Economia | Sviluppo

Innovare come altre regioni europee

Nell'indice europeo della competitività Trentino e Alto Adige sono oltre il 150esimo posto su 263 regioni. L'innovazione è moderata, si può fare meglio.
Avvertenza: Questo contributo rispecchia l’opinione personale dell’autore e non necessariamente quella della redazione di SALTO.
Rafforzare le reti d'innovazione regionali
Foto: Mattia Frizzera

Ieri è stato pubblicato il Regional Competitiveness Index da parte della Commissione Europea, nel quale si sono analizzate le performance delle regioni europee soprattutto su 11 parametri: istituzioni, stabilità macroeconomica, infrastrutture, salute, formazione di base, formazione superiore ed apprendimento permanente, efficienza del mercato del lavoro, grandezza del mercato, capacità tecnologica, grado di complessità delle imprese, innovazione. 

Trentino e Alto Adige sono a metà classifica. Tra le regioni italiane risultano essere al secondo e terzo posto, dietro alla Lombardia. Ma nel confronto europeo Trento è 153esima su 263, Bolzano 160esima. Il Tirolo si trova all'83esimo posto su 263 regioni europee. Trentino e Alto Adige registrano ottime performance su scala europea per quanto riguarda la salute, mentre hanno margine di recupero soprattutto in ambito formazione superiore, innovazione, complessità delle imprese. L'Alto Adige è migliore rispetto al resto d'Europa per quanto riguarda l'efficienza del mercato del lavoro. Provincia di Bolzano e Provincia di Trento risultano essere regioni europee moderatamente innovatrici. 

Giovedì 26 gennaio si è svolto all'Eurac di Bolzano un seminario sul rafforzamento delle reti d'innovazione a livello regionale. Un evento promosso dall'Istituto per lo sviluppo regionale e il management del territorio.

Thomas Streifeneder, direttore dell'istituto per lo sviluppo regionale e il management del territorio (Eurac), ha presentato alcune mappe che riguardano l'Alto Adige, indicando tra l'altro come la Provincia di Bolzano si trovi fra le regioni che non hanno specializzazioni nell'ambito della conoscenza. Per quanto riguarda l'innovazione il Trentino si trova all'interno delle "smart & creative diversification areas", mentre l'Alto Adige è fra le "imitative innovation areas".

Harald Pechlaner, direttore dell'Istituto per lo sviluppo regionale, ha sottolineato come la regionalità possa aiutare a garantire innovazione a livello globale. Inoltre è fondamentale che l'innovazione si accompagni alla comunicazione. All'interno del cerchio dell'innovazione ci sono le imprese, quindi andando verso l'esterno agenzie per la localizzazione di nuove imprese, enti di ricerca, fiere e congressi.

Ingrid Kofler, Anja Marcher e Francesco Anesi fanno parte di una "task force" all'interno dell'Istituto per lo sviluppo regionale che si occupa specificatamente di imprese ed innovazione.

Kofler e Marcher hanno esposto i risultati di interviste ad aziende sudtirolesi, distribuite all'interno del territorio provinciale. Il 75,7% delle imprese altoatesine si è innovata nel corso degli ultimi 3 anni, nel 57,1% dei casi l'innovazione si è sviluppata direttamente all'interno dell'azienda. L'attitudine all'innovazione è alta fra le imprese, ma non c'è però una corrispondente azione verso l'innovazione. Tra i legami forti tra imprese ci sono scambio di rapporti di lavoro e conoscenze, tra quelli deboli lo scambio di nuove informazioni e risorse.La mappa dell'innovazione sudtirolese conta 185 rapporti e 312 nodi, quella della cooperazione 618 rapporti e 317 nodi. Per quanto riguarda la cooperazione i ruoli fondamentali sono ricoperti da associazioni di categoria ed imprese, per l'innovazione invece da istituzioni ed enti di ricerca.

Monika Bachinger della Hochschule für Forstwirtschaft di Rottenburg ha citato alcuni esempi di innovazione all'interno della Baviera, sottolineando come i sistemi di innovazione regionale siano difficili da guidare. Vi sono dei rapporti casuali dai quali nascono delle reti, da parte delle istituzioni pubbliche ci possono essere azioni d'impulso. Nell'area di Ingolstadt la casa automobilistica Audi coordina un network bilaterale con molti partner, ma le piccole imprese faticano ad avere rapporti fra loro. Il rischio è che se per qualche motivo dovesse venire meno Audi, vi possa essere un grosso contraccolpo anche fra le piccole imprese dell'area di Ingolstadt.La regione dell'Hallertau invece è famosa a livello mondiale per la produzione del luppolo. I rapporti tra imprese nell'Hallertau sono di grande qualità, c'è una cooperazione faccia a faccia e multilaterale, non c'è gerarchia fra gli operatori.

Francesco Anesi di Eurac si è soffermato su alcune best practices dall'estero, confrontando Trentino, Alto Adige e Tirolo con le regioni di Oberbayern ed Alsazia. L'Alto Adige è forte nell'output di innovazione, ma l'input di fattori è debole e per questo l'Alto Adige viene considerata a livello europeo come una regione a moderata innovazione.In Oberbayern ci sono iniziative speciali per aree rurali ed è stato implementato un sistema di voucher per l'innovazione. All'interno dell'Euregio Tirolo-AltoAdige-Trentino le Pmi risultano essere molto innovative, ma solitarie.

Christoph Meier è direttore di Platinn, azienda che si occupa di consulenza e coaching in materia di innovazione nella Svizzera occidentale. Tra il 1995 ed il 2005 nella Svizzera occidentale si sono persi 59mila 149 posti di lavoro in settori con poca innovazione, mentre se ne sono guadagnati 33mila 138 nei settori ad alta innovazione. Nei 7 cantoni che compongono la Svizzera occidentale operano 44 coaches accreditati e vi sono 7 persone che fungono da "antenne cantonali", per riuscire ad offrire il servizio anche in periferia. Nell'esperienza sul campo Platinn ha scoperto ad esempio che l'80% delle persone, operanti soprattutto all'interno di microimprese, non aveva mai avuto contatti con l'ambiente universitario. Sistemi regionali di innovazione funzionano quindi meglio di sistemi accentrati.

Al termine della mattinata si è svolta una tavola rotonda con protagonisti dell'economia e delle istituzioni altoatesine. Helmut Sinn della ripartizione lavoro della Provincia di Bolzano ha parlato di servizi vicini ai cittadini e forniti al tempo giusto. Recentemente ad esempio è stata implementata una nuova borsa lavoro, https://ejob.egov.bz.it. Sinn ha spiegato come lo Stato negli ultimi anni abbia investito molto per quanto riguarda le amministrazioni pubbliche in sviluppo ed innovazione.

Manfred Pinzger, presidente degli albergatori sudtirolesi (Hgv) ed ex senatore Svp della Val Venosta, ha ricordato come nell'associazione ci sia un reparto interno che si occupa di innovazione e cerca di dare una mano nello sviluppo di nuovi prodotti.

Georg Kössler, presidente dei consorzi frutticoli dell'Alto Adige, ha parlato del consorzio che si occupa di sperimentazione di nuove varietà e del network con partner francesi in materia di brevetti e diritti d'impianto. Hanno partecipato anche Maurizio Bergamini Riccobon, della ripartizione innovazione, ricerca ed università della Provincia di Bolzano e Josef Negri dell'associazione industriali dell'Alto Adige.

Nel pomeriggio sono stati organizzati tre workshop di 40 minuti ciascuno, per dare ad ogni partecipante la possibilità di seguirli, dedicati a relazioni internazionali, network e responsabilità sociale.

Nell'ambito delle relazioni internazionali ha portato la sua testimonianza Roberto Biasi, che nel 1989 assieme al fratello Vinicio ha fondato a Bolzano la Microgate (www.microgate.it). Un'azienda che è partita dalla tecnologia per cronometraggio sportivo, per arrivare all'ottica adattiva, partecipando a grandi progetti internazionali legati ai telescopi spaziali. Microgate parteciperà ad esempio al progetto dell'European Extremely Large Telescope, che vedrà la luce nel 2019 in Cile.

Nel 2004 Microgate, che ha sede in via Einstein a Bolzano e conta 40 dipendenti, ha creato uno spinoff, la Micro Photon Devices, attiva nell'ambito delle tecnologie biomedicali e negli apparecchi che contano i singoli fotoni. Microgate vanta interazione forte e multiforme con istituti di ricerca ed esporta prodotti per la quasi totalità verso Nordamerica, lontano Oriente, Germania ed Austria.

Stefan Hütter ha parlato della sua esperienza imprenditoriale del Biohotel Theiner's di Gargazzone, vicino a Merano. Hütter è vicepresidente dei Biohotel italiani. Prima di aprire il Biohotel a Gargazzone i Theiner non avevano esperienza nell'ambito alberghiero, ma venivano da 30 anni di attività nell'ambito dell'agricoltura biodinamica. Per costruire l'hotel, che è un 4 stelle superior, non si sono rivolti a banche ma hanno ottenuto un prefinanziamento da parte dei clienti, una nicchia di persone da tutta Europa molto sensibile ai temi bio. Nell'hotel lavorano 35 collaboratori, che sono quasi tutti residenti fra Bolzano e Merano. Come stimolo per i dipendenti è prevista anche una partecipazione agli utili dell'azienda.

Biohotel Theiner's veicola soprattutto prodotti biologici Demeter ed è uno dei 6 hotel bio dell'Alto Adige. Hütter ha spiegato che nell'estate 2017 vorranno come associazione nazionale lanciare una proposta di "ferie bio" in Italia. L'Italia ha una grande produzione agricola bio, ma allo stesso tempo non una così grande attenzione verso le "vacanze bio" come nel resto d'Europa.

Biohotel Theiner's ha 57 camere, un 72% di riempimento annuo (con l'obiettivo di arrivare verso l'80%) e per 205 giorni l'anno è tutto esaurito.