Società | Province italiane

Qualità della vita, dove cade Bolzano

L’Alto Adige (8°) risale la classifica di Italia Oggi. Punti di forza, ma anche debolezze: reati, violenze sessuali, ospedali, scuola. Trento seconda, brilla il Nordest.
Bolzano, Bozen
Foto: Dan/flickr

Trento perde il primato, a favore di Pordenone, ma resta seconda. Bolzano sale di due posizioni, dalla decima all’ottava. In un quadro nazionale in cui il Nordest la fa da padrone: sono otto le aree tra Veneto, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige che occupano i primi nove posti in classifica (su 107 totali), contro le cinque dell’anno precedente. È il racconto del territorio italiano che emerge dalla classifica sulla qualità della vita nelle 107 province stilata da Italia Oggi assieme all’università La Sapienza di Roma. Un’indagine che nell’edizione attuale, numero 22, tiene conto anche della pandemia da coronavirus, che ha fatto emergere nuove debolezze inaspettate anche al nord: “Si è scelto - è la novità - di conferire maggiore realismo inserendo nella dimensione della sicurezza sociale tre indicatori sulla mortalità e sull’incidenza dei casi registrati di Covid-19”.

 

Città? Meglio piccola, a nordest

 

Il primato in questo 2020 tocca a Pordenone, che scalza Trento, seguono Vicenza, la new entry Padova in ascesa dall’undicesimo posto, ancora Ascoli Piceno, Verona, Treviso, Bolzano, Udine e al decimo posto Siena. In coda scivola invece Foggia, 102/esima l’anno scorso, preceduta da Crotone (106), Agrigento (105), Siracusa (104). Deludono le grandi aree urbane: Milano scende alla posizione 45 (era 29/esima); Roma è al cinquantesimo posto (ma in risalita dal 76/esimo), Torino alla casella numero 64 (dalla 49), Napoli sempre in coda (103).

 

 

Disagio acuito dal Covid

 

Ci sono nuove tendenze su cui riflettere, che in parte si legano dallo stravolgimento innescato dal Covid-19. “La generica contrapposizione tra Centronord e Mezzogiorno è da ritenersi superata per spiegare la crescente complessità del fenomeno qualità della vita in Italia”, come precisa Alessandro Polli, ricercatore di statistica economica all’università La Sapienza, coautore della ricerca condotta sulle informazioni statistiche ufficiali. A tale visione, prosegue, “devono affiancarsi una serie di letture trasversali dove province ‘minori’, non necessariamente collocate nel Nord del Paese, sono contraddistinte da un notevole dinamismo, non soltanto imprenditoriale, e da condizioni economiche favorevoli (bassa inflazione, valori immobiliari contenuti, buoni livelli di reddito e ricchezza patrimoniale pro capite)”. Il livello di qualità della vita di questi centri risulta “spesso superiore” a quello di molte aree metropolitane, “sempre più statiche e inidonee a garantire condizioni di vita accettabili ai loro residenti”.

C’è dell’altro. La seconda tendenza a detta del ricercatore è “l’emersione di significative aree di disagio sociale e personale non necessariamente dislocate in Italia meridionale e insulare”, un fenomeno che l’emergenza legata al coronavirus ha in parte accentuato oppure reso più evidente. La pandemia a cui si è associata una maggiore pressione per le strutture sanitarie territoriali “non ha colpito con la stessa virulenza tutte le zone del Paese, rivelando inaspettate aree di vulnerabilità anche nel nord del Paese”, conclude Polli.

 

 

Bolzano, Trento: luci e ombre

 

Nessun territorio può dunque dormire sugli allori. Lo provano anche i dati, indicatore per indicatore (sono nove) di Bolzano e Trento. In alcuni di questi ci sono lacune clamorose per i due capoluoghi. Niente paura per “affari e lavoro”, sfera in cui Bolzano è al primo posto e Trento terza. Alla voce “ambiente”, il capoluogo trentino è primo, quello altoatesino solo 15/esimo. Ancora sulla “sicurezza sociale” le due città della regione non brillano: Trento è alla casella 58, Bolzano alla 76.

“Reati e sicurezza”: si conferma un tasto dolente soprattutto a nord. Trento è 29/esima, Bolzano 66/esima. Un dato su tutti fa riflettere: in questo ambito Bolzano risulta centesima per il numero di violenze sessuali ogni 100.000 abitanti (Trento è al 60). Proseguendo, ci si consola con la “popolazione” (Bolzano prima, anche alla voce “natalità”, prima di Napolo e Catania, Trento decima). Al contrario, la voce “istruzione e formazione” va bene per Trento (prima), non per Bolzano (30/esima).

Trento va male all’indicatore “salute”. Il capoluogo trentino è ultimo, nella casella 107, mentre Bolzano è alla 75, non precisamente un primato, se si considera l’informazione aggregata “sulla dotazione di posti letto in reparti ospedalieri ad alta specializzazione (qui l’articolo di salto.bz sul tema, ndr) e su quella di apparecchiature diagnostiche”. Venendo agli ultimi indicatori, il “tempo libero” vede le due città vicine (Bolzano 11/esima, Trento 13/esima). Divario infine per “reddito e ricchezza”. Il capoluogo altoatesino è nello scalino numero 8 (prima Milano, seconda Bologna, terza Trieste), quello trentino al numero 26.