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Licenziata in caso di aborto?

Il codice etico che l'istituto Rainerum applica ai suoi docenti: vietato praticare, suggerire o promuovere interruzioni di gravidanza, eutanasia e fecondazione assistita.
Rainerum
Foto: Rainerum

Che sia nel settore pubblico o in quello privato, ogni posto di lavoro ha i propri regolamenti e codici di condotta. Possono non piacere, possono essere severi, ma in genere sono regole che si tendono ad accettare, soprattutto perché strettamente limitate alla mansione svolta e ad un ambiente lavorativo circoscritto.
Non possono invece dire lo stesso i collaboratori e il corpo docente dell’Istituto Salesiano Rainerum di Bolzano, che alcuni giorni fa si sono svegliati con una fredda mail dell’amministrazione scolastica che invitava a prendere visione del codice etico dell'istituto e di attenersi alle prescrizioni dello stesso.
“Il documento ci ha lasciato sbigottiti, non tanto per la rigidità di alcuni contenuti ma per quella che abbiamo percepito come un’invasione della nostra sfera personale. Inoltre è arrivato quando tutti e sette i docenti assunti quest'anno hanno terminato il periodo di prova”, ha detto a salto.bz uno degli insegnanti della scuola paritaria cattolica. Al codice etico, si legge nei primi articoli, “devono uniformarsi tutti i rapporti e tutte le attività compiute nel suo nome o nel suo interesse o, comunque, ad esso in ogni modo riferibili, posti in essere sia al suo interno che verso l’esterno”. Vengono menzionati obblighi generali di diligenza e fedeltà, ma anche di correttezza e buona fede.

 


Dal momento che la consapevolezza del carattere cattolico delle attività gestite dall’ente è data per scontata, l’istituto salesiano obbliga chi vi lavora “ad assumere comportamenti che nello svolgimento delle mansioni manifestino una coerenza con i valori cattolici professati dall’istituto di vita consacrata”, non solo sul posto di lavoro ma, di nuovo, richiamando ad attenersi ai dettami cattolici anche al di fuori. Una coerenza, recita l’articolo 9 del regolamento, che “deve manifestarsi, per quanto attiene ai rapporti con i fruitori dei servizi, anche nel linguaggio e nell’abbigliamento”.
Ma c’è un articolo ancora più controverso, il decimo per l’esattezza: “II personale che a qualsiasi titolo collabora con l'ente Ispettoria Salesiana San Marco deve astenersi dal praticare, suggerire, attuare, consentire o tollerare nelle attività dell'ente pratiche abortive, eugenetiche o eutanasiche di qualsiasi tipo, così come pratiche comportanti manipolazione genetica contrastanti con la dignità della persona, che è il bene più prezioso che ogni essere umano possiede, o con la tutela del diritto alla vita dal concepimento fino alla morte naturale, uniformandosi al principio di precauzione nell'utilizzo delle biotecnologie”.

Ogni violazione, si legge nel testo, dovrà essere segnalata all'Organismo di vigilanza, che avvierà le verifiche necessarie e ne valuterà le sanzioni, scomodando – se necessario – la legge sul licenziamento per giusta causa.

 

Una storia già vista
 

Non è la prima volta che il Rainerum si rende protagonista di episodi oscurantisti, che vanno ben oltre quello che può essere definito un mero indirizzo cattolico. Nel 2014, l’ex direttore don Dino Marcon era riuscito a scatenare una bufera talmente forte da finirne travolto lui stesso. Il sacerdote era stato contestato per via dei suoi attacchi contro gli studenti e studentesse omosessuali dell’Istituto ("per loro serve uno specialista", aveva sottolineato in un’intervista al quotidiano Alto Adige), assieme al controverso Contratto del buon cristiano “per responsabilizzare studenti e famiglie, e ricordare loro che il progetto educativo salesiano ha un suo carisma e una sua tradizione”. Dopo le accese polemiche, animate soprattutto dai più giovani, e l’invio degli ispettori provinciali, la scuola ha dovuto fare i conti con un'improvvisa fuga di alunni (e delle relative rette scolastiche), ritirati per protesta dai genitori. Una vicenda terminata con il frettoloso trasferimento di Don Marcon solamente pochi giorni dopo l'accaduto.
Per alcuni anni successivi, l’istituto ha viaggiato con un profilo decisamente più basso e discreto, potendo contare nel tempo anche su figure laiche e moderate che ricoprivano il ruolo della presidenza, ma non è durato molto. Nel 2018 il fondatore del Family Day, Simone Pillon (ex senatore, convinto antiabortista e ossessionato dalla teoria Gender) era stato invitato a tenere un incontro con gli alunni dall’Associazione Genitori del Rainerum, presieduta da Serena Cavada, la referente altoatesina di Pro Vita e Famiglia, l’organizzazione antiabortista vicina agli ambienti dell’estrema destra.

 

Un ultimo, triste capitolo
 

Se il regolamento diffuso gli scorsi giorni, ha causato non pochi malumori tra i dipendenti laici del Rainerum, il direttore Ivan Ghidina non vuole sentire ragioni, spiegando con toni concitati a salto.bz che le direttive esistono da molto tempo ed erano già note a quegli stessi insegnanti che oggi si starebbero lamentando.

 

Se sono state diffuse solo recentemente è solo per una mera formalità burocratica, afferma il religioso, visibilmente infastidito dalla domanda successiva e che in questo momento sta attanagliando i molti: se una dipendente del Rainerum decidesse di abortire, rischia di venire licenziata dall’istituto?
“Non saprei – risponde sbrigativamente Don Ghidina dopo alcuni secondi di silenzio –. Noi ovviamente non possiamo promuovere questa pratica e non capisco cosa ci sia da stupirsi: siamo una scuola cattolica e stiamo seguendo i nostri insegnamenti. Se ognuno è libero di fare quello che vuole, in casa mia è contro la mia etica”. 



Donatella Califano, vicepresidente della Commissione provinciale per le pari opportunità per le donne, già segretaria generale della CISL, non vede in quel testo una minaccia così grande: “L’articolo che parla di aborto non è chiaro. Non me la sentirei di affermare che il Rainerum stia cercando di dettare alle lavoratrici cosa fare o non fare nel loro privato. Piuttosto sta disciplinando un certo comportamento da tenere sul posto di lavoro, per esempio quello di non suggerire a una studentessa o a una collega di interrompere la gravidanza indesiderata. Stiamo comunque parlando di un ente religioso ma, per come sono scritti gli articoli, non vedo intromissione né nella vita privata né nella condotta personale extralavorativa. Ad ogni modo – aggiunge Califano – la salute, così come l’orientamento politico e sessuale sono tutelati dalla legge sulla privacy, il che significa che il datore di lavoro non può obbligare nessuno a fornire questo genere di informazioni. In passato, proprio per questi motivi, sono state vinte delle cause in tribunale contro delle scuole paritarie”.

 


Sebbene il Codice etico venga applicato alle varie strutture riconducibili al Centro Nazionale Opere Salesiane, l’adozione tout court del regolamento da parte di un istituto paritario che da un lato demonizza diritti e conquiste frutto delle lotte necessarie e, dall’altro lato, viene sovvenzionato annualmente con centinaia di migliaia di euro di fondi pubblici provinciali, dovrebbe forse interrogarci su quale modello di istruzione continuiamo a investire ancora oggi.