Kurds
Foto: Delil Souleiman/AFP/Getty
Politica | Guerra in Siria

NATO per uccidere

L’invasione turca in Siria e l’eterna tragedia dei curdi.

Dopo l’annuncio di Trump di ritirare le truppe stazionate nel nord della Siria impegnate fino all’altro ieri contro l’ISIS e a fianco dei curdi, Erdogan non ha esitato a sferrare un attacco massiccio contro le odiate milizie nonché la popolazione civile curda, sistematicamente discriminata e repressa in Turchia e ora perseguitata anche oltre i confini nazionali in territorio siriano. Il presidente americano ha giustificato la sua decisione sostenendo che quando due bambini litigano tra loro, può essere utile lasciarli azzuffare per poi redarguirli affinché apprendano la lezione, e poi a ben vedere il PKK - Partito dei Lavoratori del Kurdistan - è perfino peggio dell’ISIS, per cui non si vede perché gli Stati Uniti dovrebbero trattarlo da alleato a discapito di chi taglia la gola agli infedeli.

Al netto del fatto che nei suoi interventi pubblici Donald Trump ricorda Hulk Hogan in overdose da anfetamine, perfino negli Stati Uniti, che pur sovente hanno appoggiato dittature sanguinarie in tutto il mondo (purché anticomuniste e amiche delle corporazioni), dovrebbero riconoscere la differenza tra un movimento laico e progressista come quello curdo e lo stragismo eretto a sistema della jihad. A maggior ragione in Siria, dove tra il regime di Assad, l’appoggio iraniano, l’ingerenza russa, le brigate di Al Qaeda e il parastato dell’ISIS, si incrocia quanto di peggio abbia prodotto la politica mondiale dei nostri tempi. Trump non distingue l’Austria dall’Australia, ma tra i suoi elettori ci sarà pur qualcuno che abbia concluso le scuole primarie e che col passare dei mesi inizi a intuire che quella parrucca gialla è sospesa nel vuoto?

Va ricordato che militarmente USA e Turchia sono nostri alleati, sia pur entro i limiti di un trattato meramente difensivo. Se i governi europei non avessero sprecato gli ultimi decenni a coltivare i rispettivi orticelli nazionali, gettando invece le basi per un’integrazione sovranazionale su larga scala, forse oggi potremmo rimettere in discussione la permanenza nella NATO senza che un presidente americano si permetta di schernirci evocando gli arretrati per l’acquisto di decine di F-35 e senza che un dittatore sanguinario come Erdogan si permetta di minacciarci con ritorsioni di varia natura, tra cui l’invasione di milioni di migranti trattati come bombe umane da sganciare su paesi vicini poco accomodanti. A osservare come si muovono le cancellerie europee nella gestione dei flussi migratori sulla rotta balcanica e nelle acque del Mediterraneo, verrebbe da dire che ognuno ha gli alleati che si merita.