Politica | Il Trentino Assente

Quel silenzio assordante sulle Autonomie

Lo scontro che vede Roma contrapporsi a Veneto e Lombardia è qualcosa che riguarda il nostro Trentino molto da vicino.
Avvertenza: Questo contributo rispecchia l’opinione personale dell’autore e non necessariamente quella della redazione di SALTO.
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Foto: upi

Lo scontro che vede Roma contrapporsi a Veneto e Lombardia è qualcosa che riguarda il nostro Trentino molto da vicino. Per voce dei Cinque Stelle (e non solo) ne abbiamo sentite di tutti i colori; qualcuno ha persino fatto intendere che l’istruzione gestita a livello regionale significhi puntare al ribasso anziché al rialzo (Trentino e AA avrebbero qualcosa da dire in proposito, avendo un sistema di eccellenza nel campo della conoscenza, vedi classifiche naszionali Invalsi; ma nessuna voce della maggioranza locale si è presa la briga di ricordarlo, in questi giorni, né a Trento né a Roma).
Qualcuno potrebbe pensare che questo sia “solo” un problema - o meglio “il” problema - di Matteo Salvini ma non è così. Se è vero che la questione “autonomia” è diventata per questo personaggio un vero e proprio cruccio, è anche vero che il Trentino non può tirarsi indietro su questa partita.
Per Salvini il non raggiungimento dell’obiettivo, promesso a più riprese, significherebbe perdere i voti del Nord (in particolare di Veneto e Lombardia che da tempo la chiedono a gran voce) e vedere confermata una scissione nella Lega (con il ritorno alle origini, come da molti auspicato).
Centrare l’obiettivo però potrebbe costargli ancora più caro perché rischierebbe di perdere tutti i voti che la Lega (non più Nord) è riuscita a catalizzare al Sud. Difficile pensare anche che un futuro governo di centro destra – con la nazionalista Meloni come protagonista – possa assecondare le richieste autonomistiche dell’attuale vice premier.

Come se non bastasse questo, a complicare il quadro, ci sono le pressioni provenienti da Lombardia e Veneto attraverso le dichiarazioni dei relativi Presidenti. Da un lato Attilio Fontana tuona: “Mi ritengo assolutamente insoddisfatto dell’esito del vertice sulle Autonomie. Aspettiamo di vedere il testo definitivo, ma se le premesse sono queste, da parte mia non ci sarà alcuna disponibilità a sottoscrivere l’intesa. Abbiamo perso un anno in chiacchiere, mi sento profondamente amareggiato”. Dall’altro gli ha fatto eco il Presidente veneto Luca Zaia: “Resto basito davanti all’ennesimo rinvio. Pensavo che il premier fosse così autorevole da chiudere la partita. Noi veneti ne abbiamo le tasche piene”.

In questa partita però c’è anche una rivendicazione concreta, precisa e condivisibile: quella di due territori che vogliono far sentire la propria voce chiedono la possibilità di autogovernarsi. Chiedono, nella sostanza, di poter spendere in autonomia i soldi che già vengono loro concessi. Chi conosce i meccanismi che regolano l’autonoma non può che concordare con queste legittime richieste.

Preoccupa che, in questo contesto, la Politica trentina sappia concepire solo “assordanti silenzi” scegliendo di “latitare” anziché cercare di essere elemento propulsivo della partita.
 
Non possiamo considerare la nostra autonomia come un’esclusiva, né tanto meno come una primogenitura “sine die”. In tal senso non possiamo essere contrari o mettere in discussione gli spazi di autonomia rivendicati da altre regioni ma dobbiamo appoggiarli.

Ma se crediamo che l’autonomia significhi libertà e non privilegio, se crediamo che la gestione responsabile del territorio sia un valore aggiunto e, se crediamo che attraverso una gestione differenziata e non omologante delle regioni si possa tirar fuori il meglio dai territori del nostro Paese, non possiamo stare alla finestra.

C’è l’esigenza di raccordarsi e sostenere le battaglie autonomistiche e quindi il senso delle Regioni Autonome. In questo però, il Trentino è il grande assente.
Forse, oggi, mancano personaggi politici del calibro di Enrico Pruner in grado di creare alleanze con i movimenti autonomisti e federalisti italiani ed europei allo scopo di valorizzare l’autonomia, tutelare le minoranze linguistiche, difendere le peculiarità della montagna, delle tradizioni e delle identità dei territori. Stanco e assuefatto pare anche il movimento autonomista, incapace di rinnovarsi autenticamente e di risultare comprensibile ai giovani (che più che di profughi – e qui ancora una volta ritorna attuale il Pruner “die Grüne” - si interessano e sempre più di ecologia e salvaguardia ambientale. Temi molto cari e attuali).

Serve in ogni caso un’alleanza territoriale che vada oltre gli schemi e gli interessi, ma mancano drammaticamente attori e contenuti. Attenzione perché se dovesse prevalere la tesi centralista tutto diventerebbe più complesso: sia nei rapporti tra centro e periferia a livello nazionale (Regioni-Stato Centrale) che nei rapporti di “vicinato” tra Trentino-Alto Adige/Su¨dtirol e le Regioni confinanti.

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Massimo Mollica Gio, 08/01/2019 - 22:42

Autonomia significa innanzitutto responsabilità! Cioè gestire il bene comune in modo responsabile. Si spende quello che si crea, punto. Ed è vero che il Trentino è assente, ma semplicemente perché ha perso quella spinta autonomista alla De Gaspari. E infatti tutti gli indicatori economici sono buoni ma inferiori a quelli dell' Alto Adige Südtirol. Detto questo la riforma autonoma voluta da Lombardia e Veneto è sbagliata per due semplici motivi: il primo perché parte da una visione egoista e fuori dalla visione nazionale, la seconda è che è regionale, e invece dovrebbe essere provinciale! Sono le province che dovrebbero essere autonome e TUTTE, non solo quelle del nord. E poi chiaramente dovrebbe venirsi a creare un sistema di aiuto a quelle realtà che devono necessariamente migliorare. Il concetto è che nel mondo globalizzato la gestione è locale ma fa parte di un insieme più grande che riguarda in primis l' Italia e poi l' Europa, entità che possono difenderci da realtà ben più grandi di noi. Tutta l' Italia dovrebbe essere gestita da province autonome e quelli all'attuale opposizione dovrebbero capirlo. Ma sono troppo ottusi per farlo. Ricordando, e concludo, che l'autonomia significa soprattutto responsabilità. Quindi se una realtà come Trenord fa pietà è colpa unicamente dei politici locali.

Gio, 08/01/2019 - 22:42 Collegamento permanente
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Benno Kusstatscher Gio, 08/01/2019 - 23:50

In risposta a di Massimo Mollica

Concordo che la visione solidale manca completamente, e senza una certa solidarità costruttiva non funzionerà lo stato, né l'Europa, né i rapporti fra BZ/TN e la Lombardia e il Veneto. Nicola ha raggione che il contributo nostro è scarso, quindi non puntiamo il dito. Concordo anche che le autonomie dovrebbero essere provinciali, ma differenziatamente. Guardando Sondrio, VCO e Belluno è ben ovvio. Guardando però l'Emilia o la Sicilia, per esempio, a gran parte regioni omogenee, a chi servirebbe un'autonomia provinciale, mi dica?
Perché non applicare lo stesso modello come si fa con i comuni: referendum per riunirsi, e vantaggi per coloro che si riuniscono. Gli altri prendono un'autonomia un po' più locale, che certamente deve avere un certo prezzo, siccome ci sono costi aggiuntivi. E poi ognuna provincia sceglierà la sua.

Gio, 08/01/2019 - 23:50 Collegamento permanente
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Sepp.Bacher Ven, 08/02/2019 - 08:56

In risposta a di Benno Kusstatscher

Benno, ich möchte deine Meinung voll unterstützen. Der Ansatz gefällt mir; über die Autonomieforderungen der Regionen des Nordens/Nordostens habe ich zu wenige Grundinformationen. Einen Finanzausgleich braucht es sicher!
Weiters: "Der Norden darf aber auch nicht den Süden füttern, denn der muss sich auf die eigenen Füße stellen - ausgenommen das Grundeinkommen, welches das Pro-Kopf-Einkommen sicher erhöhen wird.
Man sollte den Regionen des Südens die Steuerhoheit geben: wenn sie für mehr Steuern und weniger Korruption bzw. Schwarzarbeit sorgen, haben sie auch mehr Geldmittel zur Verfügung!"

Ven, 08/02/2019 - 08:56 Collegamento permanente