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“Oltre la destra e la sinistra”

In una lunga intervista il parlamentare grillino Riccardo Fraccaro boccia il percorso per il Terzo Statuto: "Il Movimento 5 Stelle è l'unica vera alternativa politica".
Riccardo Fraccaro
Foto: web

salto.bz : Nel Consiglio Comunale di Bolzano si sta verificando una progressiva emorragia nel gruppo del Movimento 5 Stelle. Prima Rudi Rieder e poi Davide Costa: ad andarsene sembrano essere i ‘duri e puri’. Si tratta di una dinamica un po’ strana nel movimento, no?
Riccardo Fraccaro - In Parlamento ho assistito anch’io personalmente alla fuoriuscita di diverse persone. Stare nel Movimento 5 Stelle non è facile, perché noi stessi ci siamo dati regole stringenti e rigide, perché non vogliamo diventare come gli altri partiti. Insomma: spesso qualcuno non ce la fa. Ed ovviamente ogni gruppo locale ha le sue dinamiche, sulle quali noi non entriamo. L’importante per noi è che facciano gli interessi della collettività. Anzi: devo dire che normalmente non ci piace parlare di noi, perché in realtà vogliamo solo parlare dei problemi dei cittadini, trovando il modo per risolverli. Punto. Questi in definitiva sono il nostro obiettivo e la nostra missione. Tornando alla conflittualità interna devo dire che ogni gruppo sociale ha le sue difficoltà, ma deve puntare a maturare e crescere costantemente. Il gruppo di Bolzano è nuovo ed alla prima legislatura, quindi dovranno affrontare i loro momenti critici e solo se li supereranno migliorandosi potranno davvero candidarsi a governare la città per il prossimo mandato.

Il Movimento 5 Stelle in Alto Adige può contare oggi su un consigliere provinciale, 6 (ora 5) consiglieri a Bolzano, 2 consiglieri a Merano e due consiglieri a Laives. In qualche modo lei attraverso periodici incontri ha avuto occasione di supervisionare l’attività politica del movimento in provincia di Bolzano. Come giudica finora i risultati ottenuti nelle legislature provinciali e comunali?
Io credo che in Alto Adige il movimento sia partito con un consenso più limitato rispetto ai livelli nazionali e di altre regioni e province. Siamo partiti cioè da percentuali inferiori al 5%, anche se però abbiamo avuto dei tassi di crescita interessanti e questo vuol dire che il lavoro sul territorio sta portando i suoi frutti. L’impegno del solo consigliere provinciale Paul Köllensperger che siamo riusciti ad inserire, è riconosciuto non solo a Bolzano città ma anche nelle valli come un ottimo lavoro legato ad un valido profilo. Nonostante sia da solo la qualità sta facendo la differenza e io mi aspetto che ci sia un’ulteriore crescita se non qualcosa di più alle prossime elezioni, sia comunali che provinciali. 

Per Paul Köllensperger si è addirittura parlato di una possibile candidatura per Montecitorio, in caso di imminenti elezioni politiche. Lei cosa ne pensa? Il consigliere provinciale di per sé è riuscito a costruirsi un consenso personale che pare andare ben al di là dei militanti del Movimento. Addirittura con illazioni in merito a un suo possibile apparentamento con i Verdi. 
Quando ci sono delle figure così importanti succede. Penso ad esempio a quello che è accaduto a Luigi Di Maio, che viene indicato come nostro prossimo candidato premier. Proprio perché viene temuto da altri partiti, spesso lui è accusato di cose assurde come ad esempio di aver incontrato segretamente la Lega. E così Köllensperger in Alto Adige viene accusato di volersi alleare con i Verdi. Ovviamente questo non succederà, perché la coerenza è uno dei principi cardine nel Movimento 5 Stelle. Ciò che invece Köllensperger sta facendo molto bene, creando problemi e suscitando invidie in altri partiti, è riuscire far convivere veramente gli italiani con gli altri gruppi linguistici. 

“In Alto Adige il Movimento 5 Stelle vuole essere davvero trasversale e non un’esperienza settoriale, come la SVP o altri partiti, che dividono gli italiani dai tedeschi e dai ladini. Noi vogliamo veramente essere inclusivi perché crediamo che solo così si rappresenta al meglio il territorio.” 

In Alto Adige e in Trentino ci si sta cominciando a preparare per le elezioni provinciali del 2018. Voi vi state preparando? Quando si svolgeranno le primarie per selezionare i nuovi candidati? Ci sarà una conferma di quelli uscenti?
Il modo di presentarsi alle elezioni da parte del Movimento 5 Stelle è sempre il solito. E cioè senza fare calcoli, lavorando sul territorio e individuando con i cittadini quali sono i problemi e le relative soluzioni. Noi ci prepariamo facendo un programma. E tutti i candidati che si presenteranno dovranno impegnarsi per realizzare quel programma. La nostra coerenza sta proprio in questo. Noi lavoriamo meglio se non ci preoccupiamo delle elezioni in sé come un momento di vittoria o di sconfitta, ma ci occupiamo appunto solo dei problemi e soluzioni degli stessi. 

“Nessuna strategia e tanto lavoro”

Convenzione e Consulta sulla revisione delle Statuto di Autonomia. Come giudica il percorso svolto finora nelle due province? A Bolzano si va verso un fallimento, ovvero ad una parcellizzazione delle mozioni finali. Poi ci sono le diverse prospettive. In una recente intervista a Salto, Paul Köllensperger ha detto che sul futuro dell’autonomia in realtà ci sono delle divergenze anche all’interno del Movimento, tra Bolzano e Trento
Secondo me si è sbagliato il metodo e questo ci ha portato a un percorso fallimentare. Partire con due organi separati nel compito di indicare i principi del Terzo Statuto e raccogliendo gli umori di due territori che sono di fatto differenti, ha voluto dire di fatto creare i presupposti per uno scontro e non per un confronto. Sarebbe stato molto più utile creare un organo che stabilisse congiuntamente e in maniera condivisa i principi di base. Invece ora abbiamo due bozze diverse che solo in un momento successivo dovranno essere integrate. Probabilmente si arriverà a un nulla di fatto, ovvero di nuovo ad un qualcosa di non partecipato da parte dei cittadini e calato dall’alto all’ultimo minuto da parte di da chi governa oggi il territorio.  

Bisogna anche dire che rispetto a due anni fa, è di molto cambiato il clima a livello nazionale. A proposito della sensibilità di fondo nei confronti delle autonomie speciali.
Esatto: l’altro elemento critico è la tempestività. In questo momento storico a livello nazionale si sta lavorando verso un accentramento dei poteri. È a questo che punta il Partito Democratico, per il quale di fatto è finita la fase della deregulation e del federalismo, grazie alla quale lo statuto di autonomia poteva trovare maggior spazio. È invece iniziata la fase renziana del superuomo, con tutti i poteri a Roma. Aprire in questo momento una discussione parlamentare a Roma sul terzo statuto sarebbe secondo me davvero deleterio. Quello che dovrebbero invece fare trentini e altoatesini congiuntamente, ovvero tutte le forze politiche, è iniziare a spiegare al resto d’Italia la bontà dei principi dell’autonomia. Un’autonomia come modello per tutto il Paese, non solo per il Trentino Alto Adige. E sostenendo quei territori, soprattutto del Nord Italia e in particolare Veneto e Lombardia, che stanno chiedendo più autonomia e che andranno a referendum nel prossimo ottobre. Quello dei referendum d’autunno sarà un momento in cui il Trentino Alto Adige potrebbe davvero inserirsi nella discussione nazionale, spiegando che l’autonomia è un valore fondamentale per la nostra Regione ma potrebbe essere anche un’occasione di rilancio per tutto il territorio nazionale. Tornando al Terzo Statuto insomma andrebbe fatto un percorso non solo interno ma anche esterno rispetto ai nostri confini regionali, per creare in Italia una base e un substrato culturale favorevole. 

“SVP, PD e il PATT invece lavorano a Roma creandosi le condizioni politiche per ricatto elettorale, con lo scopo di ottenere lo statuto che vogliono. Però tutti sanno che qualsiasi atto ottenuto con il ricatto dura poco. Ha le gambe corte.”

I grandi temi dell’autonomia altoatesina. Proporzionale. 4 anni di residenza. Art. 19 e opzione scuola bilingue. Il futuro della Regione. Qual è la sua posizione su questi temi?
Il tema cruciale secondo me in realtà è quello delle competenze. Le competenze di Province, Comuni e Regione nei rapporti con lo Stato e con l’Unione Europea. In questi anni ho notato che anche in Alto Adige e Trentino in realtà invece si sta facendo avanti una tendenza all’accentramento. Cioè l’autonomia che loro professano e che anche io difendo a livello nazionale, viene di fatto sminuita e calpestata proprio a livello locale, sul nostro territorio. I Comuni sono infatti sempre meno autonomi e si accentra tutto a livello provinciale. Quindi in quest’ottica noi dovremmo affermare un nuovo assetto di competenze in cui l’autonomia parte invece dai Comuni, che sono l’istituzione più vicina ai cittadini. Le competenze non devono essere identificate sulla base di questioni politiche o meglio di controllo da parte del potere politico. Ma essere invece improntate a criteri di efficenza e nell’ottica di fornire migliori servizi per il cittadino. 

Riesce a fare un esempio di ciò?
Tutti vogliono la competenza in materia di sanità, perché ci sono tanti soldi da gestire e quindi tanto potere. Bene: la sanità sarebbe molto più efficiente se venisse gestita a livello regionale, perché si potrebbero fare importanti economie di sistema. Quindi gli egoismi vanno messi da parte e vanno trovati dei criteri più oggettivi e disinteressati da parte dei partiti. Ma la vedo dura in questo contesto. 

“La sanità sarebbe molto più efficiente se venisse gestita a livello regionale, perché si potrebbero fare importanti economie di sistema”

Il Movimento ha un sistema di gestione degli iscritti e un meccanismo di primarie al quale spesso viene mossa la critica di essere poco rappresentativo. Per quanto riguarda poi le nuove adesioni come vi orientate?
In realtà è molto semplice. Per la gestione del Movimento 5 Stelle noi utilizziamo la rete, non perché la consideriamo un valore in sé ma perché è uno strumento utile che ci permette oggi di aprirci a chiunque senza dover chiedere soldi. Nel Partito Democratico invece se vuoi iscriverti devi pagare e se vuoi votare alle primarie devi pagare. Pagare per votare non ci sembra molto democratico. Attraverso la rete dunque noi consentiamo a chiunque non sia iscritto ad altri partiti, di iscriversi al Movimento 5 Stelle e partecipare alle votazioni in rete del programma dopo almeno 6 mesi dall’iscrizione. Si può anche partecipare come candidati ad ogni competizione elettorale, ma bisogna non aver avuto condanne definitive e non aver già svolto più di 2 mandati rappresentativi. 
Le votazioni avvengono attraverso la rete, salvo il livello comunale dove spesso i numeri sono piccoli e le persone si conoscono. I gruppi si autogestiscono e presentano direttamente loro una lista che viene ‘certificata’. 
È tutto molto trasparente. Per quanto riguarda la polemica sui numeri: io quando sono stato votato alle primarie ho preso più di 8mila preferenze, perché sennò non sarei passato al nazionale. Ma per promuovermi come rappresentante del Movimento 5 Stelle non posso farmi votare anche dai cinesi come fanno altri partiti. 

“Anche il Partito Democratico avrebbe i nostri numeri, se alle primarie facesse votare solo gli iscritti”

Alleanze. Davvero si tratta di un tabù assoluto per il Movimento 5 Stelle. A Laives sembra di no. Si tratta di un’eccezione che conferma la regola o di un modello in qualche modo esportabile? 
I prossimi appuntamenti elettorali saranno le elezioni regionali in Sicilia e poi le elezioni nazionali. Noi abbiamo sempre detto che se dovessimo essere il primo partito presenteremo un progetto politico ed una squadra di governo, chiedendo a tutti di supportare quel programma. A Laives è successo proprio questo. Non si parla di alleanze. Va ricordato che la legge elettorale per l’Alto Sdige è peculiare e prevede un ballottaggio che riguarda solo il sindaco e non le forze a lui collegate in consiglio comunale, per cui spesso il sindaco eletto non ha la maggioranza. Ebbene: a Laives il sindaco ha sottoscritto il programma del Movimento 5 Stelle ed ha deciso di agire per realizzare quel programma. A Laives insomma abbiamo fatto la stessa cosa che stiamo chiedendo a livello nazionale ed in perfetta coerenza. 
In ogni caso io credo che oggi non esista ancora una forza politica ovvero un partito che ci possa chiedere di dargli la fiducia. In Parlamento abbiamo visto come si comportano e non sono meritevoli di questa fiducia, quindi noi non gliela daremo. Il nostro obiettivo è quello di avere un voto più degli altri, per poter essere noi in definitiva a garantire la realizzazione del programma. 

Domanda finale, di fatto un tormentone. Siete più di destra o più di sinistra? Secondo il vostro punto di vista queste sono categorie da archiviare, oppure voi vi sentite in definitiva un po’ più da una parte o un po’ più dall’altra?
Se noi dovessimo tentare di utilizzare queste categorie per definire il Movimento 5 Stelle non ne usciremmo mai. Noi semplicemente le abbiamo abbandonate. Da 4 anni io sento parlare di volta in volta di un movimento più schierato a destra, magari quando parliamo di immigrazione. Ma poi invece sembriamo più schierati a sinistra quando parliamo di reddito di cittadinanza. La verità è che in Italia ci sono 10milioni di persone che sono a rischio povertà e che lo Stato ha il dovere di garantire a tutti una  vita dignitosa. Così come sempre in Italia esiste una situazione emergenziale ormai da troppi anni per quanto riguarda la gestione dell’immigrazione. Si tratta di un fenomeno che sta provocando nei cittadini una percezione di insicurezza che in alcuni casi diventa insicurezza vera e propria. Nella gestione dei profughi l’Europa ci ha completamente abbandonati e quindi quello che si richiede è un ruolo forte del governo in Europa e in Italia, per smetterla di lucrare su un fenomeno che sta giustamente allarmando l’opinione pubblica. 
Si tratta semplicemente di far prevalere buon senso. In alcuni casi il buon senso fa ricorrere a strumenti che storicamente sono stati elaborati dalla destra e in altri casi invece gli strumenti sono originariamente di sinistra. Ma se un’idea è buona a me cosa interessa da dove viene? Io non faccio altro che prenderla, farla mia e applicarla. Questa a mio avviso è intelligenza politica.  
Se un politico decide di non risolvere un problema perché la soluzione è stata pensata in passato dall’altra parte politica, secondo me è un politico inutile. Perché sta facendo del male alla società che deve amministrare. 

“In alcuni casi il buon senso fa ricorrere a strumenti che storicamente sono stati elaborati dalla destra e in altri casi invece gli strumenti sono originariamente di sinistra. Ma se un’idea è buona a me cosa interessa da dove viene? Io non faccio altro che prenderla, farla mia e applicarla. Questa a mio avviso è intelligenza politica.”

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Karel Hyperion Lun, 07/10/2017 - 14:47

Das politische System in Italien basiert seit Jahrhunderten auf der Gemeinde. Jenes Südtirols nicht. Hier hatte das Land, als politische Grundeinheit, immer schon eine viel wichtigere Rolle. Darüber hätte sich der Herr vom M5S briefen lassen können, bevor er meint, den Südtiroler Landtag für obsolet erklären zu müssen.

Lun, 07/10/2017 - 14:47 Collegamento permanente
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Thomas Medone Lun, 07/10/2017 - 19:31

Sarebbe interessante sapere direttamente da Grillo, Di Maio o altri "big" del M5S cosa pensano della nostra autonomia. Il tanto vituperato Renzi sappiamo come la pensa (lo ha ribadito dopo che la legge elettorale è saltata), e lo dico da non elettore del pd, mi fa piacere saperlo. Ora vorrei sentire proprio loro dirlo, non il bravo Köllensperger che ci assicura che sono assolutamente autonomiefreundlich (che lui lo sia è sicurissimo ci mancherebbe, ma quelli a Roma??); chissà, vedremo quando la campagna elettorale inizierà veramente!

Lun, 07/10/2017 - 19:31 Collegamento permanente
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Josef Pedevilla Gio, 07/13/2017 - 10:45

In risposta a di Thomas Medone

Beato lei se sa cosa pensa Renzi delle autonomie speciali. Qualche anno fa nel suo libro "Stil Novo" Renzi, parlando di sprechi da estirpare, scriveva alle pagine 99 e 100: «Ci vuole una cura radicale per risolvere il problema...Via le province, trasformate in enti di secondo livello e via le regioni a statuto speciale».
E poi il 21 novembre 2016:
Matteo Renzi, intervistato a Radio 24 da Alessandro Milan e Oscar Giannino, nella trasmissione «Attenti a noi due» (puntata del 21 novembre, dopo il minuto 21), che va in onda dal lunedì al venerdì alle 8.15.
Il capo del governo, sollecitato dai due giornalisti, ha osservato che in Parlamento non c’erano i numeri sufficienti per metter mano anche agli statuti di autonomia. (http://www.ladige.it/news/politica/2016/11/25/renzi-autonomie-salve-per…).
Chissà cosa pensa adesso visto che per vincere le elezioni avrà bisogno di ogni singolo voto, anche di quelli della SVP.
Indro Montanelli scriveva di Berlusconi: "Berlusconi non ha idee, ha interessi". Renzi é ancora peggio. Gli interessi di Berlusconi erano chiari, invece Renzi camuffa interessi privati con apparenti interessi pubblici.

Gio, 07/13/2017 - 10:45 Collegamento permanente