Politica | Coronavirus

“Via i violenti, non le vittime”

Circolare del Viminale sul problema dell’ospitalità di donne vittime di violenza nell’emergenza coronavirus. Unterberger: “Case rifugio? Non torniamo indietro di 20 anni”
Julia Unterberger
Foto: Julia Unterberger

La convivenza forzata, come effetto delle restrizioni imposte per contenere il coronavirus, può essere in questa fase particolarmente pericolosa in termini di violenza domestica, come già sottolineato nei giorni scorsi. Accanto agli appelli delle varie associazioni a chiedere aiuto, rivolti a chi si trova in situazioni rischiose (a livello locale è attivo il numero verde 800276433 e non solo), è stata diramata una circolare del Ministero dell’Interno, a seguito dei contatti tra i ministri dell'Interno Luciana Lamorgese e il ministro per le Pari opportunità e la Famiglia Elena Bonetti, per invitare i prefetti a verificare sui territori, anche coinvolgendo i comuni e le associazioni, l'esistenza di soluzioni di alloggio ulteriori, anche temporanee, rispetto a quelle esistenti. I prefetti possono infatti eventualmente anche avvalersi del potere attribuito loro dal recente decreto legge 17 marzo 2020, n. 18, di requisire strutture alberghiere o altri immobili idonei per ospitarvi persone in sorveglianza sanitaria e isolamento fiduciario o in permanenza domiciliare, quando queste misure non possano - come nel caso specifico - essere attuate nel domicilio della persona interessata, informa il Viminale.

 

I dubbi

 

La decisione ministeriale non convince però la senatrice della SVP Julia Unterberger: “L’emergenza sanitaria non può in alcun modo far fare passi indietro nella lotta alla violenza contro le donne. Per questo ho diversi dubbi sulla circolare del Ministero dell’Interno che immagina per le vittime di violenza un ritorno alla stagione delle case rifugio”. La parlamentare sudtirolese ricorda in una nota che con la legge 154/2001 è stato introdotto l’allontanamento della casa familiare degli uomini violenti e il divieto di recarsi nei posti frequentati dalle vittime, “una norma che serviva anche per ribadire il principio che chi è vittima non deve essere costretta a scappare, ma devono essere i violenti a dover andare via. Sappiamo tutti che oggi, con la coabitazione forzata, il problema della violenza sulla donne rischia di inasprirsi. Ma per affrontarlo non dobbiamo tornare indietro di vent’anni”.

L’emergenza sanitaria non può in alcun modo far fare passi indietro nella lotta alla violenza contro le donne

Cosa propone dunque Unterberger? Incoraggiare le donne a sporgere denuncia, a rivolgersi ai loro avvocati, a chiedere fino in fondo quelle tutele che sono state introdotte con la legge del 2001 e con successivi interventi normativi, tra cui la possibilità di controllare gli spostamenti dei violenti attraverso il braccialetto elettronico, come previsto dalla legge 132/2018. “Semmai strutture di accoglienza e di recupero psicologico dovrebbero essere predisposte per i violenti. Il mio augurio quindi è che si lavori su questo fronte. A lasciare le loro case devono essere i violenti, come la legge impone, come è giusto che sia”, conclude la senatrice.