Società | Giochi invernali

Le Olimpiadi degli stereotipi?

Al Festival dello Sport di Trento il panel dedicato a Milano-Cortina 2026 lascia trasparire gli stereotipi di genere, senza affrontare questioni fondamentali.
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Foto: IlFestivaldelloSport

Nella cornice del Festival dello Sport di Trento molti sono i riferimenti alle future Olimpiadi invernali di Milano Cortina 2026. Dagli spot promozionali alle frequenti domande rivolte agli atleti, la pubblicità per l’evento è diffusissima e mai come in questi giorni si ha l’impressione di essere molto vicini al 6 febbraio 2026, data d’inizio dei giochi. Proprio nella mattinata di ieri (23 settembre) è stato organizzato un panel intitolato Milano-Cortina 2026, Tutto il rosa dei giochi, colore da stereotipo per eccellenza, scelto per riferirsi alla partecipazione delle donne alla compagine organizzativa.

 Le questioni più dibattute sono rimaste nascoste, in un panel che sembrava volesse essere un mero sponsor, girato con largo anticipo

Nel Teatro Sociale di Trento, davanti ad uno sparuto pubblico, che si limitava ad occupare quasi solamente la platea, l’incontro si è aperto con una presentazione delle varie atlete, specializzate in discipline diverse, durante una carrellata definita, dalla stessa conduttrice, una sfilata, per poi proseguire con un dibattito che ha coinvolto le professioniste, tutte medagliate, nel ribadire quanto le donne siano ancora attanagliate dagli stereotipi di genere, che non risparmiano neanche coloro che hanno vissuto una vita sportiva straordinaria. Tra un  “Mamma: il mestiere più bello del mondo”, “Conciliazione della vita lavorativa e familiare: la vera sfida”, “Le donne e la loro empatia”... Gli argomenti legati alle Olimpiadi sono rimasti in superficie e neanche il successivo arrivo sul palco di Giovanni Malagò, Presidente del CONI (Comitato Olimpico Nazionale Italiano) e di Luca Pancalli, Presidente CIP (Comitato Italiano Paraolimpico) è riuscito a smorzare la zuccherosa atmosfera patinata. L’incontro, al contrario, è proseguito tra complimenti piacioni e riferimenti alla maggiore sensibilità femminile, senza che emergesse appieno l’importante lavoro che le organizzatrici stanno svolgendo nell’ambito della direzione organizzativa per la prossima Olimpiade. Nonostante il riconoscimento, da parte di Malagò, dell’alto livello delle colleghe, le questioni più dibattute sono rimaste nascoste, in un panel che sembrava volesse essere un mero sponsor, girato con largo anticipo.

L’occasione, invece, sarebbe stata adatta per mettere in luce gli aspetti critici di queste Olimpiadi, promosse come Olimpiadi di nuova generazione, a basso impatto economico ed ambientale, e chiarire i dubbi in merito alla complicata realizzazione di giochi che richiamano folle di atleti e tifosi in territori delicati come quelli montani. Se molto si è parlato di eredità olimpiche, soffermandosi sulla necessità di coinvolgere tutti gli Italiani nella pratica sportiva, non si è stati così prodighi nel tentare di riflettere sulle conseguenze che la predisposizione di piste, spalti e impianti può provocare nell'ecosistema. Resta da lodare, invece, lo sforzo del Presidente Pancalli, di Francesca Porcellato e Martina Caironi, entrambe professioniste paraolimpiche, nel sottolineare quanto i giochi debbano essere un punto di svolta nel diffondere la cultura dell’inclusività: riuscire a coinvolgere un pubblico ampio può, infatti, tradursi in una visione diversa della disabilità, da non percepire più come una condanna e rappresentare, inoltre, un grande fonte d’ispirazione contro l’abilismo.

 Il panel si è dimostrato essere una vetrina artificiosa, in cui si è deciso di non fare emergere le vere capacità delle varie atlete coinvolte

Gli spunti non sono quindi mancati, ma si è deciso di sorvolare; tra timidi e generici riferimenti alle difficoltà, che già ci sono o che potrebbero presentarsi, il panel si è dimostrato essere una vetrina artificiosa, in cui si è deciso di non fare emergere le vere capacità delle varie atlete coinvolte, ancora una volta ricondotte a modelli mai troppo lontani dalle classiche forme patriarcali. 

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Oskar Vallazza Sab, 09/24/2022 - 18:13

Grazie Ludovica per l'articolo, che espone chiaramente un difetto presente in tutti gli eventi che la città di Trento sforna a raffica, quasi senza soluzione di continuità: quelli che tu chiami "complimenti piacioni", ossia quelli degli organizzatori che si ritrovano a battersi pacche sulle spalle per l'ennesima riuscita di eventi che, nonostante i titoli roboanti e la relativa pubblicità, si basano - senza tante remore - sul modello del "magna e bevi, basta che ci porti soldi". Molto spesso, quasi di regola, i contenuti vengono svuotati della loro possibile valenza culturale e sviliti a mero veicolo per stimolare ormai radicate usanze basate sul consumo impulsivo, il quale certo non vive di atteggiamenti critici o dialogici. Il tutto si riduce quindi ad operazioni di marketing ben orchestrate in cui Trento sembra essersi specializzata. Fortunatamente ci sono anche iniziative che non si appiattiscono sul livello sopra descritto, il che non cambia le mie impressioni sull'andazzo generale. Ancora a maggio 2022 in piena crisi bellica e relativa penuria energetica, molti bar e ristoranti dell'iperdecantato centro storico hanno usato senza freni fornelli a gas esterni che riscaldavano l'aria già tiepida delle sere trentine. Nessuno a Trento ha detto niente, come nessuno sembra risentirsi di tante altre cose che sarebbe troppo lungo affrontare in questo post. L'importante è continuare la tiritera dei "complimenti piacioni"per celebrare senza ritegno i primati di Trento in ogni ambito ed in ogni sede: Trento è e rimarrà la migliore, quindi perché preoccuparsi...magna e tasi.

Sab, 09/24/2022 - 18:13 Collegamento permanente