Cultura | Salto Weekend

I tre mondi di Castel Moos

Alla scoperta della storia culturale e culinaria del Sudtirolo nell’ambito del progetto „Alla salute!“ dell’Associazione musei.
Avvertenza: Questo contributo rispecchia l’opinione personale del partner e non necessariamente quella della redazione di SALTO.
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Foto: Salto.bz

Castel Moos è fatto di tre mondi, quello dei cavalieri, quello delle dame e quello della servitù: c’è la sala dove il signore del castello invitava i suoi amici dopo la caccia per banchetti con cibo e vino in abbondanza. Forse è dovuto anche al tasso alcolemico il fatto che gli affreschi della sala mostrino un „mondo alla rovescia“, pieno di paradossi: qui troviamo topi che dichiarano la guerra ai gatti, un albero della fertilità pieno di falli che le donne raccolgono in grandi cesti come fossero frutta matura e una nobildonna seduta a cavallo che va a caccia di uomini, con tanto di falco sul braccio; le sue prede, un branco di stolti giullari, se le trascina dietro al cavallo, legati come schiavi.

Nella stanza della signora del castello invece i toni degli affreschi sono più sottili ma sempre a sfondo amoroso-sessuale e pieni di simboli: circondato da uccellini che si cibano di uva e melograni (fertilità), c’è un unicorno (purezza) e un giovane amante rappresentato volutamente senza volto, in procinto di scappare per non essere riconosciuto.


La cucina invece era il mondo della servitù e qui gli spazi sono „affrescati“ solo dalla fuliggine: questi muri neri ci parlano di fumo e fatica, di fuoco acceso alle tre del mattino per cucinare con pesanti calderoni appesi a varie altezze per regolare la cottura, di acqua e di legna portate su in spalla con uno zaino fatto di assi di legno.

E se nelle stanze dei cavalieri e delle dame tutto era dedicato all’ornamento, alle fantasie e ai simbolismi, qui nel mondo della servitù non avevano tanti grilli per la testa. Gli oggetti ci mostrano una vita quotidiana molto concreta: un seggiolone per bambini che ha la stessa costruzione di quelli odierni, centrifughe per fare il burro, taglieri per il pane secco e un’enorme caffettiera che la nostra guida Inge Lanthaler chiama affettuosamente “l’antenata della Bialetti”. La signora Inge racconta in maniera vivace e divertente e per ognuno degli oggetti ha una storia o un dettaglio da evidenziare. Così quando entriamo nella stanza dove mangiava la servitù ci fa notare i tagli sulle pareti di legno: qui, quando venivano a tavola, i lavoratori piantavano i loro coltelli a falce usati per la vendemmia e per un breve momento si riposavano anche loro.


Castel Moos si può visitare nel periodo da giovedì santo fino alla fine di ottobre, solamente con le visite guidate: da martedì a domenica alle ore 10, 11, 15 e 16