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Società | Avvenne domani

I "Notturni" di Celli

Un grande manager torna a Bolzano per presentare un libro e per rievocare una stagione troppo spesso dimenticata della storia altoatesina.

Pierluigi Celli sarà a Bolzano sabato prossimo, 7 ottobre, per presentare, alle 18 al Circolo della Stampa di via dei Vanga il suo ultimo libro che, come del resto quelli precedenti, ha un titolo provocatorio e accattivante al tempo stesso. "Notturni inquieti - l'insonnia della ragione genera manager", è un libro che, come svela in anteprima lo stesso autore raccoglie le riflessioni amare e paradossale sui rapporti umani da parte dell'ipotetico manager di una grande azienda.

L'incontro, organizzato dal Forum Democratico di Bolzano, è occasione più che ghiotta per incontrare da vicino uno dei protagonisti indiscussi delle vicende italiane di questi ultimi decenni. Uno dei personaggi che, anche solo per aver ricoperto ruoli di vertice in aziende come la RAI, la LUISS, l'ENI e l'ENEL, solo per citarne alcuni, ha vissuto da primo attore tutti gli sconvolgimenti che hanno portato al passaggio dalla prima alla seconda Repubblica. Uno spettatore ben armato però di un acuto senso critico e di un'infinita ironia, con la quale ha sempre riportato alla loro corretta misura personaggi e situazioni che si è trovato via via a dover affrontare.

Il suo tentativo, a cavallo del cambio di secolo, di modernizzare totalmente la RAI, tagliando drasticamente le unghie alle influenze della politica e riorganizzando l'azienda secondo uno schema che frantumasse antiche incrostazioni di poteri e di privilegio, è stato affossato, come era probabilmente inevitabile, dalla partitocrazia e dal colossale conflitto di interessi impersonato dal Sire di Arcore, ma resta, assieme a quello portato avanti in tempi più recenti da un altro manager, Luigi Gubitosi, come uno dei progetti più seri, concreti e proprio per questo più avversati e criticati.

L'arrivo di Pierluigi Celli a Bolzano offre però anche l'opportunità per ripercorrere una pagina di storia della nostra terra colpevolmente dimenticata. E' a Bolzano, infatti, che il giovane Celli, dopo la laurea a Trento, arriva per collaborare, assieme ad altri, al progetto pedagogico di creazione di una grande struttura di formazione professionale lingua italiana elaborato ed attuato da un altro personaggio di grande rilievo. Parliamo di Giuseppe Farias, scomparso solo alcuni anni or sono, ma forse dimenticato un po' troppo in fretta. Un uomo di scuola e al tempo stesso un uomo impegnato in politica. Un cattolico che, all'inizio degli anni 60, al fianco di Lidia Menapace, seppe cogliere l'occasione per trasformare profondamente la linea politica della Dc altoatesina, conducendo il partito sulla strada, impervia ma del tutto irrinunciabile, di un dialogo con la SVP.

Se del Farias "politico" resta questa immagine in bianco e nero, ancor più sfumata è quella dello studioso e del pedagogo. Co- fondatore della prestigiosa rivista bolognese del "Mulino", proprio sulle pagine di questo periodico pubblica le sue riflessioni sul modello che l'istruzione professionale dovrebbe assumere in un'Italia in rapido cambiamento. Non restano riflessioni teoriche poiché vanno a concretizzarsi in un progetto che, a Bolzano, diviene realtà concreta nel 1975. Accanto a Farias, in una fase importante di questo lavoro c'è proprio Pierluigi Celli, che a Bolzano mette radici non solo professionali.

Ecco perché l'appuntamento di sabato prossimo potrà rappresentare l'occasione per esplorare, oltre alle inquietudini dell'oggi, anche una pagina di storia altoatesina, non banale, e magari anche di prendere lo spunto da questo racconto per avviare una fase di riscoperta dell'opera e dell'eredità di Giuseppe Farias.