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Al voto siam Fascisti!

Dopo quasi 100 anni, un movimento che si richiama all'ideologia fascista potrebbe tornare in Parlamento. L'ex candidato sindaco Puglisi Ghizzi ci spiega come.
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Foto: Facebook

Piccola foto ricordo. Era l'inizio di maggio di due anni fa. Bolzano si preparava ad andare al voto per le comunali e CasaPound invitò il leader Simone Di Stefano a sostenere la candidatura a sindaco di Maurizio Puglisi Ghizzi. Dal palco, allestito in piazza Matteotti, Andrea Bonazza cercò di sfidare il principio di non contraddizione: “Il nostro è puro e semplice senso civico e io quasi mi vergogno a chiedervi il voto”. Adesso la contraddizione (e la vergogna) sembrano definitivamente sparite. Il voto viene chiesto di nuovo per tentare l'impresa più ardita: riportare, a quasi 100 anni di distanza dalla prima volta, i fascisti nel Parlamento italiano, dopo aver centrato obiettivi “istituzionali” importanti in vari comuni del Paese (a cominciare proprio da Bolzano, dove in Consiglio figurano ben tre loro rappresentanti), e alzare così in modo assai probabile il gradimento che nel 2013 si era fermato allo striminzito 0,13%. Se l'asticella dello sbarramento al 3% vi appare ancora troppo alta, è probabile che negli ultimi cinque anni siete stati piuttosto distratti.

Duri e puri?

Puglisi Ghizzi mi riceve nel suo ufficio, con vista sul Monumento alla Vittoria, ed è affabile, come sempre. “Ci candidiamo in quasi tutti i collegi, perché vogliamo essere pienamente presenti nelle istituzioni democratiche. Del resto, è la cittadinanza stessa a chiedercelo. Qui a Bolzano siamo riusciti a raccogliere 200 firme in poche ore, e ti assicuro che chi si è presentato a sostenerci non rappresentava per nulla lo stereotipo del militante tatuato col braccio sempre teso”. Il profilo variegato – Puglisi dixit – si compone di grillini delusi, mamme e semplici cittadini che hanno perso la fiducia nei politici “tradizionali”, dunque stavolta intendono optare per chi si attesta in modo concreto sul territorio. Una ricetta vincente. Così come vincente appare il doppio binario sul quale il treno di CP ormai viaggia spedito verso l'estensione del consenso: dalla recente e impressionante marcia romana, nel quartiere Tuscolano, per commemorare quanto avvenne quarant'anni fa nella sede di Acca Larentia, alla partecipazione, per l'appunto, alle prossime elezioni, puntando tutto su una “differenza” – anche nei confronti delle altre formazioni di estrema destra (come Forza Nuova) – che vorrebbe suggerire “purezza”.

Tirare dritto

Si diceva della “differenza”. Mentre ovunque le liste si accostano, si apparentano e candidati più o meno paracadutati servono soprattutto a fare ingoiare giganteschi rospi a chi cinque minuti prima avrebbe giurato “mai più così”, dalle parti di CasaPound si tira dritto (“Direzione Parlamento”, suona lo slogan) e si emettono giudizi senza appello all'indirizzo di molto ipotetici interlocutori della stessa area di riferimento: “Il Centrodestra è solo una truffa. Mi chiedo per esempio come possano stare insieme persone che puntano ad abolire la legge Fornero con altre che l'hanno votata. Matteo Salvini oggi dice una cosa e il giorno dopo, anzi due minuti dopo Silvio Berlusconi l'ha già corretta e smentita. Per non parlare di proposte che fanno subodorare una politica sociale equivoca e perciò in partenza fallimentare. Per noi le cose sono sempre state chiare e non abbiamo bisogno neppure di sottolinearlo: puntiamo ad avere l'approvazione di chi crede che sia giusto anteporre in primo luogo gli interessi nazionali e siamo vicini a tutti gli italiani che amano il proprio paese. Dei giochetti di potere ce ne importa meno di nulla”.

Donne guerriere

La tartaruga frecciata, all'occorrenza, sta imparando però a diventare anche camaleonte, o perlomeno una tartaruga colorata. Anche di rosa. Una delle cose che sorprendono di più è infatti l'insistenza sul contributo femminile che sempre più spesso viene esibito come tratto peculiare di un movimento finora percepito come eminentemente marziale – e quindi anche in prevalenza maschile. Il mensile Marie Claire – non esattamente un foglio littorio – ha di recente dedicato un articolo al fenomeno. E Puglisi Ghizzi evidenzia come nelle liste che si stanno componendo la presenza femminile è volutamente elevata. Piccole Carlotte Chiaraluce crescono, insomma, e anche dalle nostre parti (caso Foti a parte) la tendenza sembra confermata. In Trentino-Alto Adige, per la Camera (plurinominale), ci saranno dunque Venere Lia, Alessia Greco e Julie Christina Bonke. Al Senato (Collegio di Bolzano), Raffaella Piras e a Merano Silvia Dalpiaz. L'importante è remare tutti dalla stessa parte, uomini e donne, ripetendo come un mantra il richiamo del “capo” (che per il momento però è ancora uno con la barba e non assomiglia affatto a Conchita Wurst): “Se sei di destra, di centro o di sinistra non importa a noi di CasaPound, se ti riconosci in un Popolo e in una Nazione con i suoi confini, sei dei nostri. Per queste elezioni, dannazione, smettete di credere per una volta alle fandonie e fate sì che per una volta non sia un compromesso al ribasso, ma sia una dichiarazione di guerra nei confronti di questi maledetti ladri che ci hanno distrutto la Nazione”.

Con quel sovrano disprezzo

L'incontro con Puglisi Ghizzi si chiude con altre bordate e alcuni annunci. CasaPound si dichiara alternativa al Movimento Cinque Stelle (“Sono degli incompetenti, dove governano hanno dimostrato di non esserne capaci e anche nel Comune di Bolzano si distinguono solo per le loro astensioni sulle votazioni”), rifiuta il metodo delle candidature paracadutate (“Noi esprimiamo l'essenza del radicamento territoriale. È vero, Andrea Bonazza sarà candidato anche in Veneto – nel Collegio Veneto 2 (ndr) –, ma solo perché ha un legame storico con la città di Padova”) e invita tutti a partecipare alla conferenza stampa che si terrà a fine mese nella sede del movimento, in via Battisti, dopo l'ufficializzazione delle candidature. Il 4 marzo 2018 è vicino, ma si rivelerà anche non troppo distante da quel 21 giugno del 1921, quando cioè 35 deputati fascisti fecero per la prima volta il loro ingresso nel Parlamento italiano? Benito Mussolini allora parlò molto di Alto Adige e il suo primo discorso fu registrato come uno “squillo di battaglia preannunziatore di una sua prossima completa vittoria”: “Non mi dispiace, onorevoli colleghi, di iniziare il mio discorso da quei banchi dell'estrema destra dove, nei tempi in cui lo spaccio della Bestia trionfante aveva le sue porte spalancate ed un commercio avviatissimo, nessuno osava più sedere. Vi dichiaro subito, con quel sovrano disprezzo che ho di tutti i nominalismi, che sosterrò nel mio discorso tesi reazionarie”. Pare che oggi non tutti ricordino come andò a finire.