Società | Politica migratoria

L'Alto Adige e la politica dello struzzo

Cerchiamo di fare un po' di chiarezza sullo stato dell'accoglienza in Provincia di Bolzano, senza perderci in tecnicismi.
Avvertenza: Questo contributo rispecchia l’opinione personale dell’autore e non necessariamente quella della redazione di SALTO.

Come ormai molti sanno, l'Alto Adige dovrebbe accogliere lo 0,9% dei profughi (richiedenti asilo) che approdano in Italia. Evidentemente è un numero che si modifica continuamente e che è destinato a crescere. Quello che nessuno ha detto finora è invece che l'Alto Adige non ha mai raggiunto la quota dello 0,9% dimostrandosi poco solidale con l'Europa e specialmente con tutte le altre regioni italiane.

Sul sito internet di “cinformi”- servizio di coordinamento delle politiche d'immigrazione della Provincia di Trento, i cittadini e gli operatori vengono messi nelle condizioni di comprendere gli sforzi e in generale il fenomeno migratorio. La quota richiesta al Trentino dal Ministero dell'Interno fino al 31.12.2015 era di 1172 persone da accogliere, 0,9%. L'Alto Adige ha accolto fino ad oggi 96 profughi ordinari e 796 dal Ministero per un totale di 892, quindi la soglia di 1172 non è stata ancora raggiunta!

Non solo non ha raggiunto la quota, ma addirittura lascia per strada e senza misure d'integrazione ed accoglienza più di 220 richiedenti asilo, violando tutte le norme Europee e leggi italiane sul diritto umanitario. Nel miglior stile politico nazionale l'Alto Adige riesce persino ad autoproclamarsi paladino dell'efficienza e solidarietà, quando alcuni parametri d'accoglienza sono vicini a quelli di Crotone. Un esempio per tutti: ci vogliono dai 4 ai 6 mesi finché i profughi ottengano il libretto sanitario. Ma potremmo anche paragonare altri dati, come i tempi d'iscrizione dei bambini in età della scuola dell'obbligo.

Certo, nessuno nega che la qualità dell'accoglienza nei centri piccoli nei territori periferici superi gli standard nazionali e permetta alla società civile di contribuire in maniera positiva all'obbiettivo finale, l'integrazione. Sarebbe facile sparare sul capoluogo commissariato e cantilenare la solfa della periferia virtuosa e della Bolzano cattiva. Perché non c'è alcun dubbio che tutto il processo viene gestito dalla Provincia di Bolzano e dal Commissariato di Governo. Tuttavia il comune di Bolzano non c'entra nulla. Deve essere chiaro a tutti: la responsabilità politica e gestionale è esclusivamente dell'Assessorato della Sanità e Politiche Sociali. Quindi della Provincia.

Ma facciamo un passo indietro. Durante l'era Durnwalder, nel 2011, la cosiddetta “primavera araba” ha reso necessario il piano d'accoglienza nazionale “emergenza Nordafrica”. L'Alto Adige ha deciso di contribuire contrattando con Roma una sostanziale autonomia sui numeri e sulla tipologia di profughi da accogliere. Poi, con la fine dell'emergenza, la Provincia di Bolzano ha partorito un sistema provinciale d'accoglienza limitato a circa 150 richiedenti asilo all'anno, chiamato dai tecnici “accoglienza ordinaria”, che paga di tasca propria, rifiutando di partecipare al sistema SPRAR (pagato dallo Stato). La crisi umanitaria siriana del 2014 ha vanificato il tentativo dell'Alto Adige di farsi in sostanza i fatti propri. Di fronte a questa vera emergenza lo Stato ha imposto a tutte le Regioni e Provincie Autonome di partecipare all'accoglienza in base all'estensione del loro territorio, del PIL e della popolazione. Quindi dal luglio 2014 anche il Trentino-Alto Adige deve prendersi rispettivamente lo 0,9% dei profughi che fanno richiesta d'asilo in Italia.

Bene, ma se in sostanza l'Alto Adige non può rifiutarsi di prendersi la sua parte di profughi, che senso ha mantenere il vecchio sistema chiamato “accoglienza ordinaria”? Un sistema di accoglienza ibrido (dal luglio 2014) e fondamentalmente illegittimo. Anche perché la Provincia si è guardata bene dal legiferare. In pratica era semplice tirarsi fuori: bastava non partecipare ai bandi nazionali dello SPRAR. Anche la Provincia di Trento aveva fatto scelte simili, ma di fronte all'evolversi della crisi immigratoria globale ha cambiato strategia ed è rientrata nello SPRAR. In conclusione il “sistema provinciale” crea ingiustizia e disagio sociale (specialmente a Bolzano) e sottrae risorse provinciali agli autoctoni.

Sembra una beffa, ma è così.

Una beffa che ancora una volta non ci rende più simpatici a Nord e a Sud del Brennero. Una antipatia che presto potremmo dover pagare caro, visto che con la chiusura del Brennero avremo bisogno di aiuto da parte del resto d'Italia. L'Alto Adige in sostanza persegue una politica dello struzzo, che nasconde la testa sotto la sabbia. Non seguiamo alcun modello: tedesco, austriaco o italiano. Quatti, quatti, ci siamo tenuti al margine. Solo in una occasione Arno Kompatscher stupì tutti con un discorso sincero. Fu durante la commemorazione delle vittime di Lampedusa nella stazione di Bolzano in ottobre 2015 davanti una platea tendenzialmente ben disposta all'accoglienza, che il Landeshauptmann ammise che il Sudtirolo non faceva abbastanza perché la gente non era ancora pronta. Una verità nebulosamente nascosta dall'assessorato competente, costruendo una serie di limitazioni sulla circolazione delle informazioni che le associazioni Onlus Caritas e Volontarius osservano pedissequamente.

Ma ci sarebbe ancora tempo per strutturare una risposta all'ondata di piena che sta per arrivare con la chiusura del Brennero. Prima di tutto entrare nello Sprar. Inserire quei poveri “profughi ordinari” rimasti senza alcuna assistenza creando disagio sociale a Bolzano in un centro di accoglienza e finalmente raggiungere la quota di pudore dello 0,9%. Strutturare uno o più centri diurni in cui sia possibile una vera partecipazione al lavoro d'integrazione della società civile. E da ultimo pregare che non succeda un evento violento che genera altra violenza.

E' arrivato il tempo di aprire gli occhi e di affrontare i problemi correlati alla migrazione, abbiamo già perso troppo tempo!

Sabato alle 12.30 in piazza Municipio si svolge una manifestazione di solidarietá per migliorare l'accoglienza dei profughi e richiedenti asilo a Bolzano.

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Sandro Repetto Sab, 03/12/2016 - 09:58

Al di là delle opinioni personali e delle manifestazioni in calendario davvero interessanti le informazioni su scelte provinciali che ancora una volta sembrano penalizzare Bolzano rispetto al territorio provinciale, e che contribuiscono tra l'altro a generare le criticità della Biblioteca Civica e di Museion.

Sab, 03/12/2016 - 09:58 Collegamento permanente