Politica | CONGRESSO PD

"Incredibilmente in silenzio"

Duro attacco al segretario dalla "sinistra" di Tommasini. La minoranza punta a rinviare il congresso in primavera con un proprio sfidante. Huber: "Basta ricatti".
Pd, Huber, Repetto
Foto: Pd/Huber

Non è un congresso del Pd che si rispetti senza fibrillazioni, polemiche, e ricorsi. Non fa eccezione quello in programma sabato prossimo 18 dicembre anche se attualmente il candidato è uno solo e pure uscente: il giovane ormai “esperto” Alessandro Huber, 34 anni, consigliere comunale del capoluogo. Appoggiato da Carlo Costa, king maker e regista delle manovre congressuali in casa PD dai tempi in cui ancora ci si chiedeva se il leader dovesse essere margheritino o diessino, Huber non sembra comunque avere la strada perfettamente spianata. Il percorso verso la sua riconferma può risultare accidentato per ragioni politiche (un duro documento firmato tra gli altri anche dall'ex vicepresidente della Giunta Christian Tommasini) ma anche e soprattutto tecniche. Meglio: tecnico-politiche.

Per dipingere un quadro di quello che sta accadendo occorre partire da queste ultime, perché in realtà un rinvio della votazione è a questo punto ormai molto probabile. Huber è in carica da 4 anni, da fine novembre 2017, quando, sostenuto dall’accoppiata Tommasini-Costa, vinse nettamente su Uwe Staffler, appoggiato dall’insolita alleanza Bizzo-Gnecchi. Sarà per l’effetto dilatazione-temporale dovuto alla pandemia o perché nel frattempo i bizziani sono usciti dal partito, le elezioni del 2018 sono state un disastro, Tommasini è amaramente uscito di scena, la Lega è andata al governo provinciale, Renzi si è politicamente suicidato, ma di anni ne sembrano passati almeno otto.

Convocazione in fretta e furia

Forse chi tira le fila si è distratto un attimo, o, come dicono i detrattori, si è programmaticamente deciso di arrivare lunghi per non dare tempo agli avversari interni di organizzarsi. E’ comunque assodato che la lettera per la seconda votazione (la prima non aveva raggiunto il numero legale) relativa all’approvazione del regolamento del congresso sia stata inviata da Renate Prader alle 14.14 di venerdì 30 novembre con la preghiera di votare entro le 23 di quello stesso giorno. E di votare rispondendo alla mail, e quindi con voto palese, cosa che non sarebbe prevista dalle regole. Nel timore di un commissariamento se si fosse andati oltre al 18 dicembre sono stati poi dati 10 giorni per presentare candidati e liste alternative a quelle della maggioranza. Davvero pochissimi per una sfida congressuale. Altra cosa: per eleggere i membri della commissione congressuale, prevedendo l’obbligo di esprimere 9 preferenze, questa risulterebbe ora composta unicamente da membri della maggioranza del partito e l’organismo si affiancherebbe alla futura assemblea del partito di 35 membri, alterando quindi gli equilibri. Per questi ed altri motivi “tecnici” l’ex sfidante Uwe Staffler e Elio Dellantonio hanno presentato due ricorsi a testa che, di fatto, puntano ad una ripartenza da zero con riconvocazione del congresso in primavera. Se così fosse Dellantonio, già primario del Servizio dipendenze, potrebbe essere il candidato alla segreteria della minoranza. O potrebbero spuntare anche altri nomi.

Ma la maggioranza che fa capo a Huber e Costa punta invece al rinvio di un solo mese perché i meranesi, per via delle recenti incombenze elettorali, non hanno fatto in tempo a presentare una lista. In caso di rinvio di 4 mesi si potrebbe anche arrivare ad un commissariamento, ma questo attualmente sembra non volerlo nessuno e quindi l’eventualità potrebbe essere scongiurata. In termini di immagine, infatti, sarebbe l’ennesimo colpo e tutti sanno che il partito non gode di una salute di ferro.

La dura replica di Huber

Sulla questione regole Huber ha una posizione molto chiara: “Si tenga presente che io ho chiarito già da ottobre che non mi sarei occupato di parti tecniche poiché lo ritenevo - essendo io candidato - oltremodo conflittuale. Non posso partecipare a fare le regole di una competizione nella quale competo in prima persona”. La regia sulle regole è stata di Renate Prader e a Daniele Moretti.

“Se la commissione garanzia accoglierà i ricorsi – aggiunge Huber - non vedo alcun problema. Si rifarà tutto come loro ci dicono di fare. E io me ne terrò nuovamente fuori se non per la parte politica che mi compete. Detto ciò, in un clima di sostanziale unità e lavoro collegiale di quasi tutti, ritengo un peccato che ci si attacchi a queste cose invece di partecipare al congresso che è democratico. I posti in assemblea si prendono con i voti, prenderli a suon di ricorsi e ricatti è un vecchio modo di fare politica, triste e avvilente che in me non trova alcuna sponda”.

Insomma, siamo lontani dal pathos suscitato dalle epiche lotte del passato, ma, ecco, il Pd non delude mai le aspettative dei pochissimi che si appassionano alle lotte intestine nei partiti. Ciò detto, per i simpatizzanti  democratici il lato positivo potrebbe essere che queste fibrillazioni sono comunque una dimostrazione di vitalità e che ci sono ancora delle persone disposte a sbattersi e a lottare per conquistare delle posizioni all’interno del partito, una cosa per nulla scontata, di questi tempi,

L'attacco politico

Ma non è finita qui. Questi sono i rilievi tecnici alla gestione Huber. Ben più tosti da digerire, forse, quelli di natura politica.  Ieri l’annuncio di Carlo Bassetti, figura ormai storica e di peso del partito, di volersi fare da parte. Ma il primo dicembre Huber si è visto recapitare  un documento firmato da Monica Bancaro, Sergio Bonagura, Mauro De Pascalis, Dino Gagliardini, Chiara Pasquali e Christian Tommasini che la settimana successiva è stato oggetto di un confronto e fatto proprio con un “mea culpa” dallo stesso segretario. I firmatari risultano oggi inseriti nelle liste a sostegno del segretario, ma questo sembra più un documento della minoranza interna che altro.

“Libero dalle responsabilità del governo provinciale – vi si legge - il Pd però incredibilmente e colpevolmente non ha, negli ultimi tre anni, né sentito né colto  l’esigenza e l’impellenza di una riflessione forte ed approfondita sulla società altoatesina, sulle sue tendenze, le debolezze strutturali ed i punti di forza. Non ha rivendicato il proprio ruolo né si è opposto allo smantellamento e all'espulsione dal dibattito pubblico  di temi che sono per noi dei capisaldi, come ad esempio il diritto al  plurilinguismo per tutti.  La verità è che  abbiamo avviato nessuna riflessione seria. La triste impressione- vanno giù duri i firmatari - è che si stia solo aspettando che arrivino le prossime elezioni per schierare squadre di candidati a caccia di preferenze personali. E per rabbonire le critiche interne  sono stati però  aperti , come nella migliore tradizione, dei “tavoli di lavoro”.

 

La nostra azione politica a livello provinciale è stata oggettivamente carente ed insufficiente sia nella qualità che nella quantità dell’ azione politica.

Secondo il gruppo che si colloca a sinistra nella geografia interna del partito “ci siamo limitati a concentrarci al governo di Bolzano, compito nobile e strategico, non cogliendo però l’ esigenza e l’urgenza di riflettere e rinnovare la nostra funzione, i nostri obiettivi e anche la nostra organizzazione. Certo, la pandemia non ha aiutato, ma non può essere usata come scusa per coprire la mancanza totale di dibattito interno ed esterno. La nostra azione politica a livello provinciale è stata oggettivamente carente ed insufficiente sia nella qualità che nella quantità dell’ azione politica.

“Per fare questo serve un vero cambio di paradigma ed una precisa volontà ed impegno, che chiediamo al candidato o ai candidati segretari di fare propria e di impegnarsi in tal senso. Il partito non può essere guidato dalle tecnostrutture dei gruppi consigliari, e non può comunicare prevalentemente attraverso il cinguettio dei social media, ma deve avere un respiro, una forza ed una capacità di guida autonoma e autorevole. Ci sono tanti temi e questioni che andrebbero ripresi e affrontati: I temi del plurilinguismo come elemento di cittadinanza in questa terra; la centralità dell’ istruzione e della formazione, (sulla quale peraltro si addensano ombre scure) ed in generale dei processi culturali; la difesa e la promozione del lavoro, le sue trasformazioni e la sua funzione economica e  sociale;  una riflessione sulle infrastrutture e sulla mobilità  (non limitata alla lista della spesa di ciò  che si fa sul territorio o non si fanno nel capoluogo) che tenga conto dei cambiamenti strutturali e tecnologici in atto”.

Importanti esponenti della sua maggioranza, dunque, chiedono ad Alessandro Huber di darsi una scossa. Nei prossimi giorni si dovrà chiarire il quadro sulle regole del congresso e capire se si andrà alla riconferma senza sfidanti o ad un congresso "vero e proprio".

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Carlo Bassetti Sab, 12/11/2021 - 17:18

Io propongo un sussulto di serietà e dignità.
Azzeriamo tutto e ripartiamo.
Questa volta magari facendo politica e non solo azione di conservazione di chissà quale potere. Quale poi?

Magari con persone capaci.

Facciamolo per dignità e per la nostra storia.

Sab, 12/11/2021 - 17:18 Collegamento permanente
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Massimo Mollica Dom, 12/12/2021 - 20:00

In risposta a di Carlo Bassetti

Io propongo di fare un congresso pubblico. Invitando tutti, anche chi non appartiene al partito. Dobbiamo ritornare a discutere pubblicamente, e non solo di partito, ma anche di problemi. Parimenti si crei un forum aperto almeno a chi si iscrive. E il tutto deve essere reso pubblico. Deve essere chiaro che lo storytelling è: ritorniamo ad ascoltare, ritorniamo a fare politica.

Dom, 12/12/2021 - 20:00 Collegamento permanente
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Carlo Bassetti Sab, 12/11/2021 - 17:18

Io propongo un sussulto di serietà e dignità.
Azzeriamo tutto e ripartiamo.
Questa volta magari facendo politica e non solo azione di conservazione di chissà quale potere. Quale poi?

Magari con persone capaci.

Facciamolo per dignità e per la nostra storia.

Sab, 12/11/2021 - 17:18 Collegamento permanente
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Massimo Mollica Dom, 12/12/2021 - 22:26

In risposta a di Pasqualino Imbemba

Destra e sinistra sono concetti liquidi al pari della società. Io penso che prima si debba, con i valori del "centro sinistra" autonomista , dare voce a chi per troppo tempo voce non l'ha avuta. Poi dare risposta a chi non si è mai sentito di "sinistra" e quindi dialogare con gli altri partiti. Aspiro a una sorta di Ulivo autonomista. Dove l' autonomia appartiene al nostro DNA. Poi chiaramente ci vogliono idee, visioni.

Dom, 12/12/2021 - 22:26 Collegamento permanente