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“La destra ha già vinto”

Lo stato di salute delle organizzazioni neofasciste, tra conflitto e pandemia. Elia Rosati: “L’errore della sinistra? Accettare l’agenda politica dell’estrema destra”.
Rosati, Elia
Foto: Screenshot

La pandemia e le recenti vicende geopolitiche hanno trasformato radicalmente e in breve tempo i movimenti e i partiti di estrema destra in tutta Europa. Se da un lato la presenza di organizzazioni come CasaPound e Forza Nuova si è vista sempre più frammentata e indebolita, dall’altro l’intera società europea ha spostato bruscamente il proprio baricentro a destra, assorbendo le istanze finora dettate dalle realtà più polarizzate. 
Il docente e ricercatore universitario Elia Rosati, autore de "L'Europa in camicia nera” recentemente presentato a Bolzano dall’Associazione Nazionale Partigiani, ripercorre lo stato di salute dell’estrema destra italiana ed europea, tra conflitti bellici, scissioni inedite e l’avanzata del fenomeno “Meloni”.


salto.bz: Rosati, l’ultima volta che è venuto a Bolzano a presentare un libro si è ritrovato ad affrontare in sala le provocazioni dei militanti di CasaPound, allora presente in Consiglio comunale con Bonazza, Trigolo e Puglisi Ghizzi, oggi completamente spariti dalla scena politica. A livello locale abbiamo assistito alla loro dipartita durante le ultime elezioni, anche a causa del ricompattamento del centrodestra italiano mentre a livello nazionale il leader Simone Di Stefano si è dissociato dal movimento per fondare il suo nuovo partito, Exit. Cosa sta succedendo tra i "Fascisti del terzo millennio"?

Elia Rosati: Sicuramente la perdita dei tre consiglieri comunali a Bolzano è stata una batosta, così come l’abbandono di Di Stefano nella segreteria nazionale. In generale CasaPound sta soffrendo di un calo del numero di militanti. Sono state chiuse delle sedi, anche in città importanti come Milano. Ci sono alcune sezioni che stanno facendo delle alleanze, diciamo inedite, con altri gruppi di destra. Cosa che CasaPound non ha mai fatto, dal momento che si era sempre ritenuta autosufficiente. Ma io credo che sia stata soprattutto la pandemia ad averli depotenziati dal punto di vista politico e impoveriti dal punto di vista economico. Le tanti sedi in affitto, gli spazi di socialità, i bar chiusi durante la pandemia, così come le loro attività commerciali parallele che hanno chiuso metà dei punti vendita hanno avuto un effetto notevole. In generale li vedo a ranghi molto ridotti. Normalmente, quando CasaPound  lanciava delle iniziative riusciva a metterne in piedi una per capoluogo di provincia. Oggi sono arrivati a farne una per regione, facendo confluire tutti i militanti in un’unica città. Inoltre, le iniziative che hanno provato durante le fasi più acute della pandemia, come le mascherine tricolori a sostegno dei ristori, non hanno funzionato. C’è un momento di stallo politico, culminato con la clamorosa uscita di Di Stefano da quello che in apparenza è sempre stato un gruppo compatto, anche dal punto di vista mediatico. Ora invece ha perso tutte queste caratteristiche.

Quindi Lei riconduce questa crisi alla pandemia?

Soprattutto alla pandemia, così come all’attendismo verso Giorgia Meloni. E in questo credo che Di Stefano sia già molto connotato e che intenda, con Exit, fare più da sponda, anziché tentare lo scontro rispetto a Fratelli d’Italia. Oltretutto sta utilizzando una tattica abbastanza ambigua: è un movimento che è nato e continua ad essere annunciato, ma che per ora non ha mai fatto nulla, limitandosi a qualche tweet e a un manifesto politico. Inoltre nemmeno le cause dell’allontanamento sono chiare. Di Stefano non parlava di scissione, CasaPound sì. Allo stesso tempo sono sparite alcune firme dal Primato Nazionale, il loro giornale di riferimento.

Con la pandemia sono spuntate delle nuove parole d’ordine così come la modalità di occupare lo spazio pubblico e organizzare nuove forme di mobilitazione, per esempio all’interno dei movimenti cosiddetti “no vax” e “no green pass”. Cosa è cambiato?

Più che il piano complottista, l’estrema destra ha sempre prediletto quello socio economico. Rispetto alla tipologia di mobilitazione, con un’adesione fortemente individualizzata, è un grande effetto dei social network, di un'aggregazione che vive grazie a gruppi Telegram che invitano a prendere parte a queste piazze arrabbiate su contenuti - e questo va detto - soprattutto reazionari. Questo si era già visto in alcuni momenti con Pegida in Germania e in certe formazioni dei Gilet Gialli in Francia. In Italia hanno preso parte i Forconi, l’appuntamento settimanale che radunavano tutti questi individui arrabbiati che tenevano insieme tutti, senza leader e che si organizzavano solo sulla rete. Ecco più che la pandemia credo che questo sia l’effetto post moderno della direzione in cui sta andando la partecipazione politica, con organizzazioni che di fatto non organizzano più nulla ma in cui confluiscono tutti.

Possiamo dire che l’estrema destra, CasaPound o Forza Nuova che sia, è stata in grado di egemonizzare queste piazze?

Io direi di no, ma l’estrema destra riesce molto bene a imporsi nel ruolo di minoranza attiva. Le piazze hanno bisogno dei loro tecnicismi. Fare un corteo ha bisogno di una contrattazione con la Polizia. Bisogna sapere come fare e condurre una manifestazione. La minoranza attiva è quel gruppo che, per quanto piccolo, riesce a trasmetterti affidabilità. In questo l’estrema destra ha la capacità di mettersi davanti, di capitanare, di muovere una massa di persone che altrimenti non saprebbe cosa fare se non radunarsi in piazza e gridare il proprio scontento. La vera vittoria dei neofascisti è stata questa: riuscire a capitanare nelle piazze e capitalizzare masse protestatarie. Quindi è la destra che cambia i propri slogan e i propri striscioni per inserirsi al meglio in una massa che evidentemente non è familiarizzata con piazze e movimenti. La destra così  scavalca, si mette in testa a guidare e diventa leader del palco, come è avvenuto con l’assalto di Forza Nuova alla CGIL.

Parliamo di qualcosa di più grande che recuperare cinquemila voti da Casa Pound

Oltre alla spaccatura con Exit, alcuni pezzi di CasaPound stanno confluendo all’interno di Fratelli d’Italia. Come sta avvenendo questo passaggio e come sta reagendo Meloni rispetto a queste nuove richieste?

C'è un elemento che va tenuto in considerazione e che può essere in grado di rimescolare le carte. Se cambia la legge elettorale, in un'ottica di proporzionale rigida, ogni partito dovrà raccogliere fino all'ultima alleanza. E sicuramente, a destra, Meloni può pescare in primis dal mondo di CasaPound. Ma se Fratelli d’Italia necessita di affermarsi all’interno di una coalizione, ecco che allora i neofascisti non bastano più ma bisogna giocare una partita mediatica più centrata sull’immagine. Lei, in questo momento, sta facendo entrambe le cose. Ci sono delle regionali e delle amministrative in vista e non escludo si possano delineare degli scenari inediti anche se va tenuto conto che Fratelli d’Italia non ha mai conquistato una grande città e ha sempre fallito su Roma, dai tempi di Alemanno. Tornando alla domanda, Fratelli d’Italia ha sempre avuto legami con i neofascisti, non sono rapporti da costruire da zero, sebbene siano più loro in questo momento a bussare alla porta di Meloni rispetto al contrario. Sta di fatto che lei gioca su elettorati molto più ampi, tentando di sfondare nel mondo moderato così come togliere voti alla Lega. E questo vuol dire allearsi con categorie sociali, avere la fiducia di quelle economiche, legami internazionali saldi. Parliamo di qualcosa di più grande che recuperare cinquemila voti da CasaPound.

Oltre alla mossa vincente di stare fuori dal Governo, è stato sottovalutato soprattutto il fatto che Fratelli d’Italia sia un partito vero e con figure ben radicate sui territori

Con il crollo della Lega di Salvini, penalizzato dalla sua partecipazione al Governo Draghi, Fratelli d’Italia risulta il primo partito nei sondaggi, un dato mai raggiunto finora. La capacità e la figura di Giorgia Meloni sono state sottovalutate?

Oltre alla mossa vincente di stare fuori dal Governo, è stato sottovalutato soprattutto il fatto che Fratelli d’Italia sia un partito vero e con figure ben radicate sui territori, vedi Ignazio La Russa in Lombardia. Meloni ha tuttora i suoi gruppi giovanili, a differenza di Salvini, un altro esempio impoveritosi durante la pandemia. Fratelli d’Italia ha aperto tre centri sociali di destra, sul modello di quello storico di Firenze. È l’unico partito di destra con un sindacato, la UGL. Ha amministratori ovunque, un gruppo parlamentare ancora rodato, di cui la stragrande maggioranza proveniente dalle fila del Movimento Sociale. Fratelli d'Italia è molto più strutturato sul piano nazionale rispetto alla Lega, cosa che in questo momento gli consente di alzare la posta in gioco. Meloni ha la propria dialettica, ma soprattutto la sua leadership è espressione di un gruppo dirigente, mentre Salvini sta diventando sempre più “l’uomo solo al comando”. In generale sono state sottovalutate le sue capacità dal punto di vista organizzativo, così come si pensava che non fosse una leader così comunicativa. Invece è cresciuta bene, anche sui social.

 

E sul piano internazionale?

Su questo paga che Giorgia Meloni sia sempre riuscita a tenersi tutto sommato lontano dai russi. È riuscita a fare delle alleanze internazionali, che l'hanno “ripulita”, non prendendo mai parte, per esempio alla "famiglia sovranista". Ha avuto una sbandata per Steve Bannon e per Trump, l’unica ma molto limitata. A livello comunicativo ha un’affidabilità internazionale con il mondo conservatore che l'ha tenuta lontana da amicizie imbarazzanti, così come sa tenere a bada gli aspetti più incresciosi legati al passato missino. 

A cosa si riferisce in particolare?

Alla recente commemorazione di Sergio Ramelli, da sempre considerato il grande martire della storia missina. Giorgia Meloni ha scelto di andare al cippo del parco intitolato a Ramelli insieme al sindaco Sala e ai vari parlamentari. Non è andata sotto casa del militante dove è avvenuta l'aggressione omicidiaria e soprattutto si è tenuta lontana dalla manifestazione neofascista della sera, da cui si è chiaramente dissociata. Nei fatti ha tenuto insieme un nuovo stile. Ha condannato i saluti romani, chiamandoli antistorici. La Russa, addirittura, ha detto che sono controproducenti. Ha mantenuto una certa coerenza ma con caratteri innovativi. È riuscita a portare avanti la continuità missina ma con un profilo basso,  prendendo parte alla commemorazione con il sindaco di sinistra di Milano, senza le consuete polemiche, dimostrando di sapersi muovere molto bene.

Sempre sul piano internazionale, nel Suo ultimo libro ha analizzato la storia e le realtà delle organizzazioni di estrema destra all’interno dell’Europa occidentale. Dopo due anni di pandemia che cosa possiamo dire sul loro stato di salute, anche alla luce della recente sconfitta in Francia del partito guidato da Marine Le Pen?

Le grandi elezioni sono un importante banco di prova per i partiti nazionalpopulisti che, diciamolo, sono stati a cavallo della pandemia. Per quanto riguarda la Francia, Marine Le Pen, nonostante la sconfitta continua a rappresentare la destra radicale francese, riuscendo a vincere nettamente su Eric Zemmour. Queste potevano essere le sue ultime presidenziali. Poteva uscire sconfitta anche internamente e obbligare il partito a un cambio di leadership.  Invece è riuscita a mantenere salda una certa visibilità e affermazione. In Francia si sta inoltre delineando un quadro politico particolare: c’è un partito tecnocratico, intorno a Macron, assediato da partiti anti-sistema di destra e sinistra che ottengono il 60% del voto. E metà di essi sono di Le Pen.

In generale la destra in Europa si sta riassestando

E in Germania?

Anche qui è accaduto qualcosa di particolare. Alternative für Deutschland è stata confinata nell'ex Germania dell'Est. Non è più un partito nazionale, ma si sta delineando come un partito di protesta xenofoba e socioeconomica nei territori della ex DDR, simile, se vogliamo, alla vecchia Lega Nord di Bossi, focalizzandosi su un elettorato dalle ottime cifre e radicalizzando al contempo il proprio discorso politico. 

Qualche altro esempio?

La Grecia. I partiti neofascisti nati con grandi exploit dopo la crisi sono morti, come tutta l’opzione Alba Dorata ma, allo stesso tempo, i partiti di destra sono molto più conservatori. In Portogallo, Chega che rappresenta una nuova formazione sta già ottenendo buoni risultati. La Spagna, caratterizzata da governi che durano pochissimo, sta vivendo un fatto inedito, con un'unica grande coalizione di destra in grado di raccogliere tantissime tendenze. Diciamo che in generale la destra in Europa si sta riassestando.

In Europa, come sono state accolte dalla destra le istanze dei movimenti contro le restrizioni e l’obbligo vaccinale?

Premesso che non ci sono stati dei veri e propri salti percentuali che giustificano l'adesione di un nuovo elettorato, diciamo che i movimenti che si sono delineati nel corso dei mesi non hanno fatto crescere particolarmente i partiti di estrema destra che hanno mantenuto al contrario il proprio voto consolidato dalle tornate elettorali precedenti. Io credo che il mondo della protesta anti vaccinale, diverso da paese a paese nelle intensità e nelle decisioni legislative adottate, debba ancora trovare una sua strada e che non sia ancora così determinante. 

I tre più importanti partiti nazional populisti o sovranista europei sono tutti coinvolti in scandali legati alla Russia

Spostandoci ad est, con l’invasione russa dell’Ucraina anche l’estrema destra si è spaccata, da una parte supportando e talvolta arruolandosi con i filorussi in Donbass e dall’altra con il battaglione neonazista ucraino Azov. Perchè?

In primis va tenuto sempre ben presente che questo è un conflitto geopolitico e non un conflitto ideologico. Questa è l'invasione di una grande nazione mondiale che attacca una nazione sua ex satellite. Da una parte abbiamo l'imperialismo di Putin che per vent'anni ha supportato tutte le tendenze di destra mondiali, così come ha finanziato e sostenuto, dando, supporto Internet e teorici come Alexander Dugin, le varie istanze provenienti da tutta Europa. Questo modus operandi, per vent'anni, è stato parte del nazionalismo di Putin. Questo innamoramento con la Russia adesso è disconosciuto. I grandi partiti fanno finta, nell’imbarazzo, che non ci sia mai stato. I tre più importanti partiti nazional populisti o sovranista europei sono tutti coinvolti in scandali legati alla Russia: Marine Le Pen per le spese delle campagne elettorali dal 2013, Matteo Salvini per il Russiagate, Heinz-Christian Strache, ex vice cancelliere austriaco e leader del partito di estrema destra Fpoe, si è dimesso dal governo per una video intercettazione con dei faccendieri russi. Qui parliamo di qualcosa che va ben oltre l’ideologia. La Russia si è messa sicuramente in una situazione di isolazionismo internazionale, la quale comporta che i grandi partiti europei facciano finta di non aver mai avuto niente a che fare con Putin. Anche i movimenti sono imbarazzati e spaccati, ma questo era già successo nel 2014, ai tempi di Euromaidan, con Forza Nuova che va in Crimea e Casa Pound che intervista Pravy Sektor.

E in Ucraina?

In Ucraina il neonazismo è una parte politica che esiste come neonazista in quanto tale, cioè non si ripulisce né fa finta di non esserlo. E poi c'è purtroppo un nazionalismo di Stato, un patriottismo che si è sovrapposto al collaborazionismo. Momenti storici che fanno parte del collaborazionismo ucraino con il Terzo Reich durante la Seconda guerra mondiale sono intesi, nell'ottica anche di Stato, come parti legittime della storia nazionale ucraina.

La grande crisi del 2008 ha consegnato l’Occidente in una fase estremamente reazionaria, in cui è cresciuta e prosperata solo ed esclusivamente la Destra

Da una parte è innegabile che il baricentro della società si sia spostato a destra, con tutte una serie pulsioni reazionarie divenute ormai trasversali e in grado di abbracciare quasi tutti. Dall'altra, stiamo assistendo al declino di quelle organizzazioni di ispirazione nazifascista che per anni hanno avuto ampio risalto politico, giudiziario e soprattutto mediatico. Significa che la concessione di agibilità politica ha definitivamente sdoganato tutta una serie di istanze a tal punto da farle diventare alla portata di tutti, senza più il bisogno di avanguardie?

Io sono convinto che sia sdoganato da almeno un decennio. Questo è l'effetto di aver avuto per decenni diverse forme di destre radicali al governo, presenti in ogni organo amministrativo e che ottengono tuttora la metà del voto del Paese. Quindi io sono convinto che lo sdoganamento sia un qualcosa di assodato da tempo. La destra è riuscita ad ottenere quel dominio culturale fondamentale per farle ottenere l’egemonia di cui ha bisogno e che sta praticando. È una partita che ha vinto. La grande crisi del 2008 ha consegnato l’Occidente in una fase estremamente reazionaria, in cui è cresciuta e prosperata solo ed esclusivamente la Destra.

Quale ruolo, o meglio quale colpa, hanno in questo i partiti ispirati alla sinistra?

L'errore della sinistra è stato quello di accettare i presupposti narrativi della destra. La sinistra non ha mai portato alternative, ma ha sempre provato a fare controproposte su un discorso impostato su parole d'ordine della destra, accettandone il terreno di scontro e l'ordine del giorno. Chi fa l'ordine del giorno, chi stabilisce i temi di cui parlare, in che modo parlarne in qualche maniera ha già vinto, perché si è padroni dell'ambito narrativo di un argomento: l'immigrazione, la sicurezza, il federalismo, le tasse vengono tutti ritenuti temi di destra, ma in realtà sono dei temi generali ed epocali che, però, la destra si è presa completamente. Dal mio punto di vista, ritengo anche che le sinistre e le socialdemocrazie europee non siano ancora state in grado di elaborare uno sguardo sulla società, soprattutto dal punto di vista del mondo del lavoro e del piano sindacale, che sia adatto ai tempi. Mentre determinati aspetti non sono visti dalla sinistra, vengono intercettati dalla destra che risponde alla sua maniera. Ogni volta che la sinistra parla di questi argomenti deve rispondere alla destra, non ha mai una visione alternativa, che non sia esclusivamente basata su un piano valoriale. 

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Karl Trojer Lun, 05/09/2022 - 09:10

Wenn der Konsum uns Menschen sättigt, sinkt das Interesse an Freiheit und Solidarität zugunsten populistisch aktiver Kräfte wie jene von Casa Pound und Fratelli d´Italia (die Lega muss sehr darauf achten , von diesen Akteuren nicht vereinnahmt zu werden). Breit gestreute politische Bildung im Sinne von Partizipation und Demokratie wäre auch für Südtirol dringend erforderlich !

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