Cultura | Salto Afternoon

In ricordo di Christoph Mayr Fingerle

Questo sabato la notizia della morte di Christoph Mayr Fingerle ci ha colto di sorpresa.
mayr_fingerle.jpg
Foto: Manuela Prossliner

Christoph era tra i fondatori di ar/ge kunst. Faceva parte di quel gruppo di persone che nel 1985, immaginando uno spazio espositivo e per la produzione culturale, decisero che sarebbe stato importante lavorare sui differenti linguaggi della contemporaneità e integrare nel programma di arti visive dell’associazione anche altre discipline tra le quali l’architettura. Chiamarono lo spazio ar/ge kunst, come “abbreviazione della parola tedesca Arbeitsgemeinschaft […] scelta per promuovere l’idea di un lavoro collettivo sui linguaggi dell’arte contemporanea e sulla sua relazione con discipline quali architettura, design, performance e cinema”, ma il nome dato ai locali di via Museo, a Bolzano, suona anche come ‘arte scomoda’. Di ar/ge kunst Christoph è stato direttore nei primi anni di attività e presidente dal 1985 al 1993. In quegli anni sono numerose le mostre di architettura che vennero organizzate o importate da ar/ge kunst, poiché, insieme a Christoph, alcuni dei membri del gruppo erano giovani laureati in architettura interessati all’attivazione di un dibattito intorno alla produzione dello spazio che andasse oltre la semplice costruzione di edifici, e si estendesse invece all’organizzazione di iniziative culturali che prendessero in considerazione anche altri aspetti del costruire. Quelle mostre rappresentavano occasioni di incontro e scambio, poiché Bolzano non ha mai avuto una facoltà di architettura, e quegli architetti all’inizio della loro carriera professionale coglievano così l’occasione data da ar/ge kunst per mantenere il contatto con alcune delle personalità incontrate nel corso degli studi, anche grazie alla mobilità che l’inizio di una carriera garantiva loro, come testimoniano fax e scambi di lettere conservati nell’archivio dell’istituzione.
 
Christoph Mayr Fingerle era un architetto colto e il suo impegno per mantenere vivo il dibattito intorno all’architettura nel nostro territorio non venne meno mentre la sua attività professionale si consolidava. Fu infatti referente culturale per l’ordine degli architetti e attivo collaboratore del premio “Neues Bauen in den Alpen”. Aperto al dialogo con l’arte, Christoph era un esperto conoscitore del patrimonio architettonico e della storia, soprattutto recente, del nostro territorio. Anche i suoi edifici, che parlano con disinvoltura il linguaggio contemporaneo dell’architettura, lasciano trasparire quanto Christoph fosse esperto conoscitore della storia e degli insegnamenti che da questa si possono trarre. Christoph Mayr Fingerle amava inoltre la sua città e ha preso pubblicamente posizione contro l’operazione di trasformazione urbana che vedrà il quartiere della stazione mutare in un grande centro commerciale.
 
Nelle sale del Museo Civico di Bolzano, in questi giorni, si può ancora visitare la sua ultima mostra che documenta la produzione progettuale della famiglia Amonn-Fingerle nei primi anni del secolo scorso. A distanza di anni, Christoph continuava a pensare allo spazio della mostra come luogo del dialogo e dell’incontro e chi entra nelle sale del museo è accolto come in un interno domestico. Alcune settimane fa gli studenti e le studentesse del corso di Allestimento della Facoltà di Design e Arti della Libera Università di Bolzano sono stati invitati proprio dall’architetto a soffermarsi negli spazi della mostra mentre lui condivideva con loro in modo attivo le sue decisioni progettuali. Alla nostra richiesta di una visita guidata ha risposto con generosità, organizzando invece un laboratorio dialogico in cui la conversazione con gli studenti e le studentesse si è articolata intorno a schizzi di progetto appesi alle pareti sapientemente allestite e non a disegni definitivi.
 
Christoph Mayr Fingerle non era solo tra i fondatori del Kunstverein che hanno dato vita ad ar/ge kunst, ma ne ha disegnato anche gli ambienti, immaginandoli come spazi a maglia aperta, non completamente conclusi, modificabili. Vorrei terminare questo breve ricordo con le parole che, in un’intervista, lui stesso ha usato per descrivere il suo lavoro ad ar/ge kunst: “Il mio primo lavoro come curatore di mostre all’ar/ge kunst, mi ha in fondo formato e portato a riflettere su come gestire nel tempo uno spazio, la sua evoluzione e quindi come progettarlo. Avere uno spazio con un certo carattere architettonico, ma allo stesso tempo la flessibilità di poterlo adattare alle continue e successive richieste da parte di artisti e delle nuove mostre. Nel rivedere oggi questo spazio, che ho disegnato nel 1985, mi colpisce la freschezza che tutt’oggi mantiene: uno spazio non anonimo, con un suo carattere, ma aperto al modo in cui ogni artista e ogni generazione nuova vorrà abitarlo.”
 
La sua assenza lascerà un grande vuoto nella scena culturale e artistica.
 
Roberto Gigliotti, Vicepresidente di ar/ge kunst, in nome di tutto il team