Economia | Impresa rigenerata

Workers Buyout: una prospettiva

Si tratta di un’azione di salvataggio dell’azienda, o di una sua parte, realizzata dai dipendenti che subentrano nella proprietà.
Avvertenza: Questo contributo rispecchia l’opinione personale del partner e non necessariamente quella della redazione di SALTO.
Workers
Foto: Fabio Petrini Cgil-Agb

Il fenomeno dei Workers Buyout (Wbo) consiste, infatti, nell’acquisto da parte dei lavoratori della propria azienda in modo collettivo generalmente sotto forma di cooperativa.

Si tratta di un modello valido che può essere utilizzato essenzialmente in tre tipologie di situazioni: la mancanza di eredi del/la titolare di un’azienda che abbiano la volontà di proseguire l’attività, crisi aziendali (in cui il fallimento o la difficoltà non siano legate a fattori produttivi o di prodotti o si verifichi la possibilità di investire in nuovi prodotti) o l’affidamento delle imprese nel contesto di  beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata.

Nel “Decreto Rilancio” (art. 39, co. 5-bis, decreto legge 19 maggio 2020, n. 34, convertito con modificazioni dalla legge 17 luglio 2020, n. 77) il legislatore ha preso in considerazione la possibilità di fare ricorso ai Workers Buyout per fronteggiare la crisi d’impresa generata dalla pandemia da Covid-19.

E’ infatti previsto lo stanziamento di 15 milioni di euro al Fondo per la crescita sostenibile, destinato all'erogazione di finanziamenti agevolati per la costituzione di nuove imprese, anche in forma di società cooperative, da parte di lavoratori di imprese in crisi o provenienti da imprese in crisi, nonché per la promozione di società cooperative che gestiscono aziende confiscate alla criminalità organizzata e di cooperative sociali per la salvaguardia dei livelli di occupazione.

Per farlo i lavoratori e le lavoratrici possono utilizzare la cumulazione della Naspi, il trattamento di fine rapporto, i propri risparmi, ma anche i finanziamenti previsti a livello statale e provinciale.

Anche in Provincia di Bolzano sono iniziati i contatti per declinare a livello locale l’accordo nazionale siglato a Roma il 21 gennaio 2021 da Cgil, Cisl e Uil e dalle centrali cooperative A.G.C.I., Confcooperative e Legacoop.

A mio giudizio si tratta di un utile strumento, un modello alternativo di soluzione, non assistenzialista, che mette lavoratori e lavoratrici al centro come pensato dalla Costituzione.

Proprio per questo un vademecum fa parte del testo dell’accordo, così da permettere di adattare il tutto alle realtà territoriali, visto che spiega il quadro normativo di riferimento e tutti i passaggi necessari a portare a compimento il buyout. Una frontiera diversa anche per il sindacato.
 

Cristina Masera