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I numeri che in Russia non tornano

La conta delle persone contagiate è troppo bassa e quindi non reale. Ma il governo non sta mentendo, la spiegazione è un’altra, dice Tommaso Fedele da Mosca.
Mosca
Foto: Pixabay

Abbiamo raccolto testimonianze in giro per il mondo per capire come viene vissuta, nei vari Paesi, la situazione coronavirus. Ecco Tommaso Fedele, classe 1981, assistant professor presso l'Institute of Cognitive Neuroscience, Higher School of Economics di Mosca.

 

Vivo a Mosca e lavoro all’Università. Le prime avvisaglie sugli effetti della diffusione del coronavirus ci sono state con le restrizioni sui voli, già a partire da metà febbraio. Io stesso avevo in programma dei viaggi di lavoro per marzo e aprile, avevo comprato i biglietti, e ancora in tempi non sospetti l’Università mi ha comunicato che tutti gli spostamenti erano stati sospesi, soprattutto verso la Germania, l’Italia, e in generale le zone a rischio. I numeri in Russia erano ancora bassissimi, non si avvertiva il “pericolo coronavirus”, comunque già da inizio marzo alcune imprese hanno iniziato a optare per il telelavoro. Ho alcuni amici che lavorano in aziende informatiche, alla MTS (la Telecom locale) o in multinazionali come la Kaspersky, e quelli tra loro che tornavano da un business trip sono rimasti in isolamento domestico per 14 giorni, già dalla seconda settimana di marzo, e lavoravano da remoto.

Fino a due settimane fa c’era un solo laboratorio in tutta la Russia - a Novosibirsk in Siberia - attrezzato per fare i test sui tamponi

Dalla metà di marzo la nostra Università ha spostato tutto il lavoro online, i numeri dei contagiati salivano ma si parlava ancora “solo” di 500 casi in tutta la Russia. I ristoranti, i bar erano ancora aperti. Sul fronte dei trasporti va detto che a Mosca la metro è estremamente efficiente e ha molte linee, senza di essa la città si ferma e tenendo conto che la maggior parte delle persone lavorano in nero, a ore, non potersi muovere significa non poter portare il pane sulla tavola. Il governo ha promesso dei fondi minimi, una cifra pari a 5mila rubli (che corrispondono a una sessantina di euro) agli anziani per assicurare loro un supporto, a parte questo però per il momento non ci sono misure sistematiche per sostenere la popolazione.

La scorsa settimana il presidente Putin ha fatto un discorso in cui sostanzialmente ha detto: “Cari concittadini, state a casa per una settimana”. È stata proclamata una settimana di “vacanza” per tutta la Russia ma non si è certo fermato tutto, ogni azienda ha deciso in autonomia come comportarsi. La nostra Università è stata molto chiara: “Questa non è una vacanza, si lavora da remoto”. Domenica scorsa è arrivata la conferma che stare a casa era diventato tassativo, ancora giravano infatti video di persone che scavalcavano transenne per entrare nei parchi pubblici, e la gente si riversava in strada con i bambini come se niente fosse. Da ieri, lunedì, si fa come in Italia, si va solo al supermercato e in farmacia e se c’è un controllo per strada bisogna motivare l’uscita. 

 

In quanto ai numeri dei contagi questi non corrispondono alla realtà. Se siamo ancora sotto i duemila casi di persone infettate non è tuttavia perché il governo stia mentendo ai cittadini per mantenere l’ordine pubblico o per non destabilizzare i mercati, come dice qualcuno, ma perché fino a due settimane fa c’era un solo laboratorio in tutta la Russia - a Novosibirsk in Siberia - attrezzato per fare i test sui tamponi. E in più utilizzava mezzi piuttosto antiquati, a quanto pare la sensibilità di quei test era fortemente inferiore rispetto agli standard europei e americani. Per intenderci, su 100 persone testate solo il 10% risultava positivo, perciò molti hanno continuato a muoversi liberamente diffondendo il virus. Ora anche Mosca verrà attrezzata con i laboratori di genetica, e saranno dunque effettuati più test. 

Per questo motivo vedrete che i numeri saliranno vertiginosamente, ma non perché di fatto la situazione sia particolarmente cambiata. C’è inoltre un enorme numero di persone affette da polmonite negli ospedali che saranno riconosciuti come malati di coronavirus. Bisogna anche dire che è stato fatto nelle scorse settimane un lavoro di controllo certosino su chi è entrato in Russia. Poi il 18 marzo è scattato il blocco totale, nessuno entra e nessuno esce.

Credo che rimarremo in lockdown per un altro mese e seguiremo l’Italia nei numeri, con uno scarto di una o due settimane. Il vantaggio dei russi è che possono contare su risorse praticamente infinite, e poi hanno la tecnologia, almeno a Mosca (il resto del paese è un discorso a parte). Non sorprende quindi che la Russia sia stato uno dei primi paesi a dare una mano nelle situazioni emergenziali come quella italiana. Ciò che mi auguro è che la gente, qui in Russia, capisca la gravità del momento e osservi la quarantena, perché tanti, troppi ancora non hanno realizzato che il virus è arrivato anche qui. 

 
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Fabio Marcotto Mar, 03/31/2020 - 15:47

Risorse infinite? Forse di petrolio e gas. Mio suocero, che è docente universitario, guadagna sui 250 euro al mese. Non se la passano molto meglio giudici e poliziotti. Per non parlare dei conducenti dei mezzi pubblici. Decine di milioni di russi vivono sulla soglia della povertà. E, se si può, è meglio rivolgersi alla sanità privata

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