Cronaca | Storia

"Piazza della pace, non è ancora tempo"

Caramaschi ringrazia il vescovo Muser per un nuovo cambio di nome a Bolzano. Ma la risposta è no. “Mi piacerebbe, ma sono in minoranza. Prima o poi verrà il momento”.
Piazza della Pace
Foto: Südtirolfoto/Othmar Seehauser

Nessuna guerra è una vittoria. Lo ha detto il vescovo Ivo Muser nel suo intervento per il centenario della fine della Grande guerra. Al prelato altoatesino, che ha suggerito di poter nuovamente cambiare il nome di piazza della Vittoria a Bolzano in piazza della Pace, risponde il sindaco Renzo Caramaschi. È un’ottima idea, dice in sintesi il primo cittadino, peccato che non rientri nel programma di questa giunta e che quindi non si farà. “Ma prima o poi verrà il momento, ne sono sicuro” chiude l’amministratore che sembra aver messo una pietra sopra a uno dei suoi desiderata.

 

Un armistizio sempre attuale

Sarebbe un segno concreto e lungimirante se la piazza davanti al monumento alla vittoria a Bolzano fosse rinominata in piazza dedicata alla pace, alla riconciliazione, alla comprensione, alla volontà di convivenza” ha detto Muser nella lettera pastorale “Beati gli operatori di pace”, citando l’11 novembre 1918. È la data dell’armistizio di Compiégne, in Piccardia, ovvero la resa dell’Impero tedesco alle potenze vincitrici, Francia, Gran Bretagna e Russia, che pose fine alla prima guerra mondiale. Il 3 novembre invece è la data dell’armistizio di Villa Giusti (entrato in vigore il 4 novembre, attuale festa delle forze armate italiane), tra Italia e Impero austro-ungarico, che segnò l’avanzata del confine italiano al Brennero e la vittoria poi celebrata dal fascismo con il contestato monumento sulla riva del Talvera a Bolzano.

“Davanti alle infinite sofferenze che le guerre, senza eccezione, sempre provocano - ha aggiunto Muser -, non possiamo permetterci di mettere in gioco la pace gettando benzina sul fuoco dei conflitti. È fondato e necessario rammentare la storia, ma senza abusarne per legittimare con nuovi atti ingiusti i torti commessi”.

Davanti alle infinite sofferenze che le guerre, senza eccezione, sempre provocano, non possiamo permetterci di mettere in gioco la pace gettando benzina sul fuoco dei conflitti (Ivo Muser)

 

Il sindaco: “Mi piacerebbe, ma non si farà”

Caramaschi alza le spalle e sospira. Il nome era già stato modificato dal Comune nel 2001.  Ed è durato meno di un anno. Poi, il dietrofront l’ha suggerito il referendum consultivo promosso nel 2002 da Alleanza nazionale con il suo leader Gianfranco Fini (come cambiano i tempi). Nell’urna il 62% dei bolzanini si è pronunciato per il ritorno della denominazione originaria, che resiste tutt’ora in onore dell’identità. 

Si tratta di un nome molto bello. Mentre la vittoria presuppone la sconfitta di qualcuno, la pace viene dopo la guerra che è la sconfitta di tutti. A me piacerebbe, ma la mia posizione è minoritaria. Ma prima o poi verrà il momento

“Si tratta - afferma il sindaco - di un nome molto bello. Mentre la vittoria presuppone la sconfitta di qualcuno, la pace viene dopo la guerra che è la sconfitta di tutti. A me piacerebbe, ma la mia posizione è minoritaria. Il cambio non sarà quindi proposto da questa giunta, né si farà in questo mandato di giunta”. Come dire, sarebbe bello ma i tempi non sono maturi. “Prima o poi il momento verrà di sicuro” conclude Caramaschi: “Ringrazio la Chiesa che ha il coraggio di dire cose cose quando è scomodo”.