Società | Buoni esempi

“L’unica via per l’integrazione”

Due giovani migranti, ospitati a Castelrotto, hanno superato l’esame di terza media grazie alla dedizione di alcuni insegnanti volontari. Un esperimento che si rinnova.
Il gruppo
Foto: Marco Mariani

C’è un moto di solidarietà attiva che perdura nel tempo, rifuggendo, scientemente, da artifici di retorica a favore del pragmatismo dell’impegno, per riportare la realtà a misura umana, oltre la cortina di ferro dei loschi calcoli politici che spesso prevedono un uso sommario del tema migratorio.

La storia si ripete nello stesso luogo, a Castelrotto, dove l’anno scorso alcuni richiedenti asilo erano stati preparati da un gruppo di insegnanti volontari all’esame di licenza media. Quest’anno due ragazzi musulmani di 19 e 20 anni, provenienti dalla Somalia, ospiti presso Casa Anna, l’ex convento delle Suore Terziarie gestito dalla Caritas, hanno seguito il medesimo percorso superando la prova d’esame ieri, 27 giugno, alla Scuola Media “G. Mameli” di Salorno, dopo aver sostenuto, un mese fa, anche il test Invalsi, che è obbligatorio e parte integrante dell’esame finale. Uno di loro aveva alle spalle dieci anni di scuola, l’altro, che apparteneva a una famiglia di nomadi, solo le elementari perché già da bambino doveva lavorare.

E poi c'è l’odissea che accomuna tutti coloro che tentano di rifarsi una vita in Europa, l’estenuante viaggio attraverso l’Africa fino in Libia dove un gommone porterà i due ragazzi, all’epoca minorenni (avevano 16 anni), sulle coste siciliane. Una settimana dopo approdano in Alto Adige. Una volta raggiunta la maggiore età arrivano a Castelrotto e nel frattempo, un mese e mezzo fa, almeno uno di loro riesce ad ottenere asilo nel nostro Paese.

I ragazzi hanno dovuto imparare l’italiano, l’inglese e il tedesco, quest’ultimo comprensibilmente lo scoglio più duro, ma la volontà di imparare era encomiabile, anche perché hanno capito che è importante avere un titolo di studio per poter poi accedere ad altre possibilità in futuro

Come nelle migliori avventure anche quella scolastica ha i suoi momenti difficili, fra lezioni sulla Costituzione; sull’uguaglianza dei diritti fra uomini e donne che hanno generato, per via delle differenze culturali, qualche perplessità; e di lingue: “I ragazzi hanno dovuto imparare l’italiano, l’inglese e il tedesco, quest’ultimo comprensibilmente lo scoglio più duro, ma la volontà di imparare era encomiabile, anche perché hanno capito che è importante avere un titolo di studio per poter poi accedere ad altre possibilità in futuro - spiega Valentina Guglielmini, che ha curato la formazione in Tedesco, Storia dell’Arte e Disegno -. Questa esperienza è stata un arricchimento anche per noi docenti, uno scambio reciproco, e questo vorrei che fosse il messaggio, specie in tempi in cui non solo certa politica ma anche alcuni media, anche a livello locale, contribuiscono a soffiare sul fuoco dell’intolleranza ora ancora di più con le elezioni alle porte, cosa che trovo estremamente preoccupante”. 

 

 

Valentina Lazzarotto e Marco Pe sono i docenti che hanno insegnato le materie scientifiche ai ragazzi, Maria Loredana Pratticò si è occupata invece di Italiano, Educazione civica e Geografia. “L’entusiasmo non ci manca, anche se quest’anno le risorse umane erano poche e il carico di lavoro comunque notevole”, racconta la professoressa Pratticò che ribadisce come questa iniziativa resti una possibilità incredibile per i ragazzi e per gli insegnanti stessi, “sono convinta che l’unica via per l’integrazione sia quella dell’inserimento attraverso percorsi di studio. Abbiamo lavorato molto bene insieme, anche durante un periodo intenso come quello del Ramadan, per esempio. Ottenere il diploma diventa un’occasione utile per iscriversi poi alle scuole professionali, per inseguire un futuro più rispondente alle loro aspirazioni, tanti di questi giovani sono stati avviati a diverse professioni già in Africa, abbiamo avuto falegnami, panificatori, camerieri, maestri di lingue, meccanici, ed è giusto che possano continuare ad esercitare questi mestieri”. 

Sono convinta che l’unica via per l’integrazione sia quella dell’inserimento attraverso percorsi di studio

Marco Mariani, coordinatore del gruppo, ex preside del Liceo Carducci ed ex ispettore scolastico, guarda oltre, perché questa best practice possa essere diffusa in modo capillare sul territorio. “L’intento - chiosa Mariani - è quello di contattare quelle associazioni volontarie che già fanno corsi di lingua e formazione e mettere a disposizione la nostra esperienza per concretizzare lo studio con una licenza, un documento che apre qualche porta, consente a queste persone di puntare a qualcosa di stabile e duraturo”.  

Propositi pregevoli che tuttavia non sempre coincidono con le contingenze spesso inclementi. Dei sette richiedenti asilo che l’anno scorso hanno sostenuto l’esame di licenza media solo uno ha proseguito gli studi, frequentando un corso di grafica all’università di Bolzano e c’è chi è riuscito a prendere la patente. Gli altri, per via delle lungaggini burocratiche riguardo le richieste d’asilo ma anche per i noti “pregiudizi universali” sui migranti, dicono i docenti, fanno lavori stagionali, impiegati come lavapiatti, manovali e braccianti. Scardinare lo status quo richiede uno sforzo pachidermico. Per fortuna c’è chi è disposto a farlo, malgrado tutto.