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Wir sind „gerüstet“ - pronti per l'accoglienza?

Il blocco al Brennero come conseguenza del G7 in questi giorni è diventato realtà. L'annunciata risposta umanitaria di accoglienza nella nostra Provincia, no.
Avvertenza: Questo contributo rispecchia l’opinione personale dell’autore e non necessariamente quella della redazione di SALTO.

Uno sguardo dal confine del Brennero

„Wir sind gerüstet“, sagte am Dienstag [...] Arno Kompatscher. Er rechnet mit einem Maximum von bis zu 1000 Flüchtlingen, die in den kommenden beiden Wochen täglich zu versorgen sein könnten. Sowohl der Zivilschutz als auch die Hilfsorganisationen seien jedoch entsprechend darauf vorbereitet. „Wer uns mit Lampedusa vergleicht, irrt sich“, versicherte der Landeshauptmann.

Questo si è detto pochi giorni fa in Provincia, siamo attrezzati e pronti per accogliere i profughi in transito che, per la sospensione degli accordi di Schengen dal 26 maggio al 15 giugno per il G7 in Germania, verranno probabilmente bloccati al Brennero e a Bolzano. Solo la seconda di queste previsioni fino ad oggi è diventata realtà.

Terzo giorno di blocco, 28 maggio. In pratica preparato per accogliere non lo era nessuno. Al Brennero 60 persone sistemate ad hoc nella struttura diurna già esistente per gli aiuti umanitari. La protezione civile porta le brandine, allestite da operatori e volontari della Volontarius. Anche i profughi, quando questi giorni arrivano brandine, vestiti, cibo, aiutano e danno attivamente una mano. Ma sono troppe persone per una struttura non proprio adeguata all'accoglienza notturna. Il bagno dopo poco si rompe, alle due di notte intervengono i vigili del fuoco volontari per sistemare il bagno. Di ritorno dall'Austria passo per caso di notte dal Brennero, e assisto alla situazione. Il giorno dopo di nuovo tubi intasati.

Chi dal Brennero ritorna a Bolzano non trova nulla di preparato. Alcune persone comunque rimangono la notte a Bolzano, dormono in stazione, per terra. Una ventina, l'altro giorno. Ci sarebbe l'hotel Alpi a pochi metri, dove già vivono alcuni profughi arrivati dalla Sicilia per la quota spettante all'Alto Adige per l'accoglienza durevole. Posto ci sarebbe, ma la struttura non è stata aperta per accogliere i cosiddetti profughi in transito. In transito oggi non lo sono. Sono fermi. Ma a Bolzano non li aspetta niente di quello che è stato "preparato" e che dovrebbe distinguere la nostra Provincia da Lampedusa, stando alle parole del presidente della Provincia. Ci distinguono i numeri, quello sì! Un centinaio di persone al giorno, non i mille al giorno che arrivano a volte a Lampedusa. Non le centinaia che da mesi arrivano a Milano in stazione, anche quotidianamente. E dove, a Milano, il comune ha già da mesi dato accoglienza nei limiti del possibile; ed era possibile.

E così, qualcuno riparte diretto a sud, per Milano. Da Milano giungono notizie di tanti arrivi, da sud e ora anche da nord. Un messaggio indiretto – qui non ci sono strutture pronte per accogliervi – andatevene. O un messaggio che girava anche esplicitamente, "dite alle persone di tornare a Milano". Non so quale sia la fonte originaria di questo consiglio. Esplicito, ma soprattutto indiretto, il messaggio in questi primi giorni di emergenza era: meglio tornare verso sud. Come se il Brennero fosse sotto Salorno, per le persone respinte dall'Austria in Italia o a cui si impediva di proseguire oltre il Brennero. Andatevene da dove siete venuti.

Bisogna differenziare: 400 circa sono i profughi in procedura di richiesta d'asilo accolti in provincia, ma bisogna sottolineare che loro non sono però quelli in cosiddetto "transito". Siamo la penultima regione – il Trentino-Alto Adige – a livello nazionale per quanto riguarda il numero di profughi accolti nelle strutture in provincia. Vero, non siamo la Sicilia, che conta migliaia di persone nelle struttura d'accoglienza sul proprio territorio. E non riusciamo nemmeno a rispondere ora, dando un accoglienza dignitosa, anche temporanea, a persone che hanno sulle spalle viaggi tremendi scappando dalla Siria e dall'Eritrea, e ora si trovano bloccati o riammessi al Brennero. Ripartono, anche verso sud. "In transito" non solo verso la direzione da loro sognata. 

Quarto giorno di blocco. La risposta dell'accoglienza è ancora un'improvvisazione. Era prevedibile la situazione di questi giorni, ma non si vede la risposta preparata, un piano di azione, di intervento, come era stato preannunciato. Niente. Forse dietro le quinte - scrivo da esterna, e certo non sono al corrente di eventuali piani d'emergenza - ma nella pratica non si nota. Come se non avessimo allertato, come se non ci fosse stato il tempo di preparare una risposta dignitosa e necessaria.

La struttura al Brennero, che ora accoglie le persone, aveva a tratti i bagni rotti, i tubi intasati. Sessanta persone, la prima notte, un centinaio la seconda notte, ospitate in una struttura, che non era pensata per un accoglienza notturna. Al Brennero nei giorni scorsi non si passava più. Ovvero, i profughi in transito, che come prevede il regolamento Dublino dovrebbero far la loro domanda di asilo in Italia e non in un altro paese membro UE, non passavano. E chi è riuscito comunque a varcare il confine presumibilmente, in buona parte, è poi stato respinto e riammesso dalla polizia austriaca al Brennero. Fine transito qui. Per esempio, oggi delle famiglie siriane sono state fatte scendere al Brennero dalle pattuglie trilaterali: quando il bimbo di tre anni vede piangere la mamma, le dà un abbraccio e un bacio sulla guancia. In treno, in mezzo a polizia e passaggeri impazienti, era stato lui a piangere, la madre a tranquillizarlo. Ora la madre cerca di sorridere, tiene stretto stretto il bimbo. Vanno a riprendersi nella struttura di accoglienza. Di notte le persone accolte si trovano ammassate in stanze con un'unica finestrina piccola. Non c'è nessuna assistenza sanitaria e i troppo pochi operatori e qualche volontario stanno tutti lavorando, facendo straordinari, assistendo anche la notte. Non è una condizione d'accoglienza dignitosa per questi uomini, famiglie, donne, bambini in fuga. A Bolzano le persone che non sono ripartite verso sud, hanno dormito in stazione, per terra.

Per fortuna Lampedusa non è Bolzano. Altrimenti, i Lampedusani creerebbero condizioni simili, solo che non possono direttamente o indirettamente far ripartire i profughi verso sud, mettendoli sulle navi su cui sono arrivati.

Scrivo questo nella quarta giornata del blocco. Arrabbiata, indignata. Riconosco il grande lavoro che tante persone stanno cercando di fare. Ma rimango indignata della mancata risposta annunciata pochi giorni fa dagli enti provinciali. Non è vero. Non si sta agendo con una risposta preparata. É vero che c'è bisogno di una risposta europea, ma ci sono anche responsabilità – abilità di risposta – locali. Voglio sperare e far un appello, poiché si creino condizioni e possibilità di accoglienza dignitosa per queste persone, che proprio qui vivono l'esperienza durissima di un confine che al momento sembra uccidere le loro speranze. Perché la realtà di questi giorni, confrontata con gli annunci, non è accettabile. Altrimenti, la sofferenza di questi uomini e donne non è solo colpa della mancata politica europea d'asilo, di accordi di riammissione e di chiusura di confini per il G7, ma è anche responsabilità nostra.

Quinto giorno. Oggi dal Brennero diverse famiglie siriane, ognuna con una media di quattro bambini sotto l'età di 10 anni, partono col treno verso sud: Verona, Milano... e poi? Qualcuno ha dormito qui una notte, qualcuno è stato riammesso stamattina. Qui non possono rimanere. E a Bolzano, visto da qui, non si capisce cosa poter offrire loro in termini di accoglienza. Saluto le famiglie in partenza. Forse una delle bambine che mi dice addio sente la mia rabbia, l'indignazione, l'impotenza, le lacrime che porto in pancia quando li vedo riprendere un treno verso sud. Mi salta in braccio per darmi un bacetto sulla guancia. Un abbraccio, due sorrisi. Qualche panino e dell'acqua portati da volontari dell'associazione. E l'augurio di un futuro migliore, altro non rimane da dire a loro.

Spero che questo racconto - messo insieme in stazione del Brennero in diversi momenti di pausa tra un'esperienza e l'altra - in modo diretto e indiretto possa restituire e dire qualcosa a chi lo legge. Non rimaniamo indifferenti.

 

Monika Weissensteiner
antropologa, Brenner/o Border Monitoring

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Maximilian Ben… Sab, 05/30/2015 - 22:02

Sí, a me dice molto. Riconosco lo schema del sistema. Anzi,rendiamilo più tangibile e riconoscibile, lo schema dell'assessorato. "Lei ha ragione, ma non possiamo mica metterci dei soldi. Ci costerebbe troppi voti." Invece no! Se le istituzione spiegano ai cittadini, molti (non tutti) comprendono. Capiscono che va della dignità del uomo, dei profughi e di loro stessi, dei Sudtirolesi. Cari lettori. È tempo di indignarsi e di fare uscire notizie. Non mi interessa se SVP, PD, freiheitliche, grüne, lega... Io misuro in base ad efficienza, dignità e pragmatismo.

Sab, 05/30/2015 - 22:02 Collegamento permanente