto in grado di ripristinare l’equilibrio mondiale (lo stesso posto dove sarebbe preservato il Graal). A guidare la ricerca nei prossimi numeri saranno i ragazzi Indaco, un gruppo di prescelti il cui compito è salvare le sorti del mondo e capire cosa sia successo - magari nell’ordine inverso. Gallia narbonense, la Gerusalemme delle crociate, la Berlino del ‘45 e la Parigi del 21 dicembre 2012: per risalire all’origine dell’artefatto e all’idea di creare i ragazzi Indaco bisogna attraversare le epoche e i paesi. D’altronde la profezia è millenaria, no?

Ma ritorniamo all’immagine della pioggia di meteoriti che devasta Parigi. E quindi all’immagine del mondo che fa il suo discorso di commiato. Perché? Perché non è l’unico evento catastrofico uscito fuori dalle storie bonelliane: basti ricordare l’arco narrativo del Ciclo delle Meteora sulle pagine del Dylan Dog attualmente edicola, in cui una meteora si sta dirigendo verso la Terra e spazzerà via tutto. Per uscire fuori dal fumetto italiano abbiamo la nuova serie televisiva pre-apocalittica di prossima produzione ideata dallo sceneggiatore di fumetti Robert Kirkman (The Walking Dead, Outcast, Oblivion Song) che racconterà il modo in cui si comporteranno gli esseri umani sapendo di stare per andare incontro a morte certa. Come? Sì, a causa di una meteora.

 

 

Insomma, il pensiero riguardo il destino teleologico del mondo e degli uomini - seppur antichissimo - pervade sempre di più le opere di finzione che fruiamo e le immagini entrano nel nostro immaginario collettivo. E a quanto pare a causa di corpi celesti che provengono dallo spazio profondo. In un’intervista di qualche tempo fa Raffaele Alberto Ventura (Eschaton) ha detto a Salto: “C'è anche un certo culto millenarista di fondo. A livello inconscio manifesta sicuramente una paura, forse però manifesta anche una tentazione. Forse abbiamo un desiderio di fine del mondo perché pensiamo che peggio di così non possa andare. In realtà non è così, può andare molto peggio di così, anche questo è un problema da risolvere”.

 

Il giudizio

 

A parte le ragioni per cui è interessante parlare di Darwin, com’è il primo numero?  L’episodio risente del fatto di essere un sequel, anche se è scritto per essere letto in modo autonomo (sulla seconda di copertina c’è un ottimo riassunto del capitolo precedente) e l’immissione del lettore nelle vicende è un po’ brusco, i rapporti tra i personaggi non sono individuabili fin da subito. Il linguaggio dei personaggi e in generale la narrazione della serie presentano i classici toni bonelliani - nonostante l’etichetta Audace ci avesse abituato ormai a un linguaggio più al passo con i tempi, come in Deadwood Dick o in Mister No Revolution, due stupende miniserie scritte sempre da Masiero.

I disegni di Piccatto, Riccio e Santaniello però hanno una buona regia e calano subito il lettore nel mondo narrativo, attraverso un disegno a cavallo tra il realismo tradizionale e la ricerca dell’espressionismo (e insomma è il solito e affidabile Piccatto). L’impostazione delle vignette rimanda a una classica gabbia Bonelli, poche le eccezioni, come l’abbondanza di molte vignette orizzontali, per simulare un effetto cinema, molto usato nel fumetto anglo-americano. La presenza di molti misteri divertenti, la bellezza dei disegni e il tempo di lettura, rendono però Darwin un bel fumetto da edicola, nonostante magari ci si aspettasse più tempo per approfondire i fatti antecedenti per godere al meglio dell’esperienza della lettura.