Orso
Foto: upi
Società | Finferli e nuvole

M49 avvistato nei boschi di Monticolo

L'orso è a nemmeno un metro di distanza da noi. Lentamente ci allunghiamo pancia a terra e chiudiamo le braccia sopra la testa. L'operazione sembra riuscita. O forse no.

Alla fine il momento è arrivato. M49. Qui davanti a noi. A nemmeno un metro di distanza. E adesso? Bärwanger se l'è swangata. Un fischio, una scorreggia, un battito di mani, firulì firulà e l'orso se n'è andato. Ma lui è un uomo di montagna. Radein, uno dei paesi più alti d'Europa. E per di più Ober, non Unter. Oberradein, verso il passo degli Occlini. 

Ma noi? Noi siamo cittadini. Jesolo, ciabatte infradito, la sera un Mohito. E adesso? Adesso siamo nel bosco. Come cazzo siamo capitati attorno al ripetitore di Monticolo? Per i funghi, sì, per i funghi. Ma che importa? E' troppo tardi per cambiare le cose. Adesso M49 è qui. A nemmeno un metro di distanza. Ricordiamo parola per parola il decalogo della Provincia Autonoma di Trento:

“Se l'orso attacca, non bisogna reagire. Bisogna stare fermi e sdraiarsi lentamente a terra a faccia in giù. Con grande probabilità (dicono) l'orso si fermerà vicino senza alcun contatto fisico.”

È quel “dicono” che ci preoccupa. Lentamente ci allunghiamo pancia a terra e chiudiamo le braccia sopra la testa. L'operazione sembra riuscita. Per risultare più convincenti intoniamo anche un motivetto allegro. Poi sbadigliamo platealmente. Da qualche parte abbiamo letto che l'orso è un animale schivo e curioso. Questo qua sembra la seconda delle due. Da come ci sniffa tra i capelli è evidente che abbiamo avuto sfiga.

E allora ci viene in mente Revenant. Leonardo Di Caprio, la mitica scena dell'orso.

Tutti ammiriamo Leo Di Caprio e tutti vorremmo essere come lui. Ma non adesso, M49, non adesso!! Non abbiamo nemmeno il tempo di finire il pensiero che M49 già ci azzanna la giacca, ci lancia verso il cielo e l'attimo dopo ci sbatte giù, ci lancia in alto e ci scaglia in basso, su giù su giù e poi a destra e a sinistra, una centrifuga pazzesca, denti rotti, carne lacerata, braccia disarticolate.

Da qualche parte abbiamo letto che l'orso è un animale schivo e curioso. Questo qua sembra la seconda delle due. Da come ci sniffa tra i capelli è evidente che abbiamo avuto sfiga

Riapriamo gli occhi (quante ore sono passate?) e siamo ancora vivi. Incredibile! You always have to fight for your life! We have only one, di life. Mangiare, nutrirsi, non perdere conoscenza. Di Caprio insegna. Ma lui è una montagna di muscoli con fucile e coltello, noi siamo invece delle mezzeseghe disarmate. Però...però: cos'è quell'affare grigio vicino alla radice? Un bel tocco di legno appuntito: un coltello! Ce lo manda la Divina Provvidenza. Mandaci anche un animaletto, Divina Provvidenza. La fame è tanta. Non uno scoiattolo, troppo agile, o una volpe, troppo furba. Ci vorrebbe un caprioletto. Che, miracolosamente, dopo un paio di ore fa effettivamente la sua comparsa a pochi metri di distanza. Tratteniamo il fiato, raccogliamo le forze e scattiamo in avanti brandendo il coltello di legno. Il nostro balzo si rivela una caduta a peso quasi morto; il capriolo ci guarda nient'affatto impaurito e se ne sparisce tra le foglie saltellando leggiadro.

La fame è brutale: non ci rimangono che i funghi. Da qualche parte abbiamo letto che non nutrono un tubo. Poche calorie, energia quasi zero. E allora bisogna cercare un porcino (vulgo: brisa) di quelli sfatti, bello marcio e zampillante di vermetti ricchi di proteine. E, incredibile, rotolando e strisciando, lo troviamo nemmeno troppo tempo più tardi. Lo abbiamo quasi portato alla bocca, già pregustiamo i bachi da fungo, quand'ecco che arriva lui: Förster Toni. Noto a tutti i fungaioli di frodo. La guardia forestale più implacabile di tutto l'Alto Adige, di tutto il Triveneto, di tutta Europa. Ci fissa a lungo e poi indica la brisa che teniamo nella mano destra davanti alla bocca. Però noi, questa volta, le attenuanti ce le abbiamo tutte. M49, l'attacco, la fame. Facciamo per iniziare a spiegare ma dalla gola esce un singulto, un rantolo, un mezzo sibilo che è lontanissimo da qualsiasi parola di qualsivoglia lingua. Förster Toni però è impaziente e con noi ha già perso troppo tempo. Comincia a palparci, ci tasta i calzoni e la giacca e ne estrae il portafoglio. Dal portafoglio tira fuori quattro biglietti da cinquanta e ci mette dentro il verbale di contravvenzione per raccolta funghi senza permesso in giorno dispari. E su territorio con divieto. Ci strappa la brisa dalla mano e se ne va. Se ne va?! Non ha visto la guancia sbrindellata? L'incisivo sinistro che non c'è più? Il buco nella coscia? I tre solchi che sentiamo bruciare dentro la schiena? L'artigliata che ha scarnificato la mano sinistra?? Non ha visto? Se ne va, sparisce tra gli alberi.

È finita. O forse no. Revenant. Leo Di Caprio. Never give up. Non tutto è perduto, nel bosco. Ci sono ancora le radici, i lamponi, le fragoline, i mirtilli neri e i mirtilli rossi. Iniziamo da quelli neri.