Ambiente | alta venosta

Manca l'acqua: colpa dei 'cannoni'?

I Verdi: autobotti a causa del turismo e dell'innevamento artificiale. Vettorato: investiamo in bacini artificiali. Rispettate le prescrizioni date 10 anni fa?
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Foto: Berufsfeuerwehr

Negli ultimi giorni gli uomini del corpo permanente dei vigili del fuoco sono dovuti intervenire con due autobotti a Burgusio, nel comune di Malles, per trasportare acqua potabile. Solo lunedì, 26.000 litri di acqua potabile sono stati portati nel serbatoio della frazione di Prämajur. Stando a quanto affermano i Verdi in un’interrogazione e alle prescrizioni imposte dal Comitato di valutazione di impatto ambientale di 10 anni fa, l’indiziato numero uno è l’innevamento artificiale nell’area sciistica di Malles, avvenuto a seguito di una delle estati più siccitose degli ultimi vent’anni.

L'operazione dei vigili del fuoco era inizialmente prevista per ieri (mercoledì 25) ma è stata anticipata di due giorni a causa della forte carenza di acqua potabile nel serbatoio della frazione. "È la prima volta che è stato necessario riempire il serbatoio dell'acqua potabile con le autobotti", ha spiegato Tobias Peer assessore comunale di Malles. Il serbatoio, che si trova nell'area sciistica di Watles, era già praticamente quasi vuoto quando sono intervenuti i pompieri. La sorgente che rifornisce Prämajur di acqua potabile ha avuto una minore portata negli ultimi tempi. Peer attribuisce la colpa ai cambiamenti climatici, all'inverno con poca neve e all'estate calda dell'anno scorso. Inoltre, ha spiegato, l'afflusso di turisti continua ad essere elevato: "Quest'anno il solito crollo dell’afflusso turistico di gennaio non c’è stato ed il numero di ospiti è ancora alto", dice Peer. La soluzione individuata dagli amministratori dell’Alta val Venosta sarebbe l’aumento della capacità di stoccaggio dell'acqua potabile a Prämajur. Allo stesso tempo, il sindaco del comune di Malles, Josef Thurner, chiede a tutti un uso più attento e parsimonioso dell'acqua potabile.

I Verdi altoatesini la vedono diversamente. “Non è la prima volta - si legge in una nota - che le località turistiche soffrono di carenze idriche; l'anno scorso sono state colpite alcune zone dello Sciliar. Gli esperti stimano che in Alto Adige si consumano quasi 500 litri di acqua potabile al giorno per ogni turista, mentre i residenti hanno bisogno di circa 200 litri al giorno. Innevamento artificiale sulle piste, piscine, aree benessere e il lavaggio di grandi quantità di biancheria fanno aumentare a dismisura il consumo di acqua nel settore turistico. Gli anni di siccità aggravano la situazione perché dalle sorgenti arriva meno acqua”.

 

Secondo gli ambientalisti la risposta del sindaco di Malles a questa crisi a Watles è “più che irritante”: “Secondo lui bisognerebbe attivare, al più presto e con fondi pubblici, nuove sorgenti d’acqua potabile per il turismo. Eppure lo sfruttamento delle riserve di acqua potabile ha raggiunto ormai il limite. Sarebbe più rapido e giusto far pagare alle imprese turistiche delle tariffe idriche più alte, forse a quel punto aumenterebbe l’impegno per il risparmio di acqua potabile", sostiene Hanspeter Staffler.

L'assessore provinciale Giuliano Vettorato ha risposto il 9 settembre 2022 a una interrogazione dei Verdi, dicendo che i Comuni avrebbero in linea di principio la possibilità di introdurre una categoria aggiuntiva con classi tariffarie maggiorate e basate sul consumo. “Se questa possibilità esiste, allora pensiamo che debba essere assolutamente usata!”, osservano i Verdi.

“La val Venosta non è considerabile una zona altamente turistica. Credo abbia senso investire in bacini di raccolta d’acqua anche a tutela dell’agricoltura e dei cittadini. Gli ambientalisti ritengono non si possa scavare nelle montagne, e lo capisco, ma oltre a fare campagne per la riduzione del consumo di acqua, è necessario fare questo tipo di investimenti”.

Consultando l’archivio delle pratiche di valutazione di impatto ambientale si scopre che dieci anni fa, quando le società progettarono gli investimenti per l’innevamento artificiale ottennero dalla Provincia il via libera allo sfruttamento delle acque dei laghi dei Pfaffenseen e del rio Grosboden, bacino naturale che si trova in quota tra le montagne che separano gli abitati di Burgusio e di Slingia. La Touristik & Freizeit spa, società che gestisce tra il resto gli impianti di risalita del Watles, aveva presentato un progetto per derivare una parte delle acque del lago e del suo affluente in modo da creare un bacino per alimentare i cannoni da neve. Secondo i tecnici, però, l'intervento rischiava di toccare i delicati equilibri ambientali della zona.

La val Venosta non è considerabile una zona altamente turistica. Credo abbia senso investire in bacini di raccolta d’acqua anche a tutela dell’agricoltura e dei cittadini

La commissione e poi la giunta provinciale diedero il via libera, prescrivendo però una serie di controlli continui e di lavori da svolgere. Tra le prescrizioni che dovevano essere rispettate per poter prelevare l’acqua con la quale alimentare i cannoni da neve del Watles c’erano l’obbligo di lasciar scorrere lungo il rio Grosboden almeno due litri di acqua al secondo, una quantità di acqua comunque irrisoria. La presa dai Pfaffenseen avrebbe dovuto avere un deflusso fino a 4 litri al secondo e l’abbassamento del lago avrebbe potuto arrivare al massimo entro i 2.221 metri sul livello del mare (2.222 da aprile a ottobre). Stando sempre alle prescrizioni la società che gestisce gli impianti di risalita del Watles avrebbe dovuto installare sul lago un idrometro per la misurazione del lago, fornendo i dati in tempo reale.  Non è al momento dato sapere se tutte le prescrizioni sono state rispettate anche in quest’inverno seguito ad un periodo di siccità.