Società | Il mio pensiero

Bruxelles, Place de la Bourse

La fragilità che è in noi
Avvertenza: Questo contributo rispecchia l’opinione personale dell’autore e non necessariamente quella della redazione di SALTO.

Dopo i fatti di Bruxelles penso che un fatto nuovo si profili all'orizzonte: siamo tutti vittime e tutti siamo chiamati a dare risposte. Dalla caduta del muro di Berlino molti accadimenti hanno facilitato fino ad oggi in Europa la mescolanza di etnie e di culture, che i due blocchi (occidentale e orientale) avevano contrastato, aprendo nuovi scenari anche al dialogo interreligioso.

Il nostro futuro è indirizzato verso la ricchezza dell'incontro, ma per vivere in una società multiculturale dobbiamo pretendere da tutti, da chi viene da noi ma anche da chi è già parte di questo "noi", il rispetto della legalità e delle regole del vivere comune. In quest'ottica e su questo tema gli schemi convenzionali del "destra" e "sinistra" devono essere accantonati per poter garantire i valori del rispetto reciproco, e anche legittime richieste di sicurezza. Senza queste premesse e senza una risposta ferma e coerente che sappia interpretare questi nuovi scenari, qualsiasi ipotesi di soluzione si scontrerà con una realtà in cui opposti estremismi troveranno fertile terreno per pericolose devianze. In Italia, con premesse diverse, è già dolorosamente accaduto. Cerchiamo di evitarlo all'Europa.