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Politica | Avvenne domani

Virus e elezioni

Le comunali dopo la pandemia.

Tra le tante novità, peraltro quasi tutte sgradevoli, che questo 2020 ha introdotto nelle nostre esistenze quotidiane ci sarà dunque anche quella di una campagna elettorale, per le comunali, svolta per la gran parte durante i mesi estivi. Una radicata tradizione ha sempre impedito che si chiamassero alle urne i cittadini sia durante l’estate che nel pieno dell’inverno. Alla base c’erano motivi di carattere logistico e antiche preclusioni derivanti da un’epoca nella quale occorreva agevolare in ogni modo l’esercizio del diritto di voto imponendo che i comizi elettorali si svolgessero nelle cosiddette mezze stagioni. Un luogo comune ormai logorato dall’uso ne ha decretato la scomparsa e a fare il resto è arrivata la pandemia che ha imposto il rinvio delle comunali, fissate, nel Trentino Alto Adige, nel mese di maggio. Ora si parla insistentemente dell’ultima decade di settembre come periodo utile, salvo ovviamente, facendo i debiti scongiuri, che l’infezione non abbia bruschi soprassalti.

In Alto Adige, come altrove del resto, il mondo della politica è riemerso dal pandemico letargo come un orso che stenta per qualche tempo a recuperare la scioltezza e l’agilità di qualche mese innanzi. Sarà, questo tutti l’hanno ben presente, una campagna elettorale assai diversa da quelle del passato proprio perché le rigide disposizioni sanitarie finiranno inevitabilmente per spazzar via gli ultimi residui di un passato remoto nel quale si scivolava verso le elezioni attraverso una catena ininterrotta di comizi di piazza, di incontri più o meno frequentati, di strette di mano e di baci sulle guance dei pargoli offerti al leader di turno.

Tutta mercanzia abbondantemente passata di moda e sostituita dall’asettico distanziamento umano garantito dai social media che, mai come questa volta, anche in una realtà tutto sommato di piccole dimensioni come quella dei comuni altoatesini dove si andrà a votare per sindaci e assessori, diventerà sempre più importante.

All’appuntamento politico, se le date ipotizzate in queste settimane verranno ufficializzate, mancano oltre due mesi ed è tutto sommato comprensibile come le varie forze politiche che intendono giocare un ruolo in questa vicenda stiano prendendosela abbastanza calma, per non trovarsi a corto di fiato e di argomenti in prossimità del traguardo.

Le uniche novità sostanziali in questo periodo sono state la quasi ufficializzazione della candidatura dell’indipendente Roberto Zanin da parte della Lega salviniana come sfidante ufficiale dell’uscente Renzo Caramaschi a Bolzano, con la concreta prospettiva di farne il candidato unico di tutto il centrodestra e l’inversione di rotta, sempre da parte della Lega, a Merano dove tramonta invece il nome di Sergio Armanini, lanciato in pista ancora in inverno ma inesorabilmente affondato dalle bordate polemiche relative ad alcuni suoi discutibili interventi di qualche anno fa.

Per il resto il panorama, in questo inizio d’estate, non si discosta troppo da quello che la pandemia, aveva congelato sul concludersi dell’inverno.

A Bolzano l’attenzione totalmente riservata allo scontro fra il centrodestra, che si è dotato ora di un candidato capace di risultare attrattivo anche per una parte almeno della Südtiroler Volkspartei e per un elettorato centrista e il centro-sinistra i cui equilibri sono garantiti dalla figura del sindaco uscente, rischia di far sottovalutare alcuni altri aspetti del problema. Il primo è relativo a quelle che saranno le scelte dell’elettorato sudtirolese. Nelle votazioni del 2016, la SVP, come accaduto altre volte in passato, si trovò a dover competere per la conquista degli elettori di madrelingua tedesca, solamente con i Verdi. Questa volta, oltre che con gli ecologisti, dovrà fare i conti anche con un cliente piuttosto agguerrito come il Team K. Tanto per darci un metro di misura basterebbe ricordare che alle ultime provinciali del 2018 la lista guidata da Paul Köllensperger ottenne, a Bolzano, il 7,2% dei consensi contro il 16,6% della Südtiroler Volkspartei. Risultato, come si vede, di tutto rispetto che, se confermato, potrebbe assestare un colpo abbastanza robusto alla sostanza del partito di raccolta della città capoluogo. Da non dimenticare inoltre che questa volta è annunciata anche la presenza della destra secessionista sudtirolese, che, è vero, a Bolzano non ha mai raccolto moltissimi consensi ma che comunque andrà ad incidere in qualche modo sul risultato finale. Al di fuori dei due schieramenti, il cui perimetro politico è comunque ancora tutto da definire, si collocano sicuramente altre forze come i 5Stelle che, alle ultime elezioni ottennero un discreto successo, ma che, in Comune, hanno perso per strada una parte non irrilevante dei loro eletti.

Da come si profilano le cose, in questa fase iniziale della schermaglia politica, la battaglia tra centro-destra e centro-sinistra, che si sfideranno in attesa di conoscere, dopo il primo turno, le decisioni della Südtiroler Volkspartei, si giocherà soprattutto al centro. Lo schieramento di destra poggia sugli stessi tre pilastri che lo sostengono a livello nazionale: la Lega che ha visto affievolirsi negli ultimi mesi la spinta che l’aveva portata a diventare di gran lunga il maggior partito italiano e la forza più rappresentativa della comunità italiana a livello provinciale, Fratelli d’Italia in forte crescita nei sondaggi, e Forza Italia, che a Bolzano cerca di superare le fratture dovute alle scelte dei vertici nazionali, poco gradite alla leader storica Michaela Biancofiore. Queste forze, le prime due in particolar modo, cercheranno di raccogliere anche i consensi lasciati liberi, a meno di clamorosi ripensamenti, dalla formazione di estrema destra di Casapound che, va ricordato, nel 2016 era riuscita a ottenere ben tre seggi con il 6,67% dei consensi.

Situazione speculare nel centro-sinistra, le cui varie anime, dai Verdi ai vari partiti della sinistra più o meno estrema, allo stesso Partito Democratico parrebbero aver trovato un’unità non si sa quanto convinta, sull’appoggio al Sindaco uscente.

Battaglia al centro dunque che sarà combattuta principalmente, salvo la presenza di alcune liste come quella dell’assessore uscente Gennaccaro o quella più che possibile di Italia Viva di Matteo Renzi, da parte delle due liste che porteranno in nome dei due sfidanti principali: Caramaschi e Zanin. Dal buon esito di queste formazioni, sulla cui composizione ancora si sa abbastanza poco, dipenderà in buona parte l’esito finale del confronto e la possibilità da parte dell’uno o dell’altro schieramento di proporsi come partner alla Südtiroler Volkspartei per un matrimonio destinato a durare, si spera, altri cinque anni.

Tutte queste speranze dovranno misurarsi con la realtà, ne abbiamo parlato più volte su queste pagine, di una legge elettorale altoatesina, che, per i comuni più grossi, rappresenta un paradosso di dimensioni colossali. Nata sotto la spinta ineludibile di assecondare l’ondata emotiva che voleva realizzare ovunque l’elezione diretta dei sindaci e presidenti di regioni e province è andata ad incagliarsi inevitabilmente contro il dettato statutario che prescrive per tutte le assemblee elettive altoatesine il rispetto del criterio proporzionale al fine di assicurare una rappresentanza equilibrata dei vari gruppi linguistici.

Il risultato è una norma che prevede l’elezione diretta del Primo Cittadino ma senza potergli garantire quel premio di maggioranza che gli consenta di poter governare abbastanza tranquillamente esercitando il mandato degli elettori. A Bolzano il futuro Sindaco chiunque esso sia, la maggioranza dovrà conquistarsela come ai vecchi tempi, con la trattativa post-elezioni con le varie forze politiche.

Succederà a Bolzano, con Caramaschi e Zanin, non senza tener conto che non saranno gli unici a concorrere almeno al primo turno per la carica. Succederà a Merano dove la Südtiroler Volkspartei tenterà in ogni modo di riprendersi il vertice del Comune, cacciando Paul Rösch.

A tingere di ulteriore incertezza l’intero quadro l’interrogativo sul comportamento degli elettori. Si tratterà di capire, nel capoluogo soprattutto, se verrà confermato il parziale recupero nel numero degli assenteisti. Alle ultime provinciali, a Bolzano ad esempio, andò a votare oltre il 64% degli aventi diritto mentre alle comunali del 2016 non si era andati oltre ad un misero 56% al primo turno, sceso ulteriormente al 41,22% al ballottaggio di 15 giorni dopo.

È anche su queste tendenze che si giocheranno gli esiti della consultazione.

Post Scriptum. Qualcuno, dopo aver letto uno dei diversi contributi che ho dedicato, su Salto, a questa materia mi rimproverò di parlare solo di partiti e non di programmi. Accetto il rabbuffo ma faccio presente che di mestiere faccio il giornalista e non l’indovino.