Società | La storia

Fuga dalla gabbia dorata

Il bolzanino Werner Bonadio, 47 anni, nel 2007 ha lasciato un lavoro fisso in Provincia e con i risparmi ha viaggiato in tutto il mondo per 10 anni. Ora è tornato, ma ...
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Foto: Werner Bonadio

Il bolzanino Werner Bonadio è un economista e un viaggiatore provetto. Nel 2007 si è licenziato e ha dedicato quasi 10 anni a girovagare per gli angoli più sperduti della terra. Solo da poco ha fatto ritorno in Alto Adige. Prima che partisse di nuovo, gli abbiamo fatto questa intervista. Tra carceri egiziane, gioielli siriani ormai distrutti, fredde steppe mongole e remote isole indonesiane, l'obiettivo era farsi raccontare qualcuna delle tante avventure vissute durante i suoi viaggi. Molto presto però, la nostra conversazione si è ampliata.

salto.bz: “Se non ci piace dove stiamo possiamo spostarci, non siamo alberi”. Questa detto famoso penso ti rappresenti bene. Da dove vuoi cominciare il tuo racconto?

Werner Bonadio: Direi da dove sono sempre partito e cioè da Bolzano, la mia città natale. Ho 47 anni e mi sono laureato in Economia e Commercio ancora nell’altro secolo. Dopo la laurea, il sogno di mio padre per me era quello del posto fisso, che ho trovato relativamente presto. A dire il vero io però non ho mai avuto quel sogno. Più che la paura per l’instabilità per me era il contrario. Avevo una grandissima angoscia che la stabilità diventasse, con il tempo, una gabbia dorata. Succede quando hai il lavoro fisso, cominci a comprare la macchina, poi la casa, cominci a fare certe vacanze e a frequentare certi ristoranti, ... entri, insomma, in un circolo di debiti e guadagni dal quale non riesci ad uscire. Io ho sempre avuto il timore di una vita di lavoro e guadagno che rischia di essere finalizzata solo a pagare i debiti.

E quindi come hai iniziato a viaggiare?

Dopo la laurea, ho iniziato un lavoro come ispettore amministrativo in Provincia. Ho cambiato diversi uffici e il cambiamento è iniziato quando ho provato a fare un concorso all’Agenzia delle Entrate. L’ho vinto ma non ho mai cominciato. Mio papà aveva ancora gli occhi luccicanti per il mio risultato, quando gli ho detto che sarei partito. Io volevo uscire da qui, esplorare, vedere il mondo. Ci sono così tante meraviglie e cose pazzesche su questa terra, avevo la voglia di vedere il più possibile. Mi spingeva una grande curiosità, probabilmente sarei stato uno di quelli che sarebbe uscito dalla grotta di Platone. Al tempo molti mi avevano criticato per la mia scelta, mi domandavano se, sotto sotto, ci fosse del malessere represso.Un mio amico per anni mi ha spesso ripetuto che io stessi scappando. La verità è che sì, se una persona va via un po' scappa. Per me però non è detto che sia una cosa negativa: si scappa per vedere altro e non è che si deve per forza sempre rimanere nello stesso posto. Certo, se hai dei problemi devi comunque affrontarli perché ti seguono dappertutto ma, magari, se vedi una nuova porzione di mondo chissà che poi non li guardi da un altro punto di vista.

 

Avevo una grandissima angoscia che la stabilità diventasse, con il tempo, una gabbia dorata

Le prime tappe?

Dopo l'annuncio a mio padre, sono partito per l’Australia per cinque settimane. La scelta di dedicare la mia vita ai viaggi è stata graduale. Del resto, non è che di botto puoi decidere di stare via dieci anni. Cinque settimane in giro al tempo mi sembravano già tanto, ma ricordo di aver conosciuto diversi britannici che viaggiavano sei, otto mesi. Al tempo pensavo: “Ah questi anglosassoni pieni di soldi!”, poi però ho capito che, semplicemente, viaggiavano in modo diverso. Loro si muovevano piano e senza andare a mangiare fuori: avevano tutto un altro modo di spendere i soldi.  Mi avevano così affascinato che da quel viaggio mi è rimasta la voglia di farlo anche io. Quindi: Nuova Zelanda, Tailandia, Laos,... Del resto, mi ero già licenziato, non c’era fretta di tornare.

E dopo?

Dopo tutti questi giri, invece di saziarmi, la voglia di vedere nuovi posti per me cresceva sempre di più. Ricordo che mi ero iscritto alla community di “Ospitality Club”, che esiste ancora anche se non la usa più nessuno. Nei viaggi mi è tornata utile diverse volte, per conoscere persone favolose e non dover girare sempre per ostelli. Penso che un elenco cronologico di tutti i posti in cui sono stato in quei dieci anni sia troppo lungo, ed è difficile farne un riassunto. Tra i posti che più mi sono rimasti c’è stato di sicuro l’Iran. Lì ho percepito una discrepanza grandissima tra il sistema di regole del paese e come vive la gente nella realtà e penso che le cose non siano troppo cambiate ora. Mi vengono in mente tanti ricordi: le esplorazioni in America Latina con viaggi in autobus interminabili tra Brasile, Perù, Bolivia, Paraguay, Argentina,  E poi c’è stata l’Asia, che ha avuto un impatto fortissimo su di me. In quella zona della terra c’è una varietà culturale che non sarò mai stanco di esplorare. L’Indonesia è il paese che più ho nel cuore, assieme all’isola di Giava. Poi Sumatra, Bali, Myanmar, Vietnam, Thailandia, India, Nepal, … avrei un elenco di meraviglie lunghissimo. E dopo Cina, che è un mondo a sé, Mongolia, Russia, Kazakistan, Armenia, Georgia, solo per citarne alcuni. E il Medio Oriente! Ricordo il Libano e la Siria, dove sono stato tra il 2011 e il 2012, in un periodo già un po' teso, con diverse città Off-Limits, le ferrovie che spesso non funzionavano e il paese in generale instabile. Ho visto tante perle e luoghi magici, che sono stati totalmente spazzati dalla guerra. Poi Egitto, Israele, Palestina…  Bolzano per molto tempo per me è stato sinonimo di riposo. Dopo mesi di viaggi, ci tornavo per stare un po' tranquillo. Spesso la gente qui non capiva tutto questo mio bisogno di riposarmi, però devi stare un po' fermo quando sei sempre così in movimento.

In realtà la felicità sta nel togliere, non nell’aggiungere.

Ma come facevi con i soldi?

All’inizio nei miei viaggi spendevo un po' di più, ma poi ho capito. Ovviamente dovevo stare attento, ma riducendo gli sfizi poi non ne avevo più la necessità. E poi è anche una questione di mete. In Sudamerica era già più difficile, ma in Asia, ad esempio, puoi vivere normalmente con due-tre euro al giorno. Io, comunquem non spendevo più di 5-6 mila euro all’anno. Avevo messo tanti soldi da parte negli anni in cui ho lavorato e mi sono bastati. Avrei potuto comprarmi un’automobile nuova o la casa, invece li ho usati per girare.

Sicuramente ti va riconosciuta una grande bravura nell’amministrarti…

Il fatto di girare con uno zaino sulle spalle ti fa resistere da molte tentazioni, perchè non hai la possibilità di portarti in giro molte cose. Secondo me quando fai un lavoro che ti occupa gran parte della giornata e hai poco tempo per te, può seguire un certo grado di frustrazione. Diventa, quindi, normale volersi premiare in qualche modo: con una spesa, il più delle volte. In realtà la felicità sta nel togliere, non nell’aggiungere.

Ci sono state emergenze, crisi, solitudine?

Per le emergenze avevo la mia assicurazione sanitaria e comunque no, sono stato tutto sommato molto fortunato. Negli ultimi anni ho iniziato ad avere qualche problema di salute e di conseguenza il raggio dei miei viaggi si è ridimensionato. A volte, comunque, ho unito l’utile al dilettevole. Per esempio, per i problemi ai denti ero solito andare da una dentista in Ucraina. Mi programmavo i viaggi lì. Quanto a crisi esistenziali, in Sudamerica penso di aver vissuto una delle peggiori. Ad un certo punto tutto questo girovagare era troppo per me, mi sentivo perso e senza direzione. A parlarne può sembrare emozionante che uno abbia la possibilità di visitare così tanti posti sulla terra. In realtà, se vivi così tante cose intense dopo un po' hai anche bisogno di metabolizzarle, di fermarti un po' per riposare. Devi rallentare il ritmo, sennò vai fuori di testa. Ero stanco, non assorbivo più, mi sembrava di aver visto ormai tutto.  Se viaggi da solo, poi, puoi far riferimento solo su te stesso e ogni tanto è pesante. È difficile coltivare le relazioni. Vedi solo una fotografia delle persone, non il loro evolversi.

Il viaggio era diventata la tua routine, durante la quale incontravi persone con la loro vita e abitudini, che tu guardavi da fuori. Ti sei mai sentito disorientato o fuori posto?

Io avevo i miei obbiettivi. Avevo interesse a vedere cose nuove, girare. Quando in un luogo mi sembrava di aver assorbito quello che volevo, ripartivo. E così quando mi capitava di sentirmi stretto, era ora di partire…

 

Hai parlato molto di vedere cose nuove, esplorare... questo cosa significa esattamente nella tua routine di viaggio?

Per me la cosa bella è quando riesco, o almeno ho l’impressione, di riuscire a mettermi in contatto con la gente del luogo. Soprattutto in molto paesi dell’Asia, dove c’è una situazione economica imparagonabile a quella occidentale, se ti muovi solo per i posti per turisti ti fai solo un giro di giostra.  Poi ovvio che ci sono certe attrazioni, certi monumenti che si vanno a vedere: penso a Persepolis, Shiraz, in Iran. Pazzeschi! Esfahan, stupenda! Mi affascina vedere le diverse routine e le ritualità delle genti. In Medio Oriente, per esempio, ho adorato frequentare le moschee. Imparare come si entra in moschea, togliersi le scarpe: arricchirsi con una porzione di mondo in più.

Forse ho sempre conservato dentro di me la mia parte bambina, che mi ha dato la voglia di voler esplorare sempre di più, in tutti gli ambiti della vita.

Viaggi soprattutto perché spinto da curiosità e perché qui ti sei a volte sentito stretto.  Oltre alla gabbia dorata, cosa vede che non ti piace nel modo di vivere di oggi?

Mi sembra che siamo a cavallo di diverse epoche e c’è un grande disorientamento valoriale. Diventa sempre più difficile trovarsi un senso e di conseguenza una stabilità. Ognuno ha il suo microcosmo valoriale, ma può essere assai fragile. Secondo me, anche per questo il consumo è diventato così importante: non hai altri appigli e devi passare a surrogati. Il consumo però è una droga perché non arrivi mai alla soddisfazione, è come un gatto che si morde la coda. Quando parlo di viaggi mi sento il sorriso sul viso, perché è una collezione di sensazioni e attimi che nessuno mi può comprare.

E adesso?

Negli ultimi anni ho avuto dei problemi di salute che mi hanno fatto restringere il raggio dei miei viaggi. Visto che i miei nipoti stavano diventando grandi e avevo voglia di star loro un po' più vicino, ho iniziato a girare in Europa: Bielorussia, Romania, ...  Devo anche dire che sono sempre stato innamorato dell’Ucraina. Nel 2014 l’ho visitata per la prima volta, già al tempo aveva i suoi problemi. Ricordo che certe tappe all’est le avevo proprio saltate per quello. Mi è dispiaciuto di non aver visitato Karkiv, che culturalmente parlando deve essere una città spettacolare. In Ucraina sono anche andato spesso a camminare, ho iniziato a coltivare quella passione che oggi mi perseguita qui sulle Alpi.  Nel 2016 mi sono stabilizzato di nuovo a Bolzano, dove ho iniziato a lavorare di nuovo in Provincia e ho anche provato a intraprendere un’attività nel turismo. E qui siamo arrivati al Covid, che mi ha messo il freno e mi ha fatto coltivare passioni sedentarie. A parte la montagna, ho iniziato a fare un corso sull’ Intelligenza Artificiale.  L’anno scorso, inoltre, ho fatto l’insegnante in una scuola per qualche mese. È stata un’esperienza interessantissima, perché mi ha fatto capire che i bambini sono come una spugna: ovunque si muovono assorbono, guardano e imparano. Se racconti qualcosa, ascoltano e si ricordano.  Penso che il voler conoscere, scoprire, capire di più sia una cosa innata. Io forse ho sempre conservato dentro di me la mia parte bambina, che mi ha dato la voglia di voler esplorare sempre di più, in tutti gli ambiti della vita.

Programmi futuri?

Presto vorrei partire per l’Arabia Saudita. Poco prima che scoppiasse il Covid hanno aperto il paese agli occidentali non musulmani. Prima era impossibile entrare e ora che lo si può fare probabilmente sarà un territorio ancora vergine, tutto da esplorare. Mi piacerebbe fare un giro in jeep e tenda. E poi c’è l’Africa! Mi sa che non finirò mai di esplorare…

 

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Massimo Mollica Dom, 01/29/2023 - 18:23

Contento per lui. Certo però non può essere considerato un modello ne di vita ne di libertà. Se solo provassimo tutti quanti a mollare tutto e a girovagare, un' intera comunità crollerebbe.
Di certo la "gabbia d'orata" dalla quale è partito gli ha permesso di fare ciò che ha fatto. E pure di ritornare alla gabbia stessa. E non parlo solo di soldi, ma di tanti altri aspetti. Se fosse nato in Africa o in alcuni paesi asiatici queste opportunità non le avrebbe avute.

Dom, 01/29/2023 - 18:23 Collegamento permanente