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Politica | Avvenne domani

Quelle macroregioni

Tre Venezie e una storia. Dalla proposta di Ascoli alla macroregione di Fugatti: un concetto storico e politico capace di accendere ancora oggi ostilità non indifferenti.

Correva l’anno 1863 quando il linguista goriziano Graziadio Isaia Ascoli, in un articolo scritto per il giornale milanese l’Alleanza, propose una nuova denominazione geografica per le terre poste nel nord est della penisola. “Noi diremo Venezia Propria – scrisse -  il territorio rinchiuso negli attuali confini amministrativi delle provincie venete; diremo Venezia Tridentina o Retica (meglio Tridentina) quello che pende dalle Alpi Tridentine e può aver per capitale Trento; e Venezia Giulia sarà la provincia che tra la Venezia Propria e le Alpi Giulie ed il mare rinserra Gorizia e Trieste e l'Istria».

All’epoca tutte queste terre facevano parte ancora dell’Impero Austroungarico e avevano altre denominazioni: il Veneto per la parte centrale Friuli compreso, il Litorale Austro-illirico per quella più orientale e ovviamente il Tirolo per quella settentrionale.

La proposta di Ascoli rimase a lungo sulla carta, per essere poi rispolverata sul finire del secolo, in chiave irredentistica, soprattutto per quel che riguardava la Venezia Giulia. Nel nuovo quadro politico scaturito del primo conflitto mondiale divenne di moda il concetto geografico delle Tre Venezie, con quella Tridentina estesa, come provincia, ad occupare, sino al 1927, anche l’Alto Adige, mentre per il Veneto vero e proprio si scelse la denominazione di “Venezia Euganea” al posto di quella proposta dall’Ascoli.

La proposta di Ascoli rimase a lungo sulla carta, per essere poi rispolverata sul finire del secolo, in chiave irredentistica, soprattutto per quel che riguardava la Venezia Giulia

Era una formulazione puramente geografica dato che il sistema centralistico ereditato e accentuato dal Fascismo non concepiva l’idea di un decentramento regionale. Le Tre Venezie rispuntarono invece nel 1920 nella denominazione di un ente incaricato di perseguire progetti di rinascita e ricostruzione agraria. Un ente che assunse un ruolo di estrema importanza in Alto Adige durante la fase drammatica delle opzioni di cittadinanza quando divenne il contenitore delle proprietà vendute dagli optanti per la Germania, e acquistate dal regime con lo scopo di insediarvi agricoltori italiani.

Tutta la storia, narrata con ampiezza di particolari da Andrea di Michele nel volume dedicato alla storia dell’Ufficio Zone di Confine, si prolunga ben oltre il dopoguerra e rappresenta un tassello ineludibile nel quadro della politica di italianizzazione dell’Alto Adige.

È probabilmente per questo che il concetto storico e politico delle Tre Venezie riesce ancor oggi a suscitare reazioni di aperta ostilità in una parte del mondo sudtirolese. Dal punto di vista politico e amministrativo non se ne trova traccia nelle vicende postbelliche, se si eccettua la definizione del collegio elettorale per le elezioni europee. Nel 1979 si decise accorpare a tale scopo un territorio composto per l’appunto dalle Tre Venezie con l’aggiunta dell’Emilia Romagna. È lo stesso concetto geografico che ora affiora nei propositi del governatore trentino Fugatti come area per una possibile forma di collaborazione sovraregionale.

Le Tre Venezie restano, almeno per ora, un reperto confinato nelle ricerche storiche e in qualche sussidiario delle elementari anni ’60

Nel frattempo pare essere passato di moda l’utilizzo del concetto del Nord-est come terreno per analisi politiche ma soprattutto economiche e sociali che ha avuto sprazzi di grande notorietà per qualche decennio. Le Tre Venezie restano, almeno per ora, un reperto confinato nelle ricerche storiche e in qualche sussidiario delle elementari anni ’60. Il risultato che, salvo clamorosi rovesciamenti di fronte, verrà portato a casa con il rinnovo della concessione per l’Autobrennero è un buon argomento a favore della collaborazione sovraregionale, ma non bisogna dimenticare che sulla stessa rete autostradale corrono anche spinte conflittuali come quella riguardante le limitazioni imposte dal Tirolo ai transiti di mezzi pesanti sul suo territorio o quella, altrettanto annosa, sulla realizzazione della Valdastico.

Dalle Venezie di Graziadio Ascoli alla macroregione di Fugatti si snoda dunque un percorso fatto di contrasti e di incidenti di percorso che di reali propositi di collaborazione. Il tutto è immerso infine in un momento politico nel quale la proposta di autonomia differenziata rilanciata dal ministro Calderoli sta diventando uno dei temi di scontro più roventi nel quadro nazionale.

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Oskar Vallazza Lun, 12/26/2022 - 12:37

In questa discussione vorrei far notare che nella bandiera della Lega del Trentino non appare l'aquila di San Vanceslao, bensì l'aquila della provincia fascista Venezia Tridentina, che era la negazione di qualsiasi aspirazione autonomista o pantirolese.

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