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Ridurre le diseguaglianze

Il segretario Alfred Ebner e le richieste delle confederazioni alla prossima giunta: Disuguaglianze, problema da risolvere. Intervenire su salari, welfare e caro affitti.
Avvertenza: Questo contributo rispecchia l’opinione personale del partner e non necessariamente quella della redazione di SALTO.
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Foto: CC0

salto.bz: Alfred Ebner, segretario generale della Cgil altoatesina, le elezioni provinciali si avvicinano e il sindacato ha presentato alla politica le priorità per il prossimo mandato del consiglio. Quali sono a suo avviso i risultati ottenuti in questi ultimi cinque anni?

Alfred Ebner: Il governo provinciale ha sicuramente raggiunto alcuni obiettivi, pur partendo da condizioni macroeconomiche diverse da oggi. Non c’è stato il temuto incremento della disoccupazione, ma l’onda lunga della crisi si è avvertita anche in Alto Adige. Tramite la riduzione dell’Irap e dell’Irpef regionale sono stati fatti interventi che hanno aiutato la nostra economia, cresciuta anche nel periodo della recessione. Su questo punto dunque la nostra provincia ha tenuto benissimo botta e la giunta si è mossa con coerenza. Anche sull’applicazione dell’accordo di Milano, che garantisce la stabilità della finanza pubblica locale e che rafforza la nostra autonomia, siamo d’accordo con Kompatscher quando dice che è un risultato importante. Tuttavia, ci sono altri punti nei quali non è stato fatto abbastanza.

 

Di quali punti si tratta?

Prima di tutto la sanità. Oggi si avverte in particolare modo la carenza dei medici, che sono le figure importanti del sistema sanitario. La salute è uno dei temi su cui riportiamo l’attenzione, rivolgendoci al prossimo consiglio e alla prossima giunta. Le questioni sulle quali riflettere non si esauriscono qui. C’è ad esempio la questione dell’autonomia.

 

Il processo per la riforma dello Statuto si è fermato.

Sì, la convenzione è uscita spaccata e qualche discorso per riprendere il filo andrà fatto.

Bisogna ragionare sul futuro della nostra autonomia speciale, anche di fronte all’Europa, ove spira un vento di forte crisi.

 

E le altre priorità?

L’economia va bene ed è un fatto positivo, ma, come sindacato, non possiamo fare a meno di denunciare le disuguaglianze, che sono un problema, magari non clamoroso, ma in continuo aumento. Vediamo inoltre che le persone a rischio povertà rimangono in numero stabile con una tendenza al rialzo. In un momento di crescita dovrebbero diminuire, invece non è così. Vanno affrontate le differenze nella distribuzione del reddito e della ricchezza. I salari devono aumentare, specie in alcuni settori dove gli stipendi sono da sempre troppo bassi.

 

Uno dei temi centrali quindi è il potere di acquisto dei lavoratori altoatesini?

Precisamente. La politica locale non può intervenire direttamente, ma lo può fare in modo indiretto. Promuovendo accordi integrativi e territoriali tra imprese e lavoratori, erogando preferibilmente incentivi di varia natura per investimenti mirati a chi contratta riconoscimenti economici ai dipendenti. Serve un patto tra imprenditori, sindacati e istituzioni che abbia lo scopo di risolvere in modo concreto la questione. Un settore numericamente forte in Alto Adige come i servizi è particolarmente esposto a queste dinamiche di disuguaglianza e precariato. E i contratti nazionali non bastano a recuperare un’inflazione che qui è maggiore. Poi gli affitti o i prezzi della casa in generale sono troppo alti.

 

Quello dei prezzi delle locazioni degli appartamenti è forse con la sanità tra i problemi più sentiti per chi vive in Alto Adige. Un’altra delle priorità del sindacato?

Sì. Il costo delle case è esorbitante. A Bolzano e nelle altre località turistiche rischiamo altre impennate che derivano dallo sviluppo di piattaforme come Airbnb, che portano via immobili al mercato degli affitti residenziali con rendite molto appetibili. Bisogna lavorare perciò anche sull’offerta: recuperare le case sfitte, laddove ci sono, aumentare il numero delle case popolari Ipes e riprendere il progetto abitativo a favore del ceto medio. Qualcosa bisognerà costruire, nel rispetto del paesaggio.

 

Disuguaglianze, qualità del sistema sanitario, salari e affitti. Su cos’altro occorre intervenire nei prossimi cinque anni?

Riguardo al futuro penso agli ammortizzatori sociali, ove la Provincia a nostro avviso deve varare una serie di norme per integrare, armonizzare e migliorare le misure nazionali attuali. Industria 4.0 taglierà fuori inizialmente parecchie persone dal mercato del lavoro, che vanno poi sostenute nell’reintegro. Si può pensare a risorse ulteriori per migliorare le prestazioni, tenendo conto del costo della vita che in Alto Adige è maggiore. Abbiamo poi il tema sempre attuale del fondo di solidarietà, pensato per intervenire su chi poteva sinora contare sulla cassa integrazione in deroga. Finora fortunatamente non abbiamo avuto bisogno di utilizzarlo molto, ma va esteso anche al di sotto delle aziende con cinque dipendenti.

 

Siete intervenuti pubblicamente anche sugli appalti. Cosa chiedete?

Nelle gare non ci si deve nascondere dietro la logica del minor costo possibile, con offerte talmente basse che a volte hanno difficoltà a coprire i costi per la manodopera, mettendo in difficoltà poi chi ci lavora. L’offerta fornita deve coprire bene i costi del personale e puntare soprattutto anche sulla qualità.

 

Tornando infine alla sanità, tallone d’Achille secondo molti dei partiti candidati alle provinciali, cosa suggerite nel merito?

È il tema più sentito e discusso. I soldi ci sono, ma i servizi in alcune situazioni non soddisfano gli utenti. I tempi d’attesa per le visite specialistiche, ad esempio, ricevono critiche quotidiane assieme alle file nei Pronto Soccorsi, soprattutto a Bolzano. Potenziando la medicina di base si potrebbe alleggerire il sistema ospedaliero. Bisogna perciò risolvere il problema dei medici di base e dei Distretti socio-sanitari. Altro intervento prioritario è quello sulla digitalizzazione: un Cup-Centro di prenotazioni unico migliore sarebbe molto importante.

 

Cosa vede infine nella sfera di cristallo?

Forse è finito anche qui il tempo delle certezze politiche del passato. Siamo di fronte a radicali cambiamenti dentro la società. Con la crisi del 2008 sono cresciute le diseguaglianze, che hanno poi alimentato nell’opinione pubblica rancori, invidie ed egoismi di varia natura. Ora si tratta di governare e incanalare in maniera positiva questa onda, prima che ci travolga tutti. La sfida è aperta anche da noi. Il sindacato deve giocarla sino in fondo a fianco dei lavoratori e dei pensionati!