Società | aborto

Ritratto di un diritto precario

A maggio si sono festeggiati i 44 anni della legge sull'interruzione volontaria di gravidanza, ma in Italia abortire è ancora molto complicato
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Foto: (c) unsplash

In questi ultimi giorni si sono celebrati i 44 anni dall’entrata in vigore della legge sull’interruzione volontaria di gravidanza (IVG). Dal 22 maggio 1978 in Italia si può abortire legalmente. Fino a quel momento il fenomeno era regolamentato da una norma, promulgata durante il fascismo, che qualificava l’aborto come reato contro l’integrità della stirpe e che prevedeva pene severe per chi lo praticava. L’approvazione fu accolta quindi come un enorme passo in avanti per i diritti delle donne e venne difesa strenuamente anche qualche anno dopo nel referendum che ne chiedeva l’abrogazione. A più di quattro decenni dall’istituzione dell’IVG, però, la situazione nel nostro paese mostra diverse criticità: mentre la relazione del Ministero della salute, aggiornata al 2019, riporta solamente i dati aggregati per regione, e non permette quindi di conoscere come si comportano le singole strutture, l’indagine MAI DATI condotta da Chiara Lalli e Sonia Montegiove restituisce una fotografia impietosa del nostro sistema sanitario. La relazione ministeriale disegna comunque una situazione critica, con una percentuale di obiettori altissima lungo tutta la penisola, ma l’inchiesta MAI DATI restituisce un’immagine ancora più drammatica, secondo la quale in Italia sono presenti 22 ospedali e 4 consultori in cui la percentuale di personale medico obiettore è del 100%, 72 ospedali in cui le percentuali si aggirano tra l’80 e il 100% e 46 strutture in cui si supera l’80%. Chiara Lalli, docente di Storia della Medicina, e Sonia Montegiove, informatica e giornalista, hanno presentato una richiesta di accesso civico alle strutture, hanno poi raccolto informazioni provenienti dai diversi ospedali e consultori e, infine, hanno constatato che le possibilità di accedere all’IVG sono ancora più basse di quanto già previsto nelle relazioni ufficiali. Tali stime infatti non tengono conto dei medici, che pur non essendo obiettori, lavorano in strutture nelle quali non è previsto il servizio IVG o di quelli che eseguono solo visite ed ecografie. La percentuale di questi medici quindi deve essere ulteriormente ridotta rispetto al già esiguo dato del 33%, ci sono poi differenze importanti tra regioni e anche l’Alto Adige presenta una situazione sconfortante: secondo LAIGA 194 (Libera Associazione Italiana Ginecologi non obiettori per l’Applicazione della 194) il tasso di medici obiettori di coscienza a Bolzano si attesta all’87,2%. 

In questi ultimi anni l’IVG ha subito attacchi sempre più feroci da parte di organizzazioni e partiti anti-choice, non solo in Italia

Nonostante l’ONU abbia ribadito che l’accesso ad un aborto sicuro e legale rappresenta una questione di diritti umani ed è compito degli Stati garantirlo, in questi ultimi anni l’IVG ha subito attacchi sempre più feroci da parte di organizzazioni e partiti anti-choice, non solo in Italia. Anche negli USA infatti sembra che la Corte Suprema sia pronta a ribaltare la storica sentenza Roe vs Wade, che dal 1973 rende legale l’aborto in tutto il territorio federale. In una bozza, redatta dal giudice Samuel Alito e pervenuta al quotidiano POLITICO, la maggioranza conservatrice della Corte si dice intenzionata a cancellare il diritto all’IVG perché, si legge nelle motivazione, nella Roe vs Wade i giudici si sono pronunciati su un diritto non presente in Costituzione. La decisione, attesa per fine giugno-inizio luglio, ha già scatenato proteste in tutto il paese, ma ha anche rafforzato le posizioni dei gruppi anti-choice, che contano su giudici come Amy Coney Barrett, nominata da Trump dopo la scomparsa di Ruth Bader Ginsburg, che rappresentava uno dei membri più progressisti. Tale nomina ha decretato uno spostamento verso l’ala più conservatrice, con 6 giudici su 9, in uno squilibrio di forze a favore dei repubblicani come non si vedeva da decenni in seno alla corte. 

Se la sentenza dovesse davvero contenere un overruling della Roe vs Wade verrebbe a mancare la copertura federale che garantisce l’IVG in tutti gli USA e ogni Stato potrebbe decidere di dotarsi di normative proprie in materia di aborto, creando differenze sostanziali tra Stato e Stato. Già da tempo i governatori di Stati storicamente repubblicani, come Texas, Oklahoma e Alabama firmano leggi che tentano di circoscrivere l’aborto a situazioni specifiche, come incesto o pericolo di vita della donna, tali leggi, però, finiscono poi davanti alle varie Corti statali, che si rifanno proprio alla pronuncia di Roe vs Wade. Anche il caso sul quale la Corte Suprema è chiamata a decidere è nato da un ricorso dell’unica clinica in cui si pratica l’IVG in Mississippi contro il dipartimento della salute dello Stato, in seguito alla promulgazione di una legge che proibiva qualsiasi intervento abortivo dopo le 15 settimane di gestazione (Dobbs v. Jackson Women's Health Organization).  I giudici progressisti della Corte hanno dichiarato che stanno lavorando ad una strategia per fermare l’overruling ma resta da chiedersi come mai, a quasi 50 anni dalla pronuncia, il Congresso non abbia legiferato su un diritto che diventa sempre più precario. 

Secondo LAIGA 194 (Libera Associazione Italiana Ginecologi non obiettori per l’Applicazione della 194) il tasso di medici obiettori di coscienza a Bolzano si attesta all’87,2%

Ridurre o chiudere completamente alla possibilità di abortire però non ferma gli aborti, li rende solo infinitamente meno sicuri: le donne che vorrebbero far valere i loro diritti saranno costrette a farlo in clandestinità, mettendo in pericolo la propria salute e la propria vita. L’esperienza insegna poi che, come avviene sempre, la mancata tutela dei diritti colpisce le fasce più povere della popolazione, creando una spaccatura ancora più profonda tra le donne che potranno recarsi in cliniche private, in Stati in cui l’IVG è praticata, e donne che non potranno ricevere alcun tipo di trattamento medico, in una nazione come gli USA che presenta già diverse problematiche relative alla possibilità di sostenere le spese sanitarie. 

I venti di retrogrado revisionismo sui diritti delle donne attirano ormai da tempo le simpatie delle formazioni di estrema destra ultra-cristiane in tutto l'Occidente. Mentre Macron a Strasburgo esorta a inserire l’aborto nella Carta dei diritti fondamentali, in UE convivono legislazioni molto differenti, con casi come quello della Polonia o di Malta, che presentano norme tra le più restrittive in assoluto. La pandemia ha costretto l’Unione a prendere decisioni in un ambito, quello sanitario, solitamente ascritto alla competenza dei singoli paesi membri, ma questo ha fatto capire quanto un’azione unitaria sia sempre più necessaria, e nell’agenda politica del futuro includere una visione europea dei diritti riproduttivi, che trascendono il solo ambito medico, potrebbe costituire un cambiamento fondamentale per tutte le donne del continente.

 

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Maximi Richard Mar, 05/31/2022 - 15:40

L’utilizzo ambulatoriale (consentito dal 2020) della pillola abortiva fino a 9 settimane di gravidanza riduce moltissimo il problema degli obiettori perché basta un ginecologo / una ginecologa per ospedale. Non servono anestesisti, strumentisti, sale operatorie.

Mar, 05/31/2022 - 15:40 Collegamento permanente