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Ötzi all'Ex Enel? Meglio al Museion

La Giunta ha deciso di far costruire il Museo archeologico davanti a Villa Gasteiger, ora messa sotto tutela. Zomer: "Più sensato lo scambio con l'arte contemporanea".
Occupy Museion 27.08.2022 | 10
Foto: Othmar Seehauser

La Giunta ha praticamente deciso. Come suggerito dagli esperti Sinloc la nuova casa di Ötzi dovrebbe trovare spazio non all'interno di Villa Gasteiger, ex sede Enel con vista su Ponte Druso, ma nel giardino antistante. E' quanto ha detto il presidente Arno Kompatscher rispondendo ieri (30 agosto) ad una cronista che chiedeva se il vincolo di tutela apposto alla villa dalla Soprintendenza potesse influire sulla possibilità di realizzare lì il museo. "La tutela - ha replicato Kompatscher -  era già prevista e ci sono stati già degli incontri con la proprietà (la Habitat di Tosolini, ndr) per informarla al riguardo. Il sito è stato indicato per la possibilità che offre di realizzare un nuovo edificio antistante alla villa, che semmai potrà ospitare gli uffici e altri spazi del museo, ma non il museo stesso. Si lavora già per avviare tutte le procedure, e cioè per l'inserimento nel piano urbanistico, per l'acquisto della proprietà, per il concorso di progettazione". Insomma, sembra già tutto deciso.

 

"La tutela storico-artistica diretta di questo edificio, costruito nel 1902, fa parte della strategia di tutela della Provincia, che ora si concentra principalmente sul 20° secolo. Tutte le epoche dovrebbero essere rappresentate con esempi significativi” afferma l’assessora Kuenzer. “Gli edifici storici presenti in via Dante a Bolzano fanno parte dell'ampliamento urbanistico progettato dall'architetto Altmann. Villa Gasteiger è una delle poche case di Bolzano la cui architettura e decorazione della facciata sono ispirate allo Jugendstil”, ha sottolineato la soprintendente, Karin Dalla Torre.

Proprio mentre la Giunta decideva l'apposizione del vincolo di tutela sull'edificio ex Enel in via Dante a Bolzano, è arrivato in redazione questo intervento che rilancia un'idea già sposata, peraltro, anche da una parte dell'Svp cittadina. Anche se i giochi sembrano fatti e la Provincia è orientata ad un intervento che determinerà l'esborso di parecchie decine di milioni di euro, lo pubblichiamo come possibile spunto di riflessione.

Passavo l’altro giorno davanti al Museion. Tavolini del bar pieni di gente che prendeva il sole, museo desolatamente vuoto. Come sempre. Spazi enormi, qualche allestimento qua e là, una sensazione generale di povertà e tristezza. Oramai per i bolzanini “andare al Museion” significa andare al bar del Museion, non al museo. Quell’enorme mausoleo autoreferenziale fa incassi per poco più di 40.000 euro all’anno e sopravvive grazie a contributi pubblici per più di due milioni e mezzo, ogni anno. In questo momento storico un vero scandalo. Ogni tanto il museo balza alle cronache; in questi giorni perché si è dovuto trasformare in discoteca per riuscire ad attirare un po’ di giovani che hanno affollato i prati attorno, ma si sono ben guardati dal mettere un piede “dentro” al museo. Oppure nel passato, per qualche episodio ridicolo, come le bottiglie rotte del duo Goldschmied & Chiari, asportate dalle donne delle pulizie, oppure ancora per “performance “ da strapaese come le  mucche al pascolo col campanaccio. Ricordo che la ex direttrice Ragaglia le definiva “belle rappresentazioni dadaiste” (che il popolo non poteva capire, ovviamente). Peccato che il dadaismo è roba di oltre un secolo fa. Il Museion di Bolzano è un museo d’arte contemporanea da nulla rispetto a quelli di caratura internazionale di New York, Parigi, Bilbao. Una struttura così o è grande e attira gente da tutto il mondo o non è niente. Il Museion non è niente e infatti incassa 40.000 euro all’anno. L’Alto Adige è terra contadina e conservatrice; fare qui un museo d’arte contemporanea ha la stessa valenza culturale di un museo degli usi e costumi contadini a Manhattan. Purtroppo è stato un grande errore strategico costruirlo e adesso nessuno ha più il coraggio di ammetterlo, anche se quasi tutti lo pensano.

Ogni territorio ha la sua vocazione e se non ne tieni conto il risultato è la totale incapacità di raccontare qualcosa, una qualsiasi cosa, alla società. Breve inciso storico; da quando la fotografia ha iniziato a sfidare la pittura sul suo stesso terreno cioè quello della riproduzione del vero, l’arte ha iniziato a diventare astratta, mettendo in discussione il concetto di «bello» che aveva fin lì guidato pittura e scultura. L’arte ha così deciso di fare a meno del realismo, del vero e della sua riproduzione e ha cominciato a trascendere l’opera in virtù dell’idea che le sta dietro. È così che il gesto artistico ha preso il posto dell’opera d’arte, in una progressiva riduzione dell’opera stessa fino al punto in cui si è arrivati a fare addirittura a meno di questa. Ed ecco spiegato il perché, dall’orinatoio di Duchamp in poi (1917!) l’arte è diventata ció che vediamo alla biennale di Venezia o, molto più modestamente, al Museion. E dal 1917 non ci si è schiodati più. E se un secolo fa l’orinatoio era una provocazione inaccettabile per la società di allora mirata a distruggere l’idea stessa di museo, un po’ alla volta quell’arte provocatoria, nei musei ci è tornata grazie ai critici d’arte che hanno voluto fare un po’ di ordine nelle opere di quegli anni di fortissimo cambiamento. Ora il succo è questo; storicizzato il dadaismo e tutti i suoi nipotini (perché in fondo di questo ancora oggi si tratta) che senso ha un museo di arte contemporanea? Essere forse un luogo dove la gente va per farsi provocare o scandalizzare? Ma qualcuno pensa davvero che in un mondo pervaso dal trash, nel bel mezzo di un cambiamento epocale, con la guerra in Ucraina, migrazioni di popoli e una crisi energetica mai viste, qualcuno si scandalizza a vedere uno che si rotola nei resti di macelleria (Marina Abramovic, Balkan Baroque) o che mette una mozzarella sui sedili di una carrozza (Gino de Dominicis, Mozzarella in carrozza)? Se guardo la “Merda d’artista” (vedi; Piero Manzoni) in scatola io, come oramai tutti, non provo più nulla. Il film 'Vacanze Intelligenti' di Sordi (e pochi sanno che la pellicola era ambientato davvero in una Biennale, quella del ‘77) con la magistrale scena delle pecore e la sora Lella stanca e sudata su una sedia scambiata per un’opera d'arte, diceva già tutto. Diceva soprattutto che l’arte della contemporaneità ha preso altre direzioni e trovato altri luoghi fisici di espressione; non piú i musei, ma i cinema, il web, la pubblicità. Lì sì che il popolo (improvvisamente non più bue) si fa ancora incantare, meravigliare oppure prendere a cazzotti in pancia. Il luogo fisico del museo serve quindi solo per raccontare l’arte contemporanea di ieri, quella di oggi è uscita dai musei per conquistare gli spazi all’aperto, invadendo e spesso esaltando l’ambiente, naturale o urbano che sia. Che fare quindi col Museion? Voglio riprendere un’idea che circola da un po’. Sappiamo tutti che sono in corso le trattative con Tosolini da una parte (ex INA) e col gruppo Signa dall’altra (Viva Bolzano sul Virgolo) per trovare la sede del nuovo museo archeologico di Ötzi. Sappiamo che quello attuale è troppo piccolo e scoppia, mentre è sotto gli occhi di tutti che il Museion non sanno come riempirlo (sia di opere che di visitatori). Basterebbe fare uno scambio di spazi; trasferire il museo di Ötzi nell’edificio del Museion e il Museion nell’attuale museo archeologico. Costi bassissimi, risultato pratico perfetto e rapidissimo. Sì certo, sarebbe ammettere il fallimento di un progetto nato male 20 anni fa; ma oggi c’è la possibilità di trasformare un errore in un tiro da 3 punti allo scadere del tempo di gioco. Gli spazi ridotti dell’ex banca di Italia sarebbero per il Museion la base operativa da cui partire alla conquista dei prati di Bolzano, delle rovine dei castelli, delle piazze della provincia. Per prendere aria e confrontarsi, finalmente, col mondo.

Gigliola Zomer

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Massimo Mollica Mer, 08/31/2022 - 13:31

Oggi, mercoledì 31 agosto, qui a Bolzano Bozen è un inferno! La città è bloccata e i turisti traboccano. Onestamente, oltre al disagio dei locali, non so quale user experience si possa offrire a chi viene qui. Del resto, offriamo quello che siamo, non può essere altrimenti.
Detto questo io ero per la souzione "Benko" perchè a) spostava in parte la calca dei turisti b) si recuperava un luogo totalmente perso c) lo si faceva con il soldi dei privati.
Ma siccome questi concetti non sono condivisi da tutti, come non tutti credono che la terra sia tonda, allora il Virgolo rimarrà abbandonato a se stesso e Bolzano Bozen non avrà alcuna soluzione per il caos in centro.
Poi c'è la questione "tutela storico-artistica" che onestamente non comprendo. Cosa si vuole tutelare? Qual'è il senso della tutela? La popolazione conosce la storia artistica del prorpio luogo?
Detto questo non condivido molte considerazioni di Gigliola Zomer ma trovo la sua idea geniale. Perché sarebbe quasi a costo zero. E proprio per questo non verrà attuata perché è facile spendere i soldi degli altri, cioè i nostri.

Mer, 08/31/2022 - 13:31 Collegamento permanente
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Antonio Lampis Mer, 08/31/2022 - 20:23

Signora Zomer !Da decenni i musei non si valutano dalla
conta dei biglietti, ma dalla conta delle relazioni e del loro ruolosociale e Museion in questo è proprio niente male. Quanto alla mummia nel cubo di vetro, non mi pare una
proposta logica, ma banale.

Mer, 08/31/2022 - 20:23 Collegamento permanente