Politica | Bolzano 2016

L'enigma SVP

Dopo aver permesso al candidato di centrosinistra di superare il rivale La Stella Alpina ha ora in pugno le sorti della trattativa per una maggioranza che governi Bolzano

Nella domenica dei ballottaggi, a Bolzano si conferma la validità di un'equazione politica secondo la quale la sommatoria dei voti della comunità di lingua tedesca con quelli del centro-sinistra italiano ha la prevalenza sui consensi dal centrodestra, sempre di lingua italiana. È uno schema tattico che ha portato alla vittoria, nell'ultimo quarto di secolo di storia della città, prima Giovanni Salghetti, poi Luigi Spagnolli ed ora Renzo Caramaschi con l'unico fugace incidente di percorso dovuto, nella primavera del 2005, successo di misura di Giovanni Benussi.

Detto questo, la somiglianza tra le vittorie del passato e quella conquistata ieri sera da Caramaschi, è puramente formale. In primo luogo per l'entità del consenso stesso. Il ballottaggio di ieri ha visto una partecipazione bassissima parte degli elettori, segno dell'incapacità dei due candidati e delle forze politiche che li hanno sostenuti di catalizzare l'interesse per il consenso di molti di quei votanti che pure erano andati alle urne due settimane fa scegliendo partiti e candidati rimasti esclusi dopo il primo turno. L'appoggio della Suedtiroler Volkspartei si rivela decisivo, come in passato, per garantire la vittoria del candidato di centro-sinistra, incapace di sfondare al centro tra gli elettori del suo stesso gruppo linguistico. Tagnin, dal canto suo, capitalizza il voto nei quartieri a maggioranza italiana, ma non riesce, a causa delle profondissime divisioni esistenti nel suo stesso schieramento, a proporsi come figura unificante di tutto il centrodestra.

Il confronto con il passato diviene ancor più significativo se si prendono in considerazione le prospettive politiche per il governo della città. Le coalizioni tra la Suedtiroler Volkspartei e i partiti del centro e della sinistra autonomista italiana che portarono alla vittoria dal 1995 al 2010 Salghetti e Spagnolli furono tutt'altro che granitiche. Anche allora, in quelle alleanze, coesistevano sensibilità e progetti politici assai diversi, ma il tutto era tenuto assieme dal collante di una convinzione comune e radicata: quella di dover costruire assieme un'alternativa alla città governata dal centrodestra in quegli anni imperante a livello nazionale, con l'impetuosa avanzata del berlusconismo, e ben radicato anche a livello cittadino. Non è da escludere che proprio la progressiva autodistruzione della grande coalizione del centrodestra abbia condotto, via via, all'appannamento delle ragioni politiche, la grande alleanza che alla destra si contrapponeva. Gli ultimi due anni di politica bolzanina hanno visto gli opposti schieramenti divisi e sfilacciati al loro interno come non mai. Se la destra italiana vive più che altro di feroci contrapposizioni personali e di un riflusso politico che, sotto il segno di una conclamata emergenza sociale, porta i consensi ad aggregarsi sotto le insegne delle forze più estremiste, segnali egualmente contraddittori e confusi arrivano dal fronte opposto.

Da stamane Renzo Caramaschi sarà impegnato, con un mese di tempo disposizione, nel cercare di compiere l'impresa sulla quale, un anno fa, terminò la sua esperienza politica come primo cittadino Luigi Spagnolli: mettere assieme una maggioranza e un governo della città per i prossimi cinque anni. E termini della questione sono ormai arcinoti. Le liste che al ballottaggio hanno appoggiato ufficialmente Caramaschi non hanno la maggioranza in consiglio comunale. I nove seggi del PD, i due della lista direttamente legata al nuovo sindaco e gli otto seggi della Suedtiroler Volkspartei sono troppo pochi, ed anche la quasi certa inclusione nella maggioranza dei due consiglieri della lista Gennaccaro non basta per far quadrare i conti. Occorre guardare altrove e la scelta più ovvia e naturale è quella costituita dai Verdi, che al ballottaggio hanno apertamente appoggiato il candidato di centro-sinistra anche se non sono entrati nel novero delle liste ufficialmente collegata al suo nome. Con i Verdi  in maggioranza Caramaschi potrebbe contare su 25 consiglieri su 45. Non è un'invincibile armata, ma potrebbe bastare. Lo snodo politico di tutta la questione è però legato all'atteggiamento della Suedtiroler Volkspartei.

La Stella alpina, nei giorni precedenti il ballottaggio ha cercato in tutti i modi di far sapere al mondo che, dopo la villeggiatura blockfrei del primo turno, il suo appoggio al candidato di centro-sinistra, era legato alla garanzia che non vi sarebbero state in futuro alleanze con i Verdi. Atteggiamento politico curioso la parte di un partito che a Merano, seconda città dell'Alto Adige, collabora fattivamente con un sindaco ecologista. Quod licet iovi non licet bovi, evidentemente. La SVP voleva, e forse vorrebbe ancora, "spacchettare" (il verbo sta diventando popolare nel linguaggio politico italiano) il centrodestra, estrarne a piacimento componenti giudicati compatibili con i suoi criteri di giudizio, e farne il pilone di una sorta di grande coalizione, che di grande avrebbe probabilmente solo il livello di confusione interna. Progetto avventuroso non solo per gli ostacoli che incontrerebbe nello stesso fronte autonomista di centro-sinistra italiano ma anche per quelli da mettere in conto nello stesso campo di centrodestra, i cui esponenti di maggior spicco si sono affrettati in queste ore a negarsi di fronte ad ogni eventualità di questo tipo.

Si tratta allora di capire se quella messa in campo dal finissimo stratega della SVP Dieter Steger sia una strategia mirante a far crescere il peso e il condizionamento del suo partito in una maggioranza che comunque alla fine dovrà includere anche i Verdi o se la pregiudiziale sia veramente categorica. In questo caso la possibilità che il sindaco eletto possa portare a buon fine il suo lavoro è veramente ridotta al lumicino.