Ambiente | la manifestazione

“Basta cemento sulle Dolomiti”

Non solo Olimpiadi 2026. Dall’Austria agli Appennini, 400 persone hanno marciato domenica a Cortina per dire stop alla devastazione della montagna nel nome del profitto.
Manifestazione Cortina
Foto: Mountain Wilderness

Era stata indetta per denunciare la speculazione e la devastazione delle montagne in vista delle prossime Olimpiadi invernali. La manifestazione “Non nel nostro nome” di domenica (24 ottobre) a Cortina è diventata invece l’occasione per amplificare il sofferto grido d’allarme di una montagna sempre più ferita nel nome del profitto di pochi. Grandi opere, turismo di massa, finte soluzioni green che in realtà contribuiscono a devastare un territorio già martoriato dall’impronta antropica: un unico filo conduttore in grado di unire le Alpi agli Appennini in un destino sempre più drammaticamente segnato. A Cortina hanno marciato in 400, erano presenti singoli e delegazioni provenienti da tutto il territorio dolomitico e non solo. Sono arrivati persino dall’Austria, e più precisamente da Lienz, per denunciare l’assalto senza fine alla montagna a suon di alberghi e funivie, ma anche dagli Appennini per gridare che la devastazione ambientale nel nome del profitto non riguarda solo l’arco alpino ma fa parte di un unico e preciso disegno speculativo. 

Quattrocento persone hanno raggiunto il concentramento della manifestazione.


Tra gli interventi più duri, quello del giornalista e autore Marco Albino Ferrari che, accanto alla vecchia pista da bob, ha sottolineato gli esorbitanti costi ambientali e finanziari di quella in procinto di essere costruita. Uno sport, il bob, praticato da pochissime persone ma che in sede olimpica necessita di enormi opere dotate di centraline e impianti di refrigerazione. Ottanta milioni i costi previsti per la realizzazione della nuova pista e che, come la precedente, sarà destinata all’abbandono dopo poche settimane.
Non sono mancate infine le voci combattive provenienti dall’Alto Adige/Südtirol, dal Club Alpino Italiano all’Alpenverein, passando per le sezioni locali di Mountain Wilderness e Italia nostra. Tra gli interventi al microfono anche quello di Carlo Alberto Zanella, presidente del Cai Alto Adige, che ha denunciato l’operazione dei privati, sempre più assecondati dalla Provincia, di costruzione di decine di opere faraoniche, definite a loro volta del tutto inutili se non per chi le costruisce: dagli hotel a 5 stelle spacciati per rifugi passando per la funivia di Tires millantata come soluzione green al traffico dei passi e che invece finirà a produrre ancora più smog e inquinamento di quello che promette di ridurre.