Ambiente | montagna

Fino all’ultimo centimetro

Le Dolomiti continuano ad essere sotto attacco ed ora le lobbies dello sci altoatesine guardano affamate allo sfruttamento delle cime bellunesi.
Comelico
Foto: infodolomiti

Un progetto insostenibile sotto ogni punto di vista: ambientale, paesaggistico ed energetico, soprattutto se calato in un contesto di lotta necessaria ai cambiamenti climatici.
Il progetto del collegamento sciistico tra Padola e il passo di Monte Croce Comelico ha recentemente ottenuto un pre-parere positivo con prescrizioni da parte della Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per l'area metropolitana di Venezia e le province di Belluno, Padova e Treviso.
Ora sarà oggetto di una procedura di valutazione che si articola in diversi passaggi, che includono la Valutazione di Impatto Ambientale e quella di Incidenza, il parere definitivo della Soprintendenza e l’approvazione da parte del Comune. A incidere sulla valutazione del progetto sarà anche l’esito del monitoraggio degli habitat e delle specie minacciate dall’intervento, della durata minima di tre anni, prescritto nel parere motivato di VAS della Regione Veneto.
Non ci sono mitigazioni che tengano: perplesse le Associazioni Italia Nostra, Lipu, Mountain Wilderness che denunciano in una nota congiunta quanto il progetto sia altamente impattante sull’ambiente a tal punto che la stessa Associazione Nazionale Esercenti Funiviari, ricordano le Associazioni, ha chiesto di classificare l’industria dello sci come energivora. Per innevare un ettaro di pista occorrono circa 700 kWh di energia, a cui va sommato il consumo energetico dei mezzi battipista, circa 15 litri di gasolio per ogni ettaro. Se si applicano queste cifre alla superficie delle piste in progetto, il consumo di energia per il mantenimento del collegamento per una stagione risulta equivalente a quello medio annuale di circa 300 famiglie di 4 persone. A questo va inoltre aggiunto il consumo energetico dell’impianto di risalita, il consumo di acqua per l’innevamento artificiale e le emissioni di anidride carbonica in atmosfera, dovute al traffico richiamato dall’impianto, ai mezzi battipista.

Invitiamo ad utilizzare i fondi destinati all’intervento in maniera lungimirante, sviluppando progetti che non si rivelino chimere


Tutti elementi che contribuiscono ad accelerare il cambiamento climatico in corso. “Il nostro appello alle Comunità locali e alle Amministrazioni – scrivono Italia Nostra, Lipu e Mountain Wilderness – è di ripensare a questo progetto nella responsabilità verso il nostro pianeta e verso le generazioni future. Invitiamo ad utilizzare i fondi destinati all’intervento in maniera lungimirante, sviluppando progetti che non si rivelino chimere”.

Un imprenditore deve ragionare così: se ha una visione, un obiettivo, deve fare di tutto per portarlo a termine nonostante imprevisti e difficoltà


Ma da tempo i piani di sfruttamento del Comelico guardano molto più in là. Lo conferma la recente la notizia del collegamento sciistico tra le piste di Padola e dell’Alta Pusteria che verrà inaugurato all’inizio della stagione invernale 2026/27. A gestire gli impianti delle due vallate è l’altoatesina 3 Zinnen Dolomites, gestita da Franz Senfter. “Finalmente, dopo 15 anni, siamo giunti a una svolta con il parere favorevole della Soprintendenza al paesaggio di Venezia – ha detto Senfter al Gazzettino -. Ora contiamo che in tempi brevi si possano avviare i lavori per realizzare i due impianti e le piste necessari a dare vita al nuovo carosello sciistico. Un imprenditore deve ragionare così: se ha una visione, un obiettivo, deve fare di tutto per portarlo a termine nonostante imprevisti e difficoltà – sostiene –. E il nostro primo obiettivo è sempre stato quello di allargare il nostro comprensorio, soprattutto sul versante bellunese. Perché l’economia del Comelico ha un bisogno vitale di potenziare la sua offerta turistica. E ritengo che si vuole sviluppare l’economia delle nostre valli, il turismo sia oltretutto la via più ecologica e sostenibile”.

 


A proposito di sostenibilità, il Presidente non sembra affatto toccato dalle preoccupazioni degli ambientalisti: “Si sente spesso parlare di crisi dello sci, ma noi continuiamo a registrare incrementi di clientela – prosegue nell’intervista –. Quest’anno, rispetto allo scorso, siamo a un 15% di presenze in più. Cresce il fatturato degli impianti e di pari passo quello delle strutture collegate, come i rifugi. Vediamo che i turisti vengono sì in montagna, ma nelle zone dove possono sciare e dimostrano di apprezzare le migliorie ad impianti e piste. Aumentano gli stranieri e questo trend non dovrebbe arrestarsi, anzi. Giusto per fare un esempio: abbiamo dati attendibili che ci dicono che in Cina 300 milioni di persone praticano lo sci. Questi, negli ultimi anni, a causa della pandemia non si sono mossi. Cosa succederà – conclude Senfter – quando i loro spostamenti diventeranno più semplici?”.
 

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Markus S. Ven, 03/03/2023 - 13:11

Come mai scrivete nell'introduzione che "le lobbies dello sci altoatesine guardano affamate allo sfruttamento delle cime bellunesi". Quando in verità il fatto è proprio contrario, e cioè sono i bellunesi che cercano il collegamento con Sesto, per dare una spinta all'economia di Padola e fermare lo spopolamento del Comelico. Senfter e l'Alto Adige aiutano finanziariamente a ragguingere questa meta - ma a pretenderlo sono i bellunesi e non viceversa. Che l'Auto Adige deve finanziare simili progetti è stato deciso tramite l'istituzione del fondo Brancher per ridurre la sete di secessione dei comuni limitrofi...

Ven, 03/03/2023 - 13:11 Collegamento permanente