Società | Dolomiti Pride

“Nel deserto, non ci basta essere oasi”

Ripartire dalla propria comunità per migliorare la società nella sua interezza. Ecco come il neonato gruppo BOpen sta rivoluzionando la scena LGBTQ+ di Bolzano e dintorni
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Foto: Andreas Kemenater

Dietro il Dolomiti Pride si nascondono tanti volti, ma ce n’è uno che spicca in modo particolare. È quello di Ovo Genesi “la Nettuna” del poster ufficiale della grande manifestazione che si terrà a Trento sabato 3 giugno, nonchè tra i fondatori del gruppo LGBTQ+, BOpen, che negli ultimi mesi è riuscito a ricreare quel senso di comunità che a Bolzano (e in tutto il Trentino Alto Adige) non si percepiva da molto tempo.

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Una montagna di sfumature: Ovo genesi è la "Nettuna" del Dolomiti Pride

 

salto.bz: Partiamo innanzitutto da te. Chi è Ovo Genesi?

Ovo Genesi: La mia storia personale si mischia a una storia collettiva che da sempre ha voluto abbattere i confini che si trovavano davanti. Ho cominciato a 17 anni con quelli del nostro territorio, quando sono scappato dall’istituto per geometri di Bolzano, un autentico incubo, per frequentare a Trento l’Istituto d’arte, nonostante avessero appena inaugurato il liceo artistico a Bolzano. Erano tutti esterrefatti da questa decisione, dell’aver voluto cercare qualcosa nell’altra provincia, ma ero curioso e avevo un forte desiderio di scoprire, creare e sperimentare. Sono stati anni bellissimi in cui ho imparato moltissimo, soprattutto ad andare avanti e smetterla di pormi le domande sbagliate. Ho avuto anche una relazione importante di sette anni con un ragazzo tedesco, in Germania, sfociata in convivenza. Lui era un pastore evangelico e abbiamo vissuto nella casa parrocchiale, quella riservata alla famiglia del Pastore. L’unica obiezione che ci ha fatto il vescovo era che avremo dovuto sposarci, giusto per far capire l’assurdità delle differenze tra due paesi che sulla carta sono separati solamente dalle Alpi. Poi la relazione è finita e sono passato dalla fantascienza al medioevo.

Continuiamo a parlare di classifiche, dell’alta qualità della vita. Ma forse dovremmo chiederci chi sono coloro che beneficiano davvero di questa qualità

Ti riferisci a Bolzano?

Soprattutto Bolzano. Continuiamo a parlare di classifiche, dell’alta qualità della vita. Ma forse dovremmo chiederci chi sono coloro che beneficiano davvero di questa qualità. Dal mio punto di vista Bolzano rappresenta il deserto, sociale e relazionale. Credo che in questo territorio da sempre ci sia un modo, tutto politico, di gestire le persone, separandole con il pretesto di tutelarle l’una dall’altra. Io lavoro nelle scuole, vedo classi di 15 bambini dove si arriva a parlare almeno 10 lingue diverse. Non sono i bambini a chiedere di essere separati, spesso non lo chiedono nemmeno le famiglie. Io ho vissuto a Bolzano l’esperienza dei primi anni 2000, un esempio che mi ha fatto capire che le cose non devono per forza andare così. In vicolo delle  Erbe c’era un locale, il Casanova, il primo e unico locale dichiaratamente gay di Bolzano. Forse l’unico luogo in cui si poteva davvero percepire il significato di trasversalità e ricchezza culturale, grazie soprattutto al proprietario, un ragazzo brasiliano dalla mentalità molto aperta. In quel locale ci trovavamo tutti: gay, etero, tedeschi, italiani, residenti e turisti di tutto il mondo. Ci si divertiva, si scherzava, ci si incontrava in un ambiente rilassato e sicuro, senza essere giudicati. Dalla semplice “amicizia da bar” si era creata una comunità reale, fatta di persone e relazioni.

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La sfida del BOpen: Ripartire dalla comunità

 

E poi?

Con la chiusura del locale, l’avvento delle nuove tecnologie e il colpo finale del Covid, c’è stata quella che io chiamo diaspora. Le persone hanno sostituito la chat agli incontri dal vivo e, se avvenivano, ricalcavano i vecchi schematismi del nostro territorio. Oggi se si esce per divertirsi non si esce più a Bolzano: le persone di madrelingua tedesca preferiscono andare al nord, a Innsbruck o a Monaco, le persone di madrelingua italiana verso sud, a Padova o Verona. La comunità si è divisa anche all’interno dello stesso territorio regionale. Io e altre persone, memori di quella che è stata l’esperienza del Casanova, abbiamo deciso che era giunta l’ora di invertire la rotta, soprattutto per dare un’alternativa alle nuove generazioni, farle incontrare e consentire di creare la loro di comunità. Il nostro territorio può e deve offrire qualcosa di più per chi ci vive, non solo per i turisti. Con questo spirito ci siamo rimboccati le maniche ed è nato il BOpen.

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Dal Casanova al BOpen: "Il nostro territorio può e deve offrire qualcosa di più per chi ci vive, non solo per i turisti". (Foto: Andreas Kemenater)

 

Come avete iniziato a farvi conoscere?

È iniziato tutto con una serata, un aperitivo a luglio 2021 al Temple bar di Bolzano. Dovevamo inventarci qualcosa di diverso per richiamare, renderci visibili e, perchè no, provocare. In quei giorni è venuta a mancare Raffaella Carrà, nota icona gay. È stata quella la prima sera in cui ho cominciato a travestirmi in pubblico. Per renderle omaggio, ho indossato un caschetto biondo e percorso tutta piazza Domenicani con i tacchi a spillo e un vestito anni 70. Ero timoroso perché non sai mai cosa sarebbe potuto succedere.

Abbiamo capito che in questo deserto a soffrire la sete erano in tanti

E invece.

Ci siamo messi in gioco ed è andata bene. Sono arrivate oltre quaranta persone e si sono divertite con noi. Anche passeggiare travestito in mezzo alla gente per me è stato un momento importante, vedere l’interesse alternarsi alla fredda indifferenza. Dopo alcune battute d’arresto, i nostri appuntamenti hanno mantenuto una certa continuità perché abbiamo capito quanto ce ne fosse bisogno. Durante un aperitivo si presenta un ragazzo di 24 anni. Con un italiano un po’ stentato ci ha confessato di aver guidato 90 chilometri per raggiungerci e altri 90 li avrebbe percorsi per tornare a casa. Proveniva da un piccolo paese della Val Pusteria e si è fatto tutta quella strada per un semplice aperitivo sgangherato, dove potevi trovare solo un po’ di musica e il sottoscritto, con una parrucca e un microfono, che tentava di animare la serata. Abbiamo capito che in questo deserto a soffrire la sete erano in tanti. Ad ogni serata il gruppo si allargava, con sempre più persone desiderose di partecipare e mettersi in gioco. Così sono arrivate anche le drag queen, ormai presenza costante dei nostri show. Una di loro, Jeampoul Rupool, si era presentata all’inizio di una serata chiedendo di esibirsi. Non era previsto, nessuno sapeva chi fosse, ma ci siamo detti perché no? In fondo è il nostro stesso nome che ci invita ad essere aperti. Dopo un’ora è uscita dal camerino, era splendida, così come la sua performance. I nostri percorsi non si sarebbero mai incrociati se non avessimo avuto un atteggiamento accogliente e inclusivo. Ora siamo circa una quindicina di membri attivi, ma si è creata al contempo una fitta rete di collaborazioni che sta dando i suoi frutti. Con l’Arcigay del Trentino, in particolare, si è creata un’ottima sintonia a livello regionale. Ci siamo incontrati, abbiamo visto che stavamo andando nella stessa direzione e abbiamo deciso di camminare, creando qualcosa di bello per la comunità, finalmente insieme, superando campanilismi e rivalità territoriali, tanto sciocche quanto onnipresenti, anche tra di noi. Il Dolomiti Pride, in cui il BOpen è entrato a far parte della direzione artistica, è solo la prima tappa.

Il nostro obiettivo è ricreare dunque quel senso di comunità perduto, scrostando pregiudizi e abbandonando vecchie abitudini che servono solo a tenerci divisi

Che cosa vuole essere dunque il BOpen?

Crediamo molto nella collaborazione, nel fare rete con il territorio e tra territori, con chi è interessato e chi ha voglia di fare. Vogliamo creare un ambiente sociale sano e in cui tutti possano sentirsi accolti, responsabilizzare i rapporti umani tessendo relazioni reali, basate sull’esserci. Il nostro obiettivo è ricomporre i frammenti di quella comunità andata a perdersi, scrostando pregiudizi e abbandonando vecchie abitudini che servono solo a tenerci divisi.

In che modo fare comunità può servire a difendersi dagli attacchi sempre più aggressivi contro le persone LGBTQ+?

Cominciare a parlarne è già un buon lavoro. Solo così si può alimentare il dibattito attorno a certe tematiche, che diventa sterile se non si riesce a stimolare il dialogo e si delega il tutto ai fantomatici esperti. Anche in questo, il BOpen, vuole rendere tutto più fruibile, avvicinando le persone e offrendo qualcosa che non c’è. Solo quando esiste una comunità puoi riappropriarti della tua narrazione e quando la si crea, questa comunità, capisci che è molto più grande e variegata di quanto pensavi.

Ovo Genesi Bopen
Ovo Genesi: "Forse stiamo davvero creando un’oasi, ma questo non basta se continui a vivere nel deserto". (Foto: Borlottee)

 

Spiegati meglio.

C’è stato un episodio particolare che mi ha portato a riflettere. Eravamo in un locale di Bolzano, ci stavamo preparando per una delle nostre serate quando a un tavolo vedo seduto un gruppo di signore mature e molto distinte. Con i miei pregiudizi, lo ammetto, mi sono avvicinato, volevo essere sicuro che conoscessero che tipo di serata stava per avere luogo. Loro, ridendo, mi hanno risposto che sì, conoscevano benissimo che tipo di serata stava per cominciare e hanno deciso di stare in mezzo a noi perché così, almeno, si sarebbero sentite sicure. Ci siamo salutate con una battuta ma quella frase mi ha fatto rabbrividire. Sentirsi sicure da chi? Cosa succede negli altri locali? Cosa devono affrontare o temere ragazze e donne di ogni età quando escono di casa? Mi sono dato molte risposte e non sono propriamente positive. Non è un caso che sempre più donne etero si facciano avanti e chiedano di partecipare attivamente alle attività del gruppo, indipendentemente dal come. Insomma vogliono esserci. E ovviamente le porte sono aperte. Forse stiamo davvero creando un’oasi, ma questo non basta se continui a vivere nel deserto, e non solo per quanto riguarda la comunità LGBTQ+. Questo ci dà la spinta per andare avanti. C’è ancora molto lavoro da fare ma domani non troverai nulla di costruito se oggi non ti decidi a posare il tuo primo mattoncino.

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gorgias Ven, 06/02/2023 - 09:39

Die Geschichte mit dem Pastor hat wenig mit dem Alpenkamm zu tun. Dass in einigen der vom katholischen Glauben abgefallenen protestantischen Pseudokirchen reines Sodom und Gomorrah herrscht, ist nichts Neues.

Ven, 06/02/2023 - 09:39 Collegamento permanente
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△rtim post Ven, 06/02/2023 - 11:26

In risposta a di gorgias

Gorgias, Sie sollten sich informieren. Die röm.-kath. Kirche versteht ihren Selbstanspruch nicht mehr exklusiv, sondern erkennt sehr auch die anderen Kirchen und kirchlichen Gemeinschaften als "Mittel des Heiles" an.
Ihre Sodom-und Gomorrah-Zuschreibung ist gleich mehrfach falsch und übrigens gegenüber anderen verletzend.
Übrigens: Dies und jenseits der Grenzen gibt es sehr wohl einen großen Unterschied. In der Bundesrepublik Deutschland hat es, anders als in Italien, seit dem 01. Oktober 2017 das Eheöffnungsgesetz. Seitdem dürfen dort auch gleichgeschlechtliche Paare heiraten.

Ven, 06/02/2023 - 11:26 Collegamento permanente
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gorgias Ven, 06/02/2023 - 12:20

In risposta a di △rtim post

Die Bundesrepublik Deutschland ist keine katholische Institution und tangiert somit meine Aussage nicht.
Die katholische Kirche sieht in vielen kirchlichen Gemeinschaften auch als Quelle des Unheils und der Irrlehre. Wie zb bei der Ehelichung gleichgeschlechtlicher Paare.

Ven, 06/02/2023 - 12:20 Collegamento permanente
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gorgias Ven, 06/02/2023 - 12:27

In risposta a di kurt duschek

Also da müssen Sie sich wohl besser bemühen. Was Sie von sich abgeben zeigt nur dass Ihnen was nicht passt,aber nicht dazu in der Lage sind dagegen zu argumentieren.
Treten Sie doch von der Kirche aus und leben Sie Ihren Privatglauben für sich anstatt zu versuchen kirchliche Lehren nach Ihren Wünschen zurechtzubiegen.

Ven, 06/02/2023 - 12:27 Collegamento permanente
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Ceterum Censeo Ven, 06/02/2023 - 23:21

In risposta a di gorgias

Gorgias, die katholische Kirche ist das eine, die reformierten Kirchen etwas anderes, an denen ist nichts "Pseudo".
Salto ist kein katholisch-fundamentalistisches Portal.
Was Sie hier seit eh und je von sich geben, ist nutzlos.
(Klammer auf: Interpunktion kennensnet, gell, Ihre Texte sind unselbar, formal wie inhalntlich: Klammer zu)

Ven, 06/02/2023 - 23:21 Collegamento permanente
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gorgias Sab, 06/03/2023 - 14:49

In risposta a di Ceterum Censeo

Wenn Sie nicht den Unterschied zwischen Katholizismus und Protestantismus nicht verstehen, dann hat das wohl einen Wert. Anscheinend wissen Sie nicht, dass diese Ansicht Lehramt ist:

Den aus der Reformation hervorgegangenen christlichen Gemeinschaften könne nach katholischem Verständnis kein Kirchenstatus zuerkannt werden, heißt es in dem vom Sekretär der Kongregation, Erzbischof Angelo Amato, mit unterzeichneten Dokument. Grund sei die fehlende „apostolische Sukzession im Weihesakrament“.

Ohne sakramentales Priestertum gebe es jedoch keine „vollständige Wirklichkeit des eucharistischen Mysteriums“, so das Papier. Da die Orthodoxen im Unterschied zu den Protestanten „trotz ihrer Trennung wahre Sakramente besitzen“, seien sie als Kirchen anzuerkennen.

https://www.welt.de/politik/article1014326/Protestantische-Gemeinden-si…

Sab, 06/03/2023 - 14:49 Collegamento permanente
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△rtim post Ven, 06/02/2023 - 10:56

Jede emanzipatorische Initiative ist in einer offenen Gesellschaft nur zu begrüßen - auch wenn sie sich in Bozen-Südtirol konkret offenbar noch in einer Findungsphase befindet.

Ven, 06/02/2023 - 10:56 Collegamento permanente
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rotaderga Ven, 06/02/2023 - 13:32

Ich bin ein älteres Baujahr und meine "gesellschaftlichen und sozialen Garantien" sind schon längst abgelaufen.
Trotzdem würde mich interessieren, wer die erklärten politischen Vertreter und Kandidaten der LGBTQ+ für die Landtagswahlen in den verschiedenen Parteien sind.
Wäre ja eine tolle Möglichkeit die Politik aufzufrischen farbiger zu gestalten.
Schlimmer wie im Moment kann es sicher nicht mehr werden, oder?

Ven, 06/02/2023 - 13:32 Collegamento permanente