Politica | Fascismo, Schützen

Un’altra occasione sprecata

Ogni terra di confine ha i suoi protagonisti. E i cappelli piumati in provincia di Bolzano, nel bene e nel male, lo continuano a essere.
Avvertenza: Questo contributo rispecchia l’opinione personale dell’autore e non necessariamente quella della redazione di SALTO.
Schützenmarsch 1. Oktober 2022
Foto: Südtiroler Schützenbund

Il passo cadenzato delle centinaia di Schützen in marcia notturna per il centro del capoluogo per ricordare l’anniversario della marcia dei fascisti sulla città e la deposizione del sindaco Perathoner ha suscitato reazioni piuttosto dissonanti.

L’avvocato Nicola Canestrini ha elogiato la manifestazione come segno di democrazia e ha scaldato la folla chiedendosi se oggi l’Italia abbia gli anticorpi necessari per frenare una nuova ascesa del fascismo. La risposta che l’avvocato ha dato è un lapidario no, perché gli italiani non hanno mai fatto fino in fondo i conti con il cancro del nazionalismo vissuto durante il ventennio. Questo è naturalmente vero. Ma non certo perché a Bolzano c’è ancora un monumento alla vittoria o una piazza vittoria o dell’altra toponomastica che ricorda il periodo fascista. La maggior parte degli edifici fascisti sono stati storicizzati con un’opera che ha pochi paragoni a livello internazionale e lo Statuto di autonomia della provincia di Bolzano è considerato uno degli strumenti più avanzati al mondo di risoluzione di conflitti nazionalistici e etnici.

 

 

Su altre questioni che riguardano l’elaborazione storica del Ventennio c’è giustamente ancora molto da fare, ma anche in questo caso lo stesso corpo degli Schützen qualche analisi critica del passato dovrebbe farla visto che nel 1945-46 la ricostruzione delle compagnie è stata promossa da ex quadri nazisti. Ci si dovrebbe forse anche chiedere che valore danno gli italiani al loro voto al di fuori delle lenti nazionaliste centrate sul microcosmo provinciale. E qui probabilmente ci si accorgerebbe che da ormai venti anni gli italiani votano il primo partito che promette di cambiare il sistema, prima con Berlusconi, poi Renzi, poi i 5Stelle. Oggi è il turno dei Fratelli d’Italia, ma non perché si intravede in Giorgia Meloni una discendente di Mussolini quanto piuttosto per via del fatto che il suo partito è stato l’unico all’opposizione del governo Draghi che, dati alla mano, ha lasciato macerie sul piano dell’equità sociale, della differenza di reddito e dell’esclusione sociale.

Quindi eccessi di allarmismo nei confronti del nuovo governo, come ha sentenziato anche il vecchio Michl Ebner, uomo di affari ma non certo insensibile alle questioni del passato, rischiano di essere almeno allo stato attuale sintomo di un certo infantilismo ideologico più che di una seria analisi politica sulle decisioni del futuro governo in materia di tutela delle autonomie e dei diritti.

 

Sul fronte opposto a Canestrini, Hannes Obermair, ha guardato con maggiore sospetto e distacco alla manifestazione dei cappelli piumati esprimendo preoccupazione rispetto alla rivendicazione identitaria etno nazionalista che mira a amalgamare le libertà individuali all’uomo massa tipico di ogni forma di nazionalismo. Obermair da anni è in prima linea nello svelare le contraddizioni dei nazionalismi senza guardare alla lingua parlata e rivendicando la necessità assoluta di un discorso pubblico meno etnocentrico e più dinamico in cui la memoria separata del passato adeguatamente storicizzata possa essere base per un futuro più condiviso. Anche Obermair, come Canestrini, non è uomo che vede con favore l’ascesa del partito di Giorgia Meloni al potere in Italia. Ma il suo non è un richiamo all’attenzione di tipo identitario, non c’è nel suo discorso nessuna traccia di retorica politica. Le vittime sono ben distinte dal vittimismo, il principio di democrazia non è mai escludente, ma sempre inclusivo. Bene è sostiene implicitamente Obermair che il futuro democratico sia costruito attraverso forme e rappresentanze politiche con ben solide radici nella tolleranza e del rispetto dei diritti umani ma senza l’esaltazione continua dei torti subiti e delle identità monolitiche da salvaguardare.

Io vorrei aggiungere qualcosa a questi due interventi di cui condivido al di là delle differenze lo spirito costruttivo e che fondamentalmente sono a favore e critici con la manifestazione degli Schützen. Io credo che la marcia su Bolzano non andava fatta in questi giorni per ricordare i soprusi di cento anni fa. Non perché non sia da tenere sempre viva la memoria di cosa è accaduto o perché vi siano dubbi sulla gravissima ingiustizia subita dalla popolazione tedescofona locale. Ma semplicemente perché le battaglie da combattere sono oggi altre, più drammatiche e dalle conseguenze molto più devastanti rispetto a ciò che è accaduto cento anni fa.

I cappelli piumati se veramente fossero coscienti della posta in gioco di questi drammatici giorni, avrebbero dovuto farsi promotori di una grande marcia per la pace e per chiedere la fine della guerra in Ucraina

I cappelli piumati se veramente fossero coscienti della posta in gioco di questi drammatici giorni, avrebbero dovuto farsi promotori di una grande marcia per la pace e per chiedere la fine della guerra in Ucraina. Quando il vicesindaco di Bolzano Luis Walcher, grande nostalgico di Andreas Hofer, dichiara che “siamo sempre stati tirolesi, lo siamo ancora e sempre lo saremo”, forse qualcuno dovrebbe ricordargli che sarebbe bene alzare lo sguardo dal suo vigneto e dagli affari dell’urbanistica cittadina. Oltre le cime del Latemar e le Dolomiti, più in là del vecchio confine del Tirolo storico, c’è qualcosa di terribile che sta succedendo. Una guerra tra Russia e Ucraina che ogni giorno di più si avvicina al punto di non ritorno, con lo spettro di un conflitto atomico che l’umanità non ha mai sperimentato così vicino. Il punto non è più se saremo ancora tirolesi tra cento anni, ma se ci saranno ancora i tirolesi tra un mese.

Perchè in fondo sentire uno Schütze che si preoccupa per il futuro di tutti è molto più ammirevole che non vedere marciare al buio e con le torce centinaia di individui incapaci di pensare a una propria identità senza il cappello con la piuma

Per non rimanere inerti di fronte al rischio dell’apocalisse, la società civile è chiamata oggi a prendere posizione, a dire che non ci può essere altra strada che la diplomazia, e che una pace insoddisfacente è comunque e sempre mille volte meglio di una guerra giusta. E allora forse non sarebbe stato meglio per i cappelli piumati diventare protagonisti di una mobilitazione generale di tutti gli abitanti della provincia per dire no alla guerra e per esprimere la contrarietà a ogni politica che alimenta il conflitto? Così l’amore della patria sarebbe stato più tangibile e si sarebbe guardato a un futuro dove ogni individuo e gruppo può vivere insieme agli altri senza dovere continuamente e ossessivamente pensare alle proprie differenze. Perchè in fondo sentire uno Schütze che si preoccupa per il futuro di tutti è molto più ammirevole che non vedere marciare al buio e con le torce centinaia di individui incapaci di pensare a una propria identità senza il cappello con la piuma. Che è bello da vedersi ma fa un po' tristezza quando diventa l’unico spazio sotto il quale si possono esprimere i propri desideri, le proprie aspettative e le proprie paure.

Più che una voce in un terribile silenzio o di un segno di intolleranza e nazionalismo, la marcia notturna degli Schützen è stata dunque un’occasione persa. L’ennesima, per dimostrare di avere sinceramente a cuore la terra in cui qui tutti viviamo.

 

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Günther Ploner Mar, 10/11/2022 - 20:48

Von FASCHISTEN in den 1920 -iger Jahren verboten,
von deren KIndern in den 1990 -iger Jahren bespuckt,
von deren Enkeln im Jahre 2022 nur mehr beleidigt ...

Die Schützen müssen die vergangenen Jahrzehnten also so einges richtig gemacht haben.
Wie ist es sonst möglich dass für Ihr Auftreten vor 11 Tagen (ron den Enkeln) nur mehr eine so milde Strafe verhängt wird?
So gesehen sind die Schützen im Aufwind, den Weg den sie bisher gegangen sind erweist sich als vernüftig.

Mar, 10/11/2022 - 20:48 Collegamento permanente
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Hartmuth Staffler Mar, 10/11/2022 - 21:09

Luca Fazzi hat einen Artikel geliefert, den ich als kindisch-naiv bezeichnen möchte. Wenn unsere Schützen einen Beitrag zum Ende des Angriffskrieges gegen die Ukraine leisten könnten, dann würden sie es sicher tun. Ich glaube aber nicht, dass sich Putin von einer Schützendemonstration in Bozen beeindrucken lassen würde. Wohl aber war die Schützenveranstaltung in Bozen notwendig, um darauf zu verweisen, dass die 100 Jahre zurückliegenden Verbrechen immer noch aktuell sind, dass es keine Wiedergutmachung dafür gegeben hat und dass man sie nicht vergessen sollte. Wenn Luca Fazzi die äußerst unglücklichen, den Faschismus relativierenden Aussagen des Herrn Obermaier gut findet, dann sei es ihm belassen. Damit beweist er aber, dass er nicht imstande ist, unparteiisch zu denken.

Mar, 10/11/2022 - 21:09 Collegamento permanente
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Massimo Mollica Mar, 10/11/2022 - 21:24

Io invece penso che queste manifestazioni, così come i discorsi della Meloni, del gruppo Vox, di Orban e pure di Putin appartengano a un mondo che secondo me non c'è più. Ora c'è la globalizzazione, che che ha creato tanti danni, ma ha portato anche molti russi a ripudiare la guerra scappando. Ha spinto tante ragazze iraniane a ribellarsi a certi dettami arcaici. La stessa primavera araba che è stata soffocata ma ritornerà. Ora abbiamo internet, vediamo e sentiamo tutti nel mondo, e tutti i mercati sono interconnessi. E questo la Cina lo sa benissimo. I populismi non vinceranno e scompariranno assieme alle persone che ci hanno creduto. Io sono fermamente convinto che il progresso alla lunga dominerà.

Mar, 10/11/2022 - 21:24 Collegamento permanente
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Karl Egger Gio, 10/13/2022 - 13:33

Dieser Artikel wirft einige Fragen in mir auf… Wer ist der größere Clown, Fazzi oder Obermair? Wissen viele Italiener nicht was vor 100 Jahren passiert ist oder haben sie es nicht verstanden? Wo liegt der Unterschied zwischen Schützen und Alpini? Fragen über Fragen…

Gio, 10/13/2022 - 13:33 Collegamento permanente
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Hartmuth Staffler Sab, 10/15/2022 - 22:50

Die Alpini sind Ausdruck einer überholten, ausschließlich rückwärtsgewandten, von Arroganz und nationaler Überheblichkeit geprägten Einstellung. Sie haben sich von ihren schrecklichen Kriegsverbrechen (z.B. in Äthiopien) nie distanziert, sondern scheinen noch stolz darauf zu sein, etwa wenn sie am Kriegsverbrecher Gennaro Sora, dem "Eroe del polo" festhalten, der die schreckliche und zutiefst blasphemische "Preghiera dell'Alpino" geschrieben hat. Auch die katholische Kirche, die dieses üble Machwerk weiterhin zulässt, trägt eine Mitschuld.

Sab, 10/15/2022 - 22:50 Collegamento permanente
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Hartmuth Staffler Dom, 10/16/2022 - 15:16

In risposta a di a richter

Es wurden damals in Innsbruck, bedauerlicher Weise, vom Pöbel (nicht von den Schützen) drei jüdische Familien belästigt und ausgeplündert, ein Vorgehen, das Andreas Hofer mit seinen Schützen sofort abgestellt hat. Im Vergleich zu den tausenden Menschen, die von den Alpini ermordet wurden (allein der Alpini-Offizier Gennaro Sora hat beim Massaker von Gaja Zeret mit seinen Alpini rund 1500 Frauen und Kinder mit Giftgas und Flammenwerfern umgebracht), erscheint mir da wohl ein gewisser Unterschied zu sein.

Dom, 10/16/2022 - 15:16 Collegamento permanente