Società | Il premio

“La telefonata del Quirinale? Ho pianto”

La bolzanina Silvia Pomella è stata nominata questa mattina Alfiere della Repubblica da Mattarella: “Quando sono uscita dalla depressione ho voluto urlarlo al mondo.”
Silvia Pomella
Foto: Silvia Pomella

Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, la mattina del 27 novembre ha conferito 30 Attestati d’onore di "Alfiere della Repubblica" a giovani che nel 2021 si sono distinti per l'uso consapevole e virtuoso degli strumenti tecnologici e dei social network, anche in relazione ai problemi posti dalla pandemia. Tra questi c’è anche la bolzanina Silvia Pomella che, nel corso di quest’anno, si è distinta “per aver affrontato la difficoltà psicologica con tanta voglia di superarla, per averne parlato apertamente con amici e compagni di classe, per aver trasferito la sua carica di energia in azioni di cittadinanza attiva sui temi dell’ambiente e dei diritti delle persone.” Abbiamo intervistato Silvia Pomella che, coerentemente con la motivazione della nomina, al momento della chiamata al telefono era impegnata come volontaria presso la Colletta del Banco Alimentare.

 

Salto.bz: Innanzitutto complimenti per questo importante riconoscimento. Puoi raccontarci cosa hai provato quando hai saputo della nomina da parte del Presidente Mattarella?
 

Silvia Pomella: Ieri sera il Quirinale ha chiamato mia mamma, appena lei mi ha comunicato la notizia sono scoppiata a piangere. Non mi aspettavo minimamente una cosa di questo genere; sono veramente onorata. Non so ancora quando potrò andare al Quirinale per ricevere il riconoscimento, ora sono davvero emozionata.

Sei caduta in depressione due anni fa, perché hai deciso di rendere pubblica la tua storia?

Esattamente. Era il novembre del 2019, ancora prima che iniziasse la pandemia, ma già prima di quel momento avevo sofferto di disturbo d’ansia. Durante questi due anni, ho sentito molta pressione sociale che mi impediva di parlare del mio problema e questo mi faceva soffrire ulteriormente. Non ne capivo il perché. Non ho scelto io di ammalarmi, perché dovrei vergognarmi di soffrire di depressione? Perché nascondersi?
A settembre di quest’anno, dopo aver concluso le cure psichiatriche ed aver ricevuto la conferma di essere guarita, ho deciso di condividere sui social la mia esperienza; ho voluto urlare al mondo che guarire dalla depressione è possibile.

Non ignoriamo chi soffre di ansia e depressione

Com’è stata la risposta dei tuoi amici? Sei un’attivista e sei da sempre impegnata nel sociale, che ruolo hanno avuto, in questi anni, i diversi gruppi e movimenti a cui hai preso parte?

Mi sono ritrovata in gruppi molto aperti e disponibili sia a parlare della problematica che ad ascoltare. I miei amici sono stati d’aiuto e, voglio sottolineare, con loro lo sono stati anche i miei insegnanti a scuola che, nei periodi più difficili, mi sono sempre venuti incontro. Li ringrazio tutti perché mi hanno sempre incoraggiata.
Per quanto riguarda i diversi gruppi che frequento attivamente – da Fridays For Future alla Consulta Provinciale degli Studenti/esse, di cui è la Presidente – questi hanno giocato un ruolo fondamentale. Quando avevo difficoltà ad uscire di casa, quando ho passato intere settimane senza alzarmi dal letto, i gruppi e la rete intorno a queste organizzazioni mi hanno fatto sentire utile. Lottare per qualcosa di concreto, uscendo di casa, organizzando momenti d’incontro, mi faceva staccare dalle mie ansie e mi concentrava su qualcosa di reale che si poteva cambiare.

Cosa ti senti di dire a chi oggi soffre di ansia e depressione?

Non bisogna vergognarsi. Voglio dire a tutti loro che siamo in tantissimi a soffrirne e ne soffriamo spesso in silenzio. Invece bisogna parlarne, perché parlarne aiuta, senza temere il giudizio degli altri. Un appello, inoltre, lo lancio a tutta la cittadinanza: non ignoriamo chi soffre di questa malattia.