Politica | referendum 2022

“Così la maggioranza fa buone leggi”

Il no di Dello Sbarba (Verdi): “La democrazia diretta rafforza quella rappresentativa. Contraddittorio non regolare il voto su temi sensibili per un gruppo linguistico”.
Riccardo Dello Sbarba
Foto: Grüne Verdi Verc

Molti ragionano come se democrazia diretta e rappresentativa fossero due forme contrapposte, che si rubano spazio a vicenda. Per cui se c’è più diretta, allora c’è meno rappresentativa. Noi invece abbiamo lavorato alla legge del 2018 con un’impostazione opposta, per trovare forme e soluzioni nelle quali diretta e rappresentativa si rafforzino a vicenda, ricorrendo l’una all’altra”. Riccardo Dello Sbarba, consigliere provinciale dei Verdi del Sudtirolo, è tra i sostenitori del “no” al referendum provinciale di domenica, 29 maggio. Vediamo perché.

salto.bz: Consigliere Dello Sbarba, la SVP sostiene che la legge del 2018, prevedendo il referendum confermativo sulle leggi provinciali, “annulla” la democrazia rappresentativa, in quanto trecento cittadini possono bloccare per sei mesi l’iter legislativo. È d'accordo?

Riccardo Dello Sbarba: Noi Verdi riteniamo che la democrazia diretta sia un correttivo della rappresentativa, e non un sostitutivo; non vogliamo delegittimare la democrazia rappresentativa, ma rafforzarla attraverso la democrazia diretta. Riguardo al referendum confermativo sulle leggi provinciali ci fu una lunga discussione, ai tempi della legge Amhof-Foppa-Noggler, e fu trovata una soluzione tra posizioni molto estreme, compresa quella del referendum su qualsiasi delibera o legge provinciale. I Verdi, con Brigitte Foppa, furono artefici di un compromesso preciso, condiviso dalla Volkspartei, che ammetteva ma limitava il referendum confermativo. Le delibere e le leggi che ottengono almeno i due terzi della maggioranza in Consiglio non erano sottoponibili a referendum confermativo.

Il compromesso con la SVP nel 2018 ammetteva il referendum confermativo, ma lo limitava alle leggi che non ottengono almeno due terzi della maggioranza in Consiglio provinciale. Questo per spingere la maggioranza a fare buone leggi, cercando un consenso più ampio in aula.

L’obiettivo non era arrivare a raffiche di referendum confermativi, ma spingere la maggioranza a fare buone leggi, talmente buone da essere in grado di ottenere un consenso largo. Perciò la democrazia diretta è complementare alla democrazia rappresentativa: i legislatori provinciali restano al centro del processo di approvazione delle leggi, e quelli di maggioranza vengono spinti a trovare in Consiglio convergenze più ampie con l’opposizione. Questo processo “annulla” la possibilità di referendum confermativi e rafforza la dinamica parlamentare. Qui c’è la paura della Volkspartei.

Per quale ragione?

Perdendo consiglieri alle elezioni, la Volkspartei ha paura di non poter più governare da sola, ma di dover cercare convergenze con altri partiti. Non è abituata a dover fare i conti con qualcuno al di fuori di se stessa. Perciò occorre spingere la SVP a valorizzare il dibattito in aula, ad accettare maggioranze con una base parlamentare più larga - se lo vorrà, anche in Giunta provinciale. Inoltre, pure la Volkspartei in tempi non sospetti è ricorsa a una sorta di referendum confermativo: quando Kompatscher convocò il referendum consultivo sull’aeroporto. Anche la SVP trovò opportuno che la legge fosse confermata dal voto popolare prima dell’approvazione finale. Qual è il problema ora, se non il timore di dover fare i conti con altri?

Come valuta i dubbi sull’incostituzionalità del referendum confermativo?

La legge è stata discussa per mesi, perché la Volkspartei non tirò fuori i suoi dubbi già allora? Poteva essere impugnata dal Governo subito dopo l’approvazione, è successo decine di volte, ma non stavolta. Certo, questo potrebbe accadere una volta che lo strumento verrà usato, Ma la maggioranza approva continuamente leggi che il Governo poi impugna, il più delle volte però si arriva a una trattativa e poi a una riformulazione, un compromesso e un ritiro dell’impugnazione. Ora la SVP vuole auto-impugnarsi preventivamente la legge che ha fatto lei stessa, con le firme di Amhof e Noggler. Diventa più statalista dello Stato forse perché la legge limita la sua Alleinherrschaft?

 

 

Quale problema riscontra riguardo l’Ufficio sulla “politische Bildung”?

L’Ufficio per la formazione politica deve rispondere all’intero Consiglio provinciale e dev’essere espressione del Consiglio provinciale in quanto tale, non dell’Ufficio di presidenza che ha al suo interno un solo rappresentante dell’opposizione. L’Eurac, dove sarebbe insediato l’Ufficio per la formazione politica, agirebbe sotto la guida e il controllo dell’Ufficio di presidenza del Consiglio, che non è proporzionale tra maggioranza e opposizione come a Roma e a Trento.

Infine, viene abolita la clausola di salvaguardia della “sensibilità” dei gruppi linguistici su materie non espressamente indicate dalla legge. Vede dei rischi in questa scelta?

Due gruppi linguistici sono minoranza provinciale, quello italiano e quello ladino. Si è spesso sostenuto che attraverso la democrazia diretta, se il conflitto diventasse etnico, la maggioranza tedesca potrebbe “schiacciare” le due minoranze, in particolare quella italiana che non potrebbe ricorrere alla tutela di Vienna. Nel 2018 fu definito un meccanismo molto originale di tutela. Oltre ai contenuti su cui non si poteva fare referendum, ovvero le norme che garantiscono i diritti dei gruppi linguistici e le minoranze etniche e sociali (in altre parole la lingua e la cultura), si individuò un concetto dinamico per definire il contenuto “sensibile” per un gruppo linguistico.

In che modo?

Invece di un elenco di oggetti, venne fissata una procedura: qualsiasi norma messa a referendum è considerata “sensibile” per un gruppo linguistico se viene ritenuta tale dalla maggioranza dei Consiglieri provinciali di quel gruppo linguistico. Ci sono temi, non previsti dallo Statuto, che astrattamente non sono “sensibili” ma in quel momento storico possono toccare indirettamente la vita “materiale” di un gruppo linguistico, pensiamo ad esempio alla costruzione di case popolari a Bolzano. La dichiarazione viene così portata dinanzi alla commissione dei giudici che giudica l’ammissibilità del referendum. Se viene ammessa la validità di tale dichiarazione, il referendum deve ottenere una doppia maggioranza per essere approvato: il sì deve ottenere la maggioranza degli aventi diritto al voto in provincia, ma anche la maggioranza in tutti i Comuni nei quali quel gruppo linguistico è maggioranza.

La legge Noggler abolisce la procedura sui temi sensibili per un gruppo linguistico, nonostante limitasse molto l’applicazione della democrazia diretta. Lo trovo contraddittorio.

Un’innovazione giuridica a livello europeo, che contempera la democrazia diretta e il principio di maggioranza con la tutela dei diritti delle minoranze. La legge Noggler invece abolisce questo meccanismo, nonostante esso - a proposito di “eccessi” della democrazia diretta - limitasse moltissimo l’applicazione della democrazia diretta. Un limite giusto, messo in mano alla democrazia rappresentativa che poteva porre un veto sulla democrazia diretta e restringere moltissimo il suo potere. Perciò la riforma Noggler è contraddittoria.