Società | Aborto

Le campagne anti-choice

Se ti preoccupi più per i diritti di un feto non ancora nato che dei diritti della donna che lo porta, allora non sei “pro-vita”.
Avvertenza: Questo contributo rispecchia l’opinione personale dell’autore e non necessariamente quella della redazione di SALTO.
non è un veleno
Foto: non è un veleno

In molte città italiane, gli spazi pubblici sono periodicamente invasi da manifesti di organizzazioni anti choice che danno un’informazione fuorviante e antiscientifica in tema di aborto. Uno di questi manifesti definiva di recente la pillola abortiva RU-486 un veleno, altri mostrano bambini già formati definendoli “feti”. La campagna “non è un veleno” e le azioni femministe di lettura critica e scientifica delle comunicazioni anti choice vogliono che quando si parla di aborto, a prevalere non siano i dogmi, ma la corretta informazione scientifica. Anche per le strade dell’Alto Adige compaiono periodicamente, generosamente finanziati da molte istituzioni altoatesine, simili manifesti delle associazioni anti-choice “ProVita&Famiglia” e “Bewegung für das Leben”. Questi movimenti sono anche molto attivi sui social e con pubblicazioni periodiche che arrivano persino nelle scuole (anche medie) della provincia. È inaccettabile che con soldi pubblici (Öffentliche Beiträge Bewegung für das Leben 2020) si finanzino messaggi che tendono a colpevolizzare o stigmatizzare l’autodeterminazione delle donne, un diritto sancito per legge dal 1978. Hai un utero? Decidi tu. Non hai un utero? Taci.